Sarre: una petizione delle famiglie per salvare la scuola dell’infanzia di Chesallet
L'hanno lanciata su Change.org le famiglie. Per l'Amministrazione è impensabile, con pochi iscritti, tenere aperte tre scuole
Una petizione per salvare la scuola dell’infanzia di Chesallet, a Sarre. Lo riporta Gazzetta Matin.
Il continuo calo demografico in atto ormai da tempo, che sei anni fa portò alla sofferta decisione da parte del Comune di chiudere la scuola primaria “Octave Bérard”, torna a coinvolgere Chesallet mettendo a rischio il mantenimento della scuola dell’infanzia.
Dei sei bambini di competenza del plesso di Chesallet che avrebbero dovuto iniziare il prossimo anno scolastico, solo tre hanno formalizzato l’iscrizione. L’Amministrazione aveva tentato di correre ai ripari approvando una delibera per consentire l’accoglimento anche dei bambini fuori zona, iscrizioni che un tempo si cercava di frenare visto il grande interesse per la scuola di Chesallet, la più ambita del paese, ma non è bastato.
«Al momento la valutazione della Sovrintendenza è di assegnare a Sarre una sezione in meno, cinque in tutto: due alla “Cirillo Blanc” del capoluogo, due alla “Venance Bernin” di Montan e una alla “Octave Berard” di Chesallet – spiega il sindaco Massimo Pepellin -. La Giunta sta facendo una riflessione sulla riorganizzazione degli spazi per la prima infanzia».
La petizione
Nel frattempo, come successo in diversi paesi, le famiglie si sono attivate per portare all’attenzione di tutta la popolazione la situazione, lanciando su change.org una petizione per «far sì che il plesso scolastico non chiuda definitivamente nell’anno scolastico 2022/23 e non subisca una contrazione di risorse già dal prossimo 2021-2022».
Nella petizione, che in poche ore ha già raccolto oltre 300 firme, le famiglie ricordano gli ampi spazi a misura di bambino della scuola, ristrutturata recentemente, le aree esterne e la didattica improntata a sfruttarli quanto più possibile con la realizzazione dell’orto scolastico e tante attività all’aperto.
«La professionalità delle insegnanti di Chesallet non è mai stata messa in discussione , anzi, – sottolinea il sindaco – e non andrà persa, ma trasferita ad altri plessi».
L’idea dell’Amministrazione
L’idea dell’Amministrazione è infatti verticalizzare le scuole dell’infanzia e primaria sui due plessi esterni, Capoluogo e Montan, e riservare la scuola di Chesallet per la fascia di età 0/3 anni, spostando lì asilo nido e garderie.
«Questa è la scelta che l’Amministrazione sta valutando di concerto con l’Unité des Communes, che gestisce i servizi alla prima infanzia, e l’istituzione scolastica. La nostra premura è non avere una struttura che rischia di rimanere vuota tra pochi anni – chiarisce Pepellin, che snocciola i dati sui nuovi nati negli ultimi anni -. Nel biennio 2019/2020 sono 30 i bambini nati in tutto il paese; 34 quelli del 2018/2017, tenendo conto che non tutti si iscrivono alle scuole del territorio per vari motivi, si può facilmente capire come sia impensabile mantenere aperte tre scuole».
I genitori: scelta affrettata
“Pensiamo che le modalità con cui si sia intrapresa la decisione, da parte del Comune con il sostegno dell’Istituzione scolastica J. B. Cerlogne, di chiudere il plesso “O.Berard”, sia stata affrettata e abbia mancato di rispetto alle famiglie e ai loro bambini, in quanto hanno lasciato che questi si potessero iscrivere per poi non essere accettati – si legge in una nota dei genitori -. Inoltre non si darà modo nell’a.s 2022/2023 ai bambini rimasti di terminare un ciclo educativo con continuità didattica e sociale, venendo smistati negli altri plessi del comune”.
“Chesallet, scuola di eccellenza, è frequentata dai bambini provenienti dal comune di Sarre per la qualità della didattica (50% in lingua francese, con momenti dedicati anche al patois e all’inglese) e per il coinvolgimento e attaccamento al territorio, con la partecipazione anche dei nonni per l’orto scolastico e per la collaborazione di più aziende agricole del comune – ricordano le famiglie -. Chiudere una scuola in questo periodo di emergenza sanitaria, che ha duramente colpito il mondo intero,sembra pertanto insensato. Una decisione che non sembrerebbe tener conto del benessere delle future generazioni e guardare alla qualità di un servizio veramente efficiente. Per non parlare dei fondi pubblici investiti”.
er. da.