Ambiente: qualità dell’aria buona, qualche problema per rumore e ozono
I risultati dell'Osservatorio Ambientale 2021, promosso dal comune di Aosta, in collaborazione con Arpa e Acciai Speciali
Ambiente: qualità dell’aria buona, qualche problema per rumore e ozono.
Qualità dell’aria ‘buona’, con qualche criticità legata soprattutto all’ozono nelle zone rurali della Regione e livelli del ‘rumore’ ambientale in calo e sostenibile.
Questi i risultati emersi dell’Osservatorio ambientale 2021, al suo esordio in questa forma, promosso dal comune di Aosta, in collaborazione con Arpa e Cogne Acciai Speciali.
L’appuntamento, come sempre, è stato l’occasione per diffondere i dati sull’inquinamento atmosferico e, per la prima volta, fare il punto sull’inquinamento acustico, soprattutto nel capoluogo.
Inquinamento atmosferico
A fare il punto sull’aria è Manuela Zublena, responsabile della Sezione Aria e Atmosfera, Aree Operative “Qualità dell’aria e emissioni” e “Radiazione solare e atmosfera” dell’Arpa.
La sua analisi è basta sul rapporto relativo alla Qualità dell’aria nell’anno 2020 e parla di una grande incidenza (64%) sull’emissione di polveri da parte del riscaldamento domestico, con minore contributo da parte dei trasporti.
Il tutto basato sui dati rilevati dalle centraline di piazza Plouves, Liconi, via Primo Maggio ad Aosta e su quelle di Donnas (che risente dell’influsso della pianura padana), La Thuile e Entrèves.
I risultati
«La qualità dell’aria è sicuramente buona, forse ottima se si eccettuano le criticità legate alla presenza di ozono, soprattutto in estate, e soprattutto nell’area rurale di Donnas» – sottolinea Manuela Zublena, che poi entra nei dettagli della rilevazione.
Particolato Pm10 e Pm2.5 Per quanto riguarda i particolati Pm10 e Pm2.5, a fronte di un limite di 40 μg/m3, per « Pm 2.5 la media annuale è al di sotto della metà del limite, un po’ come per i Pm10» – spiega ancora Zublena.
Se la pandemia non ha ridotto particolarmente le polveri, i giorni di superamento del limite sono stati però contenuti, attestandosi a 5 per via Liconi, via Primo Maggio e Donnas e a 4 in piazza Plouves e Entrèves.
Ossidi di azoto e benzene
Soddisfacente anche la situazione degli ossidi di azoto, causati principalmente dal traffico veicolare.
Ad Aosta, ad esempio, la media è di 20-21 μg/m3 «inferiore al valore limite» e sale a 23 μg/m3 in via Primo Maggio, a causa proprio della vicinanza alla Cas.
Molto ridotta, invece, a Donnas (11 μg/m3) e La Thuile (5 μg/m3).
Fa sorridere anche il benzene «inquinante cancerogeno e legato ai trasporti – evidenzia Zublena -.
Lo misuriamo principalmente in piazza Plouves, ma anche in questo caso i dati sono in calo e parlano di μg/m3 su limite di 5».
Benzopirene
Rimane sotto i livelli di guardia anche il Benzopirene, inquinante prodotto, principalmente, dalla combustione di legna e biomasse. «Merita particolare attenzione perché siamo sempre prossimi al limite – evidenzia Zublena -.
Questo viene superato con frequenza nelle zone rurali, segno che il legno non è così indicato nella lotta ai cambiamenti climatici».
Il valore medio annuo rimane comunque compreso tra 0.5 e 0.9 ng/m3, sotto al valore limite di 1.
Metalli pesanti
Soffre maggiormente l’area industriale di Aosta in materia di metalli pesanti. Il nichel, ad esempio, in piazza Plouves vede una concentrazione media di 7.5 ng/m3 , che scende a 4.8 ng/m3 in via Liconi e lievita fino a 11.5 ng/m3 in via Primo Maggio, dove rimane comunque sotto al limite.
