Aquile “naziste” sui cancelli di casa, per il Tribunale di Aosta «è propaganda»
Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado con cui il Tribunale di Aosta ha condannato Fabrizio Fournier
L’esposizione «ostentata sulla pubblica via del simbolo nazista dell’aquila tipico del partito nazionalsocialista tedesco, per di più accostato a simbologia evocativa della classificazione, repressione e uccisione dei “nemici” del regime nei campi di concentramento nazisti», sommata alla «pubblicazione su Facebook di video negazionisti dell’Olocausto» integra «una condotta di propaganda nel senso indicato dalla norma penale». E’ quanto scrive il giudice monocratico del Tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco nelle 29 pagine con cui motiva la sentenza di condanna pronunciata nei confronti di Fabrizio Fournier.
Difeso dagli avvocati Enrico Pelillo e Danilo Pastore, il 57enne di Saint-Vincent era imputato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.
Il 7 luglio scorso, Fournier era stato condannato a 5 mila euro di multa e al risarcimento a favore delle parti civili (Regione, Anpi e Comunità ebraica di Torino) per un totale di 35 mila euro.
Le motivazioni
Nelle sentenza il giudice evidenzia «il clamore mediatico suscitato dall’esposizione dei simboli nazisti sui cancelli» e «l’imbarazzo suscitato tra gli abitanti della piccola comunità»; elementi che certificano «l’idoneità diffusiva e propagandistica» della condotta dell’imputato.
Ma Fournier non era alla sbarra solamente per aver esposto su due cancelli della sua abitazione – affacciati sulla pubblica via – simboli che rimandavano al Terzo Reich. Secondo quanto ricostruito da Procura e Digos, l’imputato aveva pubblicato sui social video con contenuti negazionisti dell’Olocausto ed era solito inviare agli amici messaggi whatsapp con contenuti come «le camere a gas sono delle bufale».
«Quanto alle pubblicazioni sul social network Facebook – si legge nella sentenza -, non può essere messa in discussione la potenzialità divulgativa e propagandistica del mezzo utilizzato e l’idoneità della condotta a raggiungere un numero indeterminato, o comunque quantitativamente apprezzabile di persone».
Riguardo ai messaggi Whatsapp, analizza il giudice, «la propaganda, sia pure indirizzata a una cerchia ristretta di amici, è stata realizzata in maniera espressa e dichiarata, da parte dell’imputato, attraverso inviti a condividere idee negazioniste e ad aderirvi, elevandole a verità storiche e scientificamente provate, per di più veicolando il messaggio per cui il “grand’uomo” di Adolf Hitler sarebbe stato ingiustamente accusato di aver fatto sterminare con crudeltà uomini, donne e bambini nei campi di concentramento, in quanto le camere a gas sarebbero delle “bufale”».
Secondo il giudice, quindi, «le condotte accertate offendono il bene protetto dalla norma, che in primis è l’uguaglianza degli individui, proprio in quanto da un lato esaltano colui (Hitler ndr) che è la massima espressione dell’odio razziale e dall’altro sviliscono e degradano alla stregua di mistificatrici le vittime stesse di quell’odio».
«Nazismo? No, esoterismo»
Tuttavia, precisa la sentenza, «le condotte non integrano anche la fattispecie dell’istigazione», in quanto «nessuna delle azioni» di Fournier «può ritenersi diretta a convincere terzi a porre in essere condotte discriminatorie».
Riguardo alla riconosciuta aggravante del negazionismo dell’Olocausto, il giudice ritiene che «la propaganda realizzata con le descritte condotte si fonda essenzialmente sulla negazione, più che sulla minimizzazione, della Shoah, dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità».
Nel corso del processo, comunque, l’imputato ha sempre ammesso di essere l’autore delle condotte contestate, ma ha sempre respinto l’accusa di aver «propagandato con coscienza e volontà ideologie nazionalsocialiste, revisioniste, negazioniste o idee fondate sulla discriminazione razziale, etnica o religiosa». Oltre a essersi definito «apolitico» e «antirazzista», Fournier ha sempre sostenuto di essere «dedito al culto dell’esoterismo, dell’astronomia della spiritualità».
(f.d.)