Arte, storia e due privati: così la Casa Alpina di Ollomont si trasforma in un museo
L'immobile, inutilizzato da decenni, fa parte di un complesso più ampio conosciuto come "Casa alpina dei Padri Barnabiti"
Oceano e montagna. Passato e presente. Arte più moderna e artigianato di tradizione. Sono tanti i contrasti su cui si basa l’ambizioso progetto di Simona Oliveti, ex amministratrice di Ollomont e grande esperta di arte, e Michele Rimassa, professionista in restauri e allestimenti museali. I due hanno acquistato la Casa Alpina di Ollomont, un edificio che fa parte di un complesso più ampio e storicamente conosciuto come “Casa alpina dei Padri Barnabiti”; si tratta di un’importante colonia per ragazzi gestita da un gruppo religioso proveniente da Genova e fortemente legato alla Valle d’Aosta.
Il progetto
L’immobile, inutilizzato da decenni e che un tempo ospitava la cappella e il refettorio della colonia, nelle intenzioni dei due privati dovrebbe trasformarsi in una sorta di piccolo museo.
Spiega Oliveti: «Il progetto Casa alpina nasce dalla volontà di recuperare e salvaguardare le caratteristiche architettoniche della struttura e di riutilizzare l’immobile affinché possa tornare a essere un presidio sul territorio, punto di incontro per interessi di natura culturale, sociale ed economica».
Lo spazio espositivo della Casa Alpina intende di fatto diventare anfiteatro di mostre per artisti che riescano a far dialogare le loro opere con il contesto alpino. Non solo: «La struttura potrà proporsi anche come “residenza d’artista”, luogo suggestivo in cui sviluppare la creatività – continua Oliveti -. Una formula con cui si potranno ospitare artisti e artigiani che, durante il periodo di soggiorno, produrranno i loro manufatti in una “bottega aperta” al pubblico. Al termine del ciclo si potranno organizzare esposizioni temporanee e mettere in vendita le loro opere». Prevista anche la realizzazione di uno spazio commerciale dove proporre la vendita di prodotti di differente tipologia e materia, provenienti principalmente dall’arco alpino.
Secondo le previsioni degli ideatori, il progetto dovrebbe venire alla luce nei prossimi anni.
La mostra
Per inaugurare la struttura, intanto, è stata organizzata la mostra “Fondali Oceanici”, di Vanni Cuoghi. Il nome e il tema dell’esposizione (realizzata appositamente per la Casa Alpina) derivano dal fatto che, come ricorda la geologa Elisabetta Drigo (che ha redatto uno studio approfondito sulla tematica), le vette della valle di Ollomont «oggi sfiorano il cielo con i loro 2000 metri di altezza, ma nel passato erano veri e propri fondali».
Secondo gli organizzatori, «questo territorio costellato di creste montuose è, per caso singolare, orfano di un’iconografia storica che ne ritragga le vette, mentre le immagini del Cervino e del Monte Bianco, solo per citarne alcune, hanno popolato i taccuini dei viaggiatori di mezza Europa».
Precisa Cuoghi: «Solo il Grand Combin appare in un’acquaforte del 1860 di Edouard Aubert in “La Patria, geografia dell’Italia”, ma il Mont Gelé , il Mont Velan, i Molari di Valsorey non sono da nessuna parte. Sarà con l’avvento della fotografia che le immagini e il paesaggio della valle di Ollomont verranno conosciute e apprezzate, ma non godranno mai del “successo” dei propri vicini. “Fondali Oceanici” si propone come obiettivo quello di restituire un’identità iconografica alla Valle di Ollomont attraverso il Disegno e la Pittura. Queste pratiche, considerate da gran parte dell’Arte Contemporanea anacronistiche e “fuori tempo massimo”, hanno, in realtà, una dimensione temporale del fare che dialoga con la meditazione».
Saranno presentate sette opere (acquarello su carta) che uniscono le vette al loro passato da fondale marino: Grand Combin – Balena, Mont-Gélé – Calamaro, Mont Vélan – Capodoglio, Morion – Nautilus, Molari di Valsorey – Polpo, Monte Berio – Rana pescatrice e Grand Téte de By – Squalo.
(f.d.)