Cime Bianche, una raccolta firme porta a porta per tutelare il Vallone
È la nuova iniziativa promossa dal Comitato Ripartire dalle Cime Bianche e dal Cai Valle d'Aosta presentata nella conferenza di questa mattina
Cime Bianche, una raccolta firme per tutelare il Vallone.
È la nuova iniziativa promossa dal comitato Ripartire dalle Cime Bianche e dal Cai Valle d’Aosta presentata nella conferenza di questa mattina.
Una raccolta firme per salvaguardare e valorizzare il discusso Vallone Cime Bianche. È questo il progetto proposto dal comitato Ripartire dalle Cime Bianche e dal Cai della Valle d’Aosta nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi, mercoledì 17 novembre, nella sede dell’associazione.
«Impossibilitati a instaurare un dialogo con i fautori del collegamento, abbiamo deciso di prendere in mano questa situazione così delicata e, appoggiati da gran parte dei nostri soci nonostante non siano mancati discussioni e confronti anche accesi, abbiamo messo in piedi questa iniziativa come impegno concreto per la protezione del vallone» ha spiegato il presidente del Cai della Valle d’Aosta, Piermauro Reboulaz.
Firme porta a porta
Ideata e finanziata dal comitato Ripartire dalle Cime Bianche e dal Cai Valle d’Aosta, l’iniziativa ruota attorno a una raccolta firme che verrà effettuata porta a porta da una rete di circa ottanta referenti valdostani operatori turistici e ragazzi che hanno trasformato la montagna nella loro casa e hanno a cuore le bellezze e le ricchezze della regione.
L’obiettivo, come sottolineato dal referente del comitato Marcello Dondeynaz, non è soltanto creare un utile strumento per avvicinare popolazione e volontari, ma anche e soprattutto «obbligare le istituzioni locali a un confronto sul tema, portando un dibattito a lungo politicamente ignorato dapprima in Commissione consigliare e successivamente in Consiglio regionale».
Il progetto, che si svilupperà nel tempo sino alla prossima estate, consta anche di un versante più specificatamente informativo completato dalla distribuzione ai cittadini di circa 30 mila copie di un pieghevole divulgativo corredato di un dossier di approfondimento accessibile online.
La promozione turistica
Accanto a questa operazione di trasparenza, il comitato Ripartire dalle Cime Bianche e il Cai Valle d’Aosta hanno proposto alcuni progetti finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del Vallone Cime Bianche come volano turistico.
«Con un investimento di poco più di un milione di euro l’anno, sarà possibile costruire un parco naturale che, sfruttando una zona protetta ma non gestita e quindi priva di ritorno economico per la regione, di lavoro a circa 15 impiegati lungo un periodo di circa 40 anni – ha illustrato Dondeynaz -. Inoltre, sarebbe estremamente positivo poter riportare alla luce lo scavo archeologico che tempo fa aveva rivelato tre forni utilizzati per la lavorazione della pietra ollare ma che era stato abbandonato per mancanza di fondi, magari allestendo un eco museo dedicato proprio a questa pratica».
Tra le ulteriori suggestioni volte alla salvaguardia del vallone presentate dalle associazioni figurano la costruzione di un ostello o di una foresteria nell’area di Fiéry, il rilancio di un trekking tour du Mont Rose in 9 tappe da 150 chilometri, la diffusione del patrimonio storico di cultura Walser e, infine, la creazione di uno spazio di studio e di lavoro condiviso attrezzato e connesso alla fibra ottica.
Il parere degli operatori
Nonostante lo sci rappresenti una delle attività più economicamente remunerative per la Valle d’Aosta, secondo Jean Maresca, operatore turistico ad Ayas, «un numero sempre maggiore di turisti si dimostra interessato alla natura e alla cultura valdostana, informandosi sulle tradizioni antiche e ricercando una forma di turismo più vera nutrita dal contatto con la popolazione locale e dalla sensazione di famigliarità che solo la montagna può offrire».
Per questo motivo, come sottolineato in un contributo video dal tour operator milanese Marta Capetillo, «costruire nuovi impianti sciistici nel Vallone Cime Bianche rischierebbe di trasformarsi in un ingente spreco di risorse, che potrebbero invece essere investite nel campo della promozione turistica, creando un’immagine rappresentativa della regione capace di raccontare la genuinità di un territorio puntellato di montagne iconiche a livello europeo».
Una preoccupazione non solo valdostana
Dibattiti e tensioni similari a quelli che di recente hanno riguardato il Vallone Cime Bianche, come ricordato dal presidente del Cai Piemonte, Bruno Migliorati, sono stati riscontrati anche in altre regioni d’Italia. «La posizione della sezione valdostana dell’associazione non è dissimile da quella che le altre delegazioni italiane hanno assunto dinanzi a scenari simili a quello che interessa il Vallone Cime Bianche – ha concluso il presidente generale, Vincenzo Torti, presidente generale del Cai -. Non possiamo farci incantare da coloro che ci lusingano con la promessa di una ricchezza economica diffusa ma puntano a distruggere una ricchezza territoriale ancora più grande e preziosa, poiché il futuro delle nostre montagne risiede nella minacciata autenticità di luoghi unici come il Vallone Cime Bianche».
(giorgia gambino)