Operazione Home delivery: così funzionava il «collaudato giro di spaccio» di droga ad Aosta
La droga arrivava da Torino o Milano. Sulla piazza aostana c'era chi scriveva al pusher: «Vuoi passare a casa mia a bere una cosa?», oppure «riesci a portarmi il demolitore sotto casa di Pippo tra 15 minuti?»
Cocaina, un guadagno mensile stimato di almeno 10 mila euro, un «collaudato giro di spaccio» destinato a una ristretta e selezionata cerchia di consumatori e sei persone finite ai domiciliari. E’ l’operazione Home delivery portata a termine dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Aosta.
L’inchiesta – coordinata dalla Procura della Repubblica di Aosta (pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi) – ha permesso ai finanzieri guidati dal tenente colonnello Riccardo Scuderi di smantellare un giro di cocaina presente sulla piazza aostana, con ramificazioni che arrivavano fino in Lombardia e in Piemonte.
Gli arresti
Su richiesta dell’ufficio inquirente di via Ollietti, il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Colazingari ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di sei persone. Nelle 59 pagine di ordinanza viene ripercorsa l’attività investigativa svolta dalle Fiamme gialle.
Dopo aver confermato che «sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati», il gip parte analizzando la figura di Raffaele Salvemini. Scrive il giudice: «E’ un dato di fatto che Salvemini disponeva costantemente di sostanza stupefacente del tipo cocaina». I militari – stando all’ordinanza del gip – hanno accertato vari episodi di cessione di droga che lo vedono protagonista. C’era chi gli scriveva un sms o lo chiamava dicendo: «Vuoi passare a casa mia a bere una cosa?», oppure «riesci a portarmi il demolitore sotto casa di Pippo tra 15 minuti?». Poi l’indagato incontrava i “clienti” e la droga passava di mano.
Proprio partendo da Salvemini i militari sono riusciti a risalire alle fonti di approvvigionamento. E’ quindi finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura Domenico Mammoliti, definito nell’ordinanza un «assiduo collaboratore nel reperire la cocaina da un proprio canale di approvvigionamento», chiamato dai detective “cellula milanese”.
Oltre a Mammoliti, comunque, la Finanza aveva messo gli occhi anche su Gianpaolo Incani, ritenendolo un «fornitore abituale operante nel capoluogo piemontese». Quest’ultimo «con cadenza periodica raggiungeva Aosta consegnando lo stupefacente ordinato». Nel marzo 2021, tuttavia, Incani viene sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali per altri guai con la giustizia.
Proprio per questo motivo Salvemini, tramite Mammoliti, avrebbe quindi deciso di rivolgersi alla “cellula milanese”, composta da Nicola Gaetani D’Aragona e Vito Fornaro, ritenuti dagli investigatori i “corrieri” che trasportavano la droga in Valle.
L’inchiesta
Monitorando la “cellula milanese”, gli investigatori riescono a intercettare una delle consegne di droga a favore del duo Mammoliti-Salvemini; il 16 aprile Vito Fornaro viene arrestato mentre trasporta 53 grammi di cocaina.
Questo fatto porta gli indagati aostani a cambiare rotta, tornando a puntare sul canale torinese gestito da Incani, il quale risulta «gravato da numerosi precedenti specifici».
Non solo: come si legge nell’ordinanza del gip, gli indagati modificano «il collaudato modus operandi (consegna ad Aosta)» e si vedono «costretti a esporsi in prima persona per il trasporto» della “coca”. In questo contesto, l’8 maggio, Salvemini viene beccato dalla Finanza mentre torna da Torino con 43 grammi di cocaina.
Ma non è tutto: dalle indagini è infatti emersa anche la figura di un pusher autonomo sulla piazza aostana: il 59enne Andrea Marcone. I militari lo hanno monitorato in più occasioni mentre era intento a vendere droga, sempre con modalità da “delivery”.
I sequestri
Nel corso dell’operazione andata in scena alle prime luci dell’alba di giovedì 8 luglio, i finanzieri hanno eseguito varie perquisizioni. In totale sono stati sequestrati 124 grammi di cocaina e 103 grammi di marijuana.
(f.d.)