Molto basse, invece, le concentrazioni medie di cadmio, arsenico e di piombo: cadmio e arsenico sono circa 50 volte inferiori al valore obiettivo e il piombo circa 100 volte.
Ozono
Discorso a parte merita, come detto, l’ozono, «perché non c’è sorgente diretta su cui intervenire e richiede azioni su ampia scala» evidenzia Manuela Zublena.
In questo caso, infatti, il valore obiettivo a lungo termine pari a 120 µg/m3 è stato superato in tutti i siti, mentre il valore obiettivo (25 gg/anno) è stato superato solo nel a Donnas.
Questo avviene in quanto «gli stessi inquinanti che contribuiscono a crearlo – spiega ancora Zublena -, di notte lo distruggono. Parliamo dei raggi solari e questo spiega le situazioni di La Thuile e Donnas».
La situazione di Aosta
La responsabile della Sezione Aria e Atmosfera, Aree Operative “Qualità dell’aria e emissioni” e “Radiazione solare e atmosfera” dell’Arpa evidenzia poi lo zoom su Aosta.
«Colpisce il fatto che in città le polveri dovute al riscaldamento sono percentualmente più basse, grazie alla diffusione di metano e teleriscaldamento.
Qui incide per il 49% l’inquinamento legato ai trasporti: è sicuramente una risposta alle istanze politiche e può indicare la linea di intervento».
Rumore ambientale
Per la prima volta, l’Osservatorio ambientale ha affrontato anche la parte relativa all’inquinamento acustico.
«Abbiamo concentrato l’attenzione (oltre che su fiumi e traffico) sullo stabilimento della Cas perché a inizio anni 2000 i limiti sono stati superati più volte – evidenzia Marco Cappio Borlino di Arpa VdA -. ù
L’azienda ha poi iniziato un piano risanamento che sta dando buoni risultati, prevedendo interventi su camini e motori della ventilazione, cui sono seguiti interventi più importanti».
Nell’analisi si vede così come l’acciaieria influisca particolarmente dal lunedì al venerdì e soprattutto la notte, dove peraltro nell’ultimo autunno si è registrato un «calo di 7.9 db – spiega Cappio Borlino -; l’impatto è stato ridotto di oltre un quarto».
Il risultato, comunque, è che «centro storico e Quartiere Cogne sono molto silenziosi, in quanto i palazzi fanno da schermo – spiega ancora l’esponente di Arpa VdA -, mentre la collina paga l’effetto riflesso.
La Cogne, comunque, ha un effetto limitato alle zone limitrofe, anche se la situazione cambia un pochino con l’inversione termica invernale».
In ogni caso, però, «poche persone fanno caso al rumore di Cas, traffico e fiumi – conclude Cappio Borlino -.
Ciò che dà fastidio è la movida.
Due anni fa abbiamo fatto rilievi tra via Aubert, Place des Franchises e Croce di città: il rumore c’è, ma avendo tanti locali è impossibile utilizzare la normativa per l’acustica, la sorgente non può essere individuata».
No all’asilo nido
L’incontro è anche l’occasione per sollevare un’osservazione da parte di un esponente di Legambiente, che sottolineata la poca salubrità dell’aria («ho la mascherina tutta gialla dopo il giro in acciaieria»), esclama.
«Spero non si realizzi un asilo nido a servizio dei dipendenti della Cogne – dice -. Non mi pare un ambiente adatto. Inoltre, mi augurerei che Arpa analizzasse anche le particelle ultrafini e arrivasse ad “abbassare” le linee rosse dei limiti».
«Giusto non accontentarsi dei limiti – ribatte Manuela Zublena -.
Ma per le concentrazioni ultrafini gli strumenti sono già attrezzati per misurare fino a 0.18; di più è impossibile».
Replica anche Claudia Sacchetto, responsabile Ambiente della Cogne.
«Siamo stati nelle zone in cui, senza il Covid, non sarebbe necessario, in base a tutti i rilievi, portare mascherine – rintuzza -. Tuteliamo i lavoratori e ovviamente per ogni eventuale progetto futuro valuteremo ogni aspetto».
(alessandro bianchet)