Covid-19: raddoppia la somministrazione di anticorpi monoclonali
24 pazienti Covid positivi con polmonite, invece che i 12 attuali, potranno essere curati con gli anticorpi monoclonali ogni settimana.
Covid-19: raddoppia la somministrazione di anticorpi monoclonali.
Il numero delle terapie con anticorpi monoclonali da somministrare a pazienti Covid positivi sarà raddoppiato.
Lo ha comunicato l’azienda Usl, impegnata ad attivare le procedure cliniche e logistiche finalizzate a implementare la somministrazione di monoclonali ai pazienti Covid positivi con polmonite.
Il raddoppio delle terapia si è reso necessario per rispondere all’aumento del fabbisogno dovuto all’incidenza della malattia.
«Con il primo paziente, il 25 marzo scorso, siamo stati tra i primi Centri in Italia a somministrare gli anticorpi monoclonali anti-Covid19 – spiega il direttore del Dipartimento delle Discipline mediche e della struttura di Medicina interna, Giulio Doveri – e abbiamo avuto subito evidenza dell’efficacia sui nostri pazienti, tanto da proseguire nella somministrazione fino ad essere la Regione che, in termini percentuali ma anche numerici, ha utilizzato maggiormente questa terapia».
Grazie alla disponibilità della Direzione di presidio ospedaliero e al Soccorso sanitario 118, che stanno curando sia gli aspetti logistici sia quelli relativi alla movimentazione dei pazienti e grazie al personale del reparto di Malattie infettive supportato da clinici della Medicina interna, nei prossimi giorni la disponibilità di trattamenti aumenterà fino a 24 alla settimana, ovvero il doppio rispetto alla capacità attuale.
«L’impiego delle terapie con anticorpi monoclonali comporta l’evidente riduzione della gravità della malattia e della necessità di ricovero – conclude il dottor Giulio Doveri.
A oggi sono state somministrate, complessivamente, 213 terapie. Nel mese di novembre, siamo a 18, su pazienti accuratamente selezionati secondo specifiche indicazioni cliniche».
«Gli anticorpi monoclonali sono in grado di riconoscere gli antigeni del Coronavirus, chiamati “spike”, che il virus usa per “attaccare” le cellule – spiega la responsabile del reparto di Malattie infettive, Silvia Magnani – e l’infusione in pazienti Covid positivi che presentano determinate condizioni cliniche impedisce lo sviluppo di patologie come la polmonite a rischio di complicanze anche molto gravi.
Al fine implementare la possibilità di effettuare il trattamento precoce è importante che le persone affette da COVID 19 contattino il proprio medico di famiglia o il personale USCA.
L’azienda Usl ribadisce l’invito a vaccinarsi: «il vaccino rimane la soluzione principale per ottenere l’immunizzazione delle persone».
Nella foto in alto, la dottoressa Silvia Magnani e il dottor Giulio Doveri, in occasione della donazione di un ecografo al reparto di Malattie Infettive da parte di Confartigianato VdA.
(re.aostanews.it)