Verrès, paese in lutto per l’ultimo saluto a Stefano Favre
Sono stati celebrati questo pomeriggio nella Collegiata di Saint Gilles i funerali del consigliere comunale morto durante un'uscita a pesca
Verrès, paese in lutto per l’ultimo saluto a Stefano Favre.
Sono stati celebrati questo pomeriggio nella Collegiata di Saint Gilles i funerali del consigliere comunale morto durante un’uscita a pesca.
Tanti amici e conoscenti si sono stretti nel dolore dei parenti dello sfortunato consigliere, deceduto lo scorso 7 ottobre.
Una grande e commossa folla ha reso l’ultimo saluto a Stefano Favre, consigliere comunale di Verrès deceduto giovedì 7 dopo un’uscita a pesca nella zona di Challand-Saint-Victor.
I funerali si sono svolti questo pomeriggio, giovedì 14, alla Collegiata di Saint-Gilles a Verrès e hanno visto la partecipazione di tanti amici e conoscenti dello sfortunato uomo.
Favre, classe 1965, lascia la moglie Mascia e i suoi due figli Jean-Marc ed Hervé, ai quali non hanno voluto far mancare la loro presenza i compagni di calcio dell’Aygreville oltre che i dirigenti rossoneri.
Ad accogliere il feretro di Stefano Favre un paese listato a lutto. I titolari delle attività hanno accolto l’invito del sindaco di esprimere in forme decise il dolore dei cittadini e l’abbraccio della comunità alla famiglia e hanno chiuso i loro negozi, abbassando le serrande in segno di rispetto.
A ricordo di Favre ha espresso belle parole il primo cittadino di Verrès Alessandro Giovenzi, visibilmente commosso al momento della lettura in chiesa.
«Caro Stefano, anzi Steo, sei volato in cielo troppo presto. Voglio e devo ringraziarti: quando un anno fa hai deciso di imbarcarti in questa avventura con noi ci hai mostrato umiltà, sorriso, semplicità, le qualità per le quali eri conosciuto e apprezzato da tutti» ha detto il sindaco.
«Eri un’anima selvatica che amava arrampicarsi, andare nei boschi a funghi e pescare. Quando la scorsa settimana ho sentito che non eri rientrato a casa ho purtroppo subito temuto che potesse esserti capitato qualcosa di grave – ha proseguito -. Ho questa immagine di una strada cieca vicino alla tua macchina e di tuo cognato Carlo insieme ai suoi figli, alla tua ricerca. All’incirca sapevo dove potevi essere andato a cercare una trota e ho sperato fino all’ultimo che ce l’avresti fatta. Oggi ti dico solo: grazie Stefano per averci fatto respirare il tuo spirito selvaggio».
(mattia pramotton)