No vax e no green pass: in più di 400 si sono ritrovati a Tsanté de Bouva a Fénis
Al centro della protesta l’anticostituzionalità di vaccino e certificazione verde
No vax e no green pass: in più di 400 si sono ritrovati a Tsanté de Bouva a Fénis.
Oltre quattrocento no green pass e no vax si sono ritrovati oggi, giovedì 30 settembre, all’area verde di Tsanté de Bouva di Fénis, chiamati a raccolta del tam tam della rete.
La protesta
Nelle fila dei manifestanti insegnanti, studenti universitari, genitori, dipendenti Usl, artigiani e altri ancora.
Al centro della protesta l’anticostituzionalità di vaccino e certificazione verde, entrambi sotto accusa poiché, secondo i manifestanti, «limitano fortemente la libertà di scelta individuale alla base della società democratica».
Gli interventi
«La rappresentanza di insegnanti Educalibera VDA è nata esattamente il 17 luglio come gruppo social di pochi iscritti in cui dare sfogo a timori e dubbi sulla situazione pandemica» ha spiegato Riccardo, descrivendo il green pass come «uno strumento politico e non di certo sanitario che tutti noi siamo antidemocraticamente obbligati a possedere per poter fare il nostro lavoro».
Anche Fabrizio Merivot, padre e insegnante valdostano nonché voce di oltre trecento suoi colleghi, critica regole ritenute sbagliate osservando che «se il compito di noi docenti è plasmare futuri membri della società consapevoli e responsabili della loro cittadinanza attiva, allora dobbiamo lottare perché da forme di dissenso pacifico e civile possa nascere un cambiamento positivo per tutti».
Infine, anche alcune madri si sono associate alla protesta dando sfogo ai disagi vissuti quotidianamente dentro e fuori da scuola dai loro figli.
«Non ci consideriamo in alcun modo no vax bensì a favore della libertà personale e intoccabile di ciascun cittadino ed è frustrante sapere che i nostri figli presto o tardi saranno obbligati a vaccinarsi o discriminati e bullizzati dai compagni perché non hanno ancora provveduto a farlo – hanno dichiarato commosse –. A causa delle attuali restrizioni, non soltanto i nostri bambini sembrano aver perso quella spensieratezza infantile fatta di scambi di figurine e risate in compagnia ma anche la possibilità di fare sfogo alle loro passioni, tanto che i nostri stessi figli sono stati cacciati dalle lezioni in conservatorio proprio perché privi della certificazione verde o tornati a casa in lacrime perché spaventati dagli amici sulla dolorosità del vaccino».
Lo sfogo
C’era anche chi, pur non rappresentando una determinata categoria professionale, desiderava dare sfogo alla sua disapprovazione. «Tra sole due settimane sarò privato del mio lavoro, non tanto perché rifiuto la somministrazione del vaccino quanto piuttosto perché mi oppongo all’obbligo di esporre il green pass soltanto per svolgere il mio mestiere – ha osservato Filippo, autotrasportatore che nel periodo pandemico della primavera scorsa riforniva proprio i paesi sottoposti a isolamento –. Mi chiedo soltanto quale sia il senso di un’imposizione che viola i diritti costituzionali nonché il rispetto dei cittadini e che di notte tiene sveglie le persone per il dubbio degli effetti che questi medicinali avranno su di noi in futuro».
(giorgia gambino)