Tot Dret: 130 km in massimo 44 ore, da Gressoney partiti 262 trailer
Da Gressoney-Saint-Jean è partita questa sera, 14 settembre, la terza gara della settimana del Tor, il Tot Dret. Il saluto dei fondisti azzurri De Fabiani e Pellegrino
Sono partiti da Gressoney-Saint-Jean in 262 alle 21 di oggi, 14 settembre. Sono i concorrenti del Tot Dret: 130 km da percorrere nel tempo massimo di 44 ore. Traguardo a Courmayeur.
A salutare i trailer prima del via i campioni di sci di fondo Defast (Francesco De Fabiani), che è proprio di Gressoney, e Federico Pellegrino.
La gara è “qualificante” per la prossima edizione del TOR330 Tor des Geants
Percorso molto tecnico e veloce quello del Tot Dret, che prevede 12 mila metri di dislivello. Richiede una velocità media minima di 3 km/h (contro i 2,2 km/h del Tor des Geants) per poter giungere all’arrivo.
Tra i concorrenti anche un thailandese.
I valdostani
Sono 77 i valdostani iscritti al TOR130 – Tot Dret. Alcuni, come Pietro Orlando che domenica 19 sarà impegnato alla Maratona di Roma, non prenderanno il via, ma la pattuglia rossonera sarà comunque nutrita.
Gli Chanoine, con papà Armando e i figli Veronique e Didier Dario, hanno opzionato tre pettorali, anche se il capo famiglia, non al meglio fisicamente, è in dubbio.
«Una sera ero a casa e ho sentito mia sorella e mio papà che parlavano di fare il Tot Dret – racconta Didier Dario, talento del fondo che nelle ultime stagioni si è messo in mostra, al pari del gemello Jacques Lino, anche nello scialpinismo e nel trail -. Mi è venuta voglia e mi sono lanciato, mio fratello non si è iscritto in tempo e, così, ci darà una mano a livello di assistenza».
Per Didier il pianeta Tot Dret è una novità. «Non ho mai fatto una gara di questa lunghezza – ammette -. Al massimo ho preso parte a delle 50 chilometri. È un bel giro, conosco abbastanza il tracciato e voglio provarci. Sinceramente non so bene cosa aspettarmi, non ho esperienza, spero di non avere problemi con le vesciche e con lo stomaco. Il mio obiettivo è arrivare al traguardo, stare sotto alle 24 ore sarebbe un grandissimo risultato. Ho provato due tratti, quello da Gressoney a Valtournenche e quello da Oyace e Bosses; il Malatrà lo conosco bene, quindi non ci sono salito».
Poche cose da scoprire, invece, per Dominique Vallet. L’alpina è alla sua terza esperienza dopo il quarto posto del 2017 e il ritiro per problemi di stomaco al rifugio Cuney nel 2018. L’ex biathleta, due anni fa, ha concluso il Tor des Géants, 14ª donna assoluta e 2ª valdostana dietro a Elisabetta Negra, inviata per Aostanews.it, Gazzetta Matin e radio Proposta in Blu in questa edizione della setytimana del Tor.
«Ho un conto in sospeso con il Tot Dret e voglio regolarlo – esordisce Dominique -. Parto con l’obiettivo di divertirmi, godermi la mia stupenda Valle d’Aosta e arrivare a Courmayeur con il sorriso. Il Tot Dret, rispetto al Tor des Géants, ha ritmi più veloci e intensi, è sicuramente più duro e meno gestibile in caso di crisi e acciacchi; al tempo stesso, lo trovo davvero molto affascinante, anche se temo un pochino le lunghe discese dal Col Vessonaz e dal Col Brison. Durante la preparazione ho spesso ho portato con me per alcuni tratti mio marito, le mie bimbe di 9 e 12 anni e anche la mia mamma di 76. Questa sarà la mia prima gara senza il mio papà, Marcello, che è mancato a gennaio 2020; era il mio tifoso numero uno e mi aspettava in ogni base vita, gareggerà con me nel mio cuore».
Anche Alida Foudon torna al Tot Dret, già completato nel 2017, ma con altre motivazioni. «Voglio partecipare al Tor des Glaciers, ma per farlo devo chiudere il Tor des Géants, che ho completato nel 2016, sotto le 130 ore e, per iscrivermi direttamente al TOR330, devo piazzarmi tra i primi 300 del Tot Dret – spiega la trailer di Verrayes -. Purtroppo non sono riuscita ad allenarmi come avrei voluto, ho appena 120 km nelle gambe, punterò sulla testa e sull’esperienza. Questa è una gara veloce, nella quale si deve trovare il proprio passo e perdere poco tempo. Mi auguro che la meteo sia clemente, adoro il tratto da Valtournenche al Col Vessonaz, non mi piacciono la discesa proprio da quel colle e quella dal Col Brison».
(Davide Pellegrino)