Strage di bovini ad Ayas: spaventati da un drone?
Si tratta di una delle ipotesi alle quali sta lavorando il Corpo Forestale; domani una riunione in assessorato potrebbe portare qualche risposta, anche se per la relazione conclusiva bisognerà aspettare ancora.
Strage di bovini ad Ayas: spaventati da un drone?
Lupi o cani lasciati liberi, ma anche un elicottero o un drone.
Queste le principali ipotesi su cui sono al lavoro gli uomini del Corpo forestale valdostano per fare luce sulla morte di una quarantina di manzi, finiti in un precipizio ad Ayas al termine di una fuga di circa 5 chilometri.
Non è dunque escluso che possa esserci la “mano dell’uomo”, anche se involontaria, dietro a quanto avvenuto sabato 28 agosto in località Frachey.
Massimo riserbo però da parte della Forestale.
«Non abbiamo escluso nessuna delle ipotesi plausibili – afferma il comandante del Corpo, Luca Dovigo -, ma sono ancora in corso accertamenti su vari fronti e aspetti».
A quanto si apprende, i forestali nei giorni scorsi hanno recuperato alcuni video che potrebbero essere utili per comprendere cosa abbia messo in fuga i bovini.
Non vi sarebbero altre testimonianze di quel momento: le telecamere presenti sulla Funicolare Frachey non erano attive, mentre alcuni avventori di un bar che si trova sulle piste hanno riferito di aver solo visto gli animali in fuga.
Ma da cosa scappavano?
Sulle ipotesi al vaglio Dovigo non si sbilancia, anche se conferma che «vi sono anche quella di un elicottero o di un drone». Sicuramente quel giorno in cielo era presente almeno un velivolo.
«E’ un fatto oggettivo – afferma Dovigo -, ma non è assolutamente detto che vi sia un nesso causale».
Sabato 28 ad Ayas si è svolto lo Skyclimb Mezzalama, ma «il tracciato passava da tutt’altra parte – spiega il sindaco di Ayas, nonché presidente della Fondazione Trofeo Mezzalama, Alex Brunod – e l’elicottero non è assolutamente passato in quella zona, posso dirlo con certezza. Tra l’altro qui di elicotteri, ad esempio quelli per rifornire i rifugi, ne passano tanti e non è mai successo nulla del genere».
Secondo quanto emerso finora dagli accertamenti degli uomini della Forestale, comunque, i 52 capi si trovavano al pascolo a circa 2600 metri di quota; intorno alle 9 del mattino, però, qualcosa li spaventa.
Gli animali sfondano il recinto e fuggono.
Corrono per circa 5 chilometri tra bosco e piste da sci per poi finire in un precipizio; il bilancio è di 40 manzi morti e 12 superstiti.
Secondo il comandante Dovigo «una fuga così lunga e con un esito così nefasto non era mai avvenuta.
Se c’è un elemento che spaventa il bestiame al pascolo solitamente le corse, anche se precipitose, sono più corte.
Sicuramente è un comportamento anomalo.
Noi comunque abbiamo raccolto alcune informazioni e le stiamo mettendo in fila, appena possibile sarà redatta la relazione istruttoria per fare luce sull’episodio».
Qualche risposta potrebbe arrivare già domani, martedì 7 settembre, nel corso della riunione convocata all’assessorato all’Agricoltura, quando i tecnici regionali, la Forestale e l’assessore regionale Davide Sapinet incontreranno gli allevatori proprietari dei manzi Roberto Bonin, Romina Gens e Matteo Joly.
Nella foto, una parte dei manzi recuperati nel dirupo.
(federico donato)