‘ndrangheta, per il Riesame l’avvocato Bagalà deve andare in carcere
L'ordinanza, però, è sospesa in attesa della pronuncia della Cassazione; la penalista resta dunque ai domiciliari
L’avvocato Maria Rita Bagalà deve andare in carcere. E’ quanto ha stabilito il Tribunale del Riesame di Catanzaro accogliendo il ricorso presentato dalla Procura antimafia, che coordina l’inchiesta Alibante. La penalista aostana si trova ai domiciliari dal 3 maggio scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
L’ordinanza del Riesame, tuttavia, non è ancora esecutiva in quanto si attende la pronuncia della Cassazione (l’udienza non è ancora stata fissata), a cui si è rivolto Mario Murone, difensore dell’indagata.
L’accusa
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri e dalla Procura guidata da Nicola Gratteri, Maria Rita Bagalà – sotto la regia del padre, il presunto boss Carmelo – era «la mente legale della cosca» di ‘ndrangheta. Nello specifico, avrebbe garantito «l’amministrazione di diversi affari illeciti della compagine» occupandosi «della cura degli interessi economici e finanziari del sodalizio».
Accuse sempre respinte dall’indagata tramite il suo difensore.
La Procura aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari la misura cautelare della custodia in carcere, accusando l’avvocato Bagalà di associazione mafiosa; il gip, tuttavia, aveva disposto i domiciliari riqualificando il reato in concorso esterno.
(f.d.)