Discoteche al 50% di capienza: «poco sostenibile, non possiamo triplicare i prezzi»
Il referente della Silb valdostana Michele Napoli commenta la decisione del Comitato Tecnico Scientifico che ha autorizzato la riapertura delle discoteche e dei locali da ballo
Discoteche al 50% di capienza: «poco sostenibile, non possiamo triplicare i prezzi».
«L’ipotesi della capienza al 35% era imbarazzante; al 50% lo è un po’ meno ma la sostanza non cambia: sarà una sfida ardua per la sostenibilità economica».
Michele Napoli, referente della Silb valdostana, l’associazione che riunisce le imprese di spettacoli, ballo e intrattenimento non ha dubbi; per i piccoli imprenditori valdostani i costi di gestione azzopperanno la riapertura delle discoteche, che il Comitato Tecnico Scientifico ha autorizzato al 50% di capienza.
«Il settore è fermo dal mese di marzo 2020 e, ad eccezione dei pochi che nell’estate dello stesso anno sono riusciti a lavorare un mese e mezzo prima delle nuove chiusure, non è mai ripartito – commenta Napoli -.
Come si fa a ricominciare a mezzo servizio, pur prevedendo l’obbligo della certificazione verde?
La Francia ha ricominciato con una capienza al 75%, con green pass per esempio».
Secondo Napoli, il provvedimento di Governo e CTS non tengono conto di quanto sia variegato il mondo dell’intrattenimento, delle discoteche e dei locali da ballo.
«Non siamo una grande città, con locali con capienze di migliaia di persone – spiega -.
L’unica possibilità di stare a galla sarebbe quella di aumentare i prezzi.
Ipotesi non praticabile chez-nous; conosciamo la nostra clientela, non possiamo triplicare prezzi dei tavoli o delle consumazioni.
Le discoteche delle grandi città hanno un tipo di clientela facoltosa, tavoli vip e possibilità di ‘fare numeri’ per noi inimmaginabili.
Anche se abbiamo locali da ballo legati al flusso turistico, penso ad esempio a Courmayeur, non è un ragionamento praticabile.
E ciò che fa arrabbiare è che le premesse per lavorare ci sono tutte: con il green pass e il contagio sotto controllo, credo sia legittimo il desiderio di svago di tanti, giovani e meno giovani».
La gestione di una discoteca è complessa dal punto di vista organizzativo secondo Napoli, richiedendo tante professionalità non sostituibili.
«Anche mettendo da parte il fatto che i locali sono chiusi da quasi due anni e che sono necessarie spese di manutenzione e restyling di un certo peso economico, bisogna ripensare ingressi e uscite, rimodulare capienza, predisporre i controlli per il green pass – spiega il giovane imprenditore -, ma anche revisionare gli impianti, sistemare gli arredi, rifornirsi e assumere il personale numericamente adeguato a una capienza dimezzata.
Temo che sia complicato oltre che oneroso programmare una stagione con troppi punti interrogativi.
Personalmente non ho ancora deciso, sto valutando ma i contro sono molti più dei pro, anche considerati gli esigui ristori, insufficienti a sanare, almeno in parte, due anni di inattività».
Nella foto di Arlekart, in alto, uno scatto da una serata alla discoteca Fashion di Quart.
(cinzia timpano)