Zona rossa, Confcommercio: «Imprese allo stremo perché non funzionano le misure di prevenzione»
Confcommercio chiede un incontro urgente al presidente della Giunta Erik Lavevaz
Zona rossa: Confcommercio chiede perché non funzionano le misure di prevenzione. Lo fa a nome delle 1800 imprese iscritte, di tutta l’imprenditoria valdostana e dei rispettivi lavoratori.
La richiesta
«Chiediamo al Presidente della Giunta, Erik Lavevaz, nella sua qualità anche di Prefetto, e all’assessore regionale alla Sanità, Roberto Barmasse, un immediato incontro per analizzare la grave situazione registrata in Valle d’Aosta dal diffondersi della pandemia e capire perché nonostante le gravissime e dannose limitazioni imposte ai pubblici esercizi e alle attività commerciali la Valle d’Aosta si trova ancora in questa grave situazione».
Scrive: «Da più fonti si apprende che i contagi non sono riconducibili alle attività produttive, peraltro semi chiuse, ma all’ambito familiare. Chiediamo un immediato incontro perché il diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione, è anche un nostro diritto; un diritto dei lavoratori autonomi, dei commercianti, dei ristoratori, degli esercenti, delle attività del benessere e di tutti i nostri collaboratori e dipendenti».
Ristori
«La Giunta Regionale predisponga un piano di emergenza per sostenere le attività produttive e lo faccia immediatamente, portandolo in Consiglio regionale dove siamo certi che troverà un’opposizione pronta a fare la propria parte per il bene dei cittadini e delle imprese.Se tornare alla agognata normalità non sembra possibile nell’immediato, si assicurino dei ristori veri, congrui e immediati agli imprenditori, che siano commercianti, ristoratori, artigiani o albergatori. Perché le imprese sono ormai allo stremo» scrive Confcommercio.
L’analisi di Confcommercio
Rispetto delle regole. Se il diritto al lavoro è anche un nostro diritto, è un dovere di tutti i cittadini rispettare le più elementari norme di igiene, di prevenzione, partendo da quelle più semplici: l’utilizzo delle mascherine, l’igienizzazione delle mani e le distanze di sicurezza.Il mancato rispetto delle più elementari norme di convivenza civile portano alle conseguenze che da mesi dobbiamo sopportare. Ci chiediamo dove e come sono i controlli. Assembramenti si notano ovunque. Gruppi di persone senza mascherina passeggiano tranquillamente in ogni dove.
Appello alla comunità
Rivolgiamo un appello a tutta la comunità a riflettere sul fatto che la diffusione della pandemia mina gravemente il sistema economico valdostano e limita pesantemente la libertà personale. Ai politici e alle forze dell’ordine, cosi come a tutti i valdostani, ricordiamo che la Valle d’Aosta è l’unica regione che peggiora e questo avviene perché probabilmente ci sono falle nel tracciamento del contatto e nell’attività di controllo. Chiudere le attività riduce di solo il 13% le possibilità di contagio. Ci chiediamo: che controlli vengono effettuati nel restante 87% dei luoghi dove vengono veicolati i contagi? Primo fra tutti l’ambito familiare. E’ evidente che i conti non tornano: cittadini, ragazzi e un po’ tutti devono capire che se vogliamo tornare quanto prima verso la normalità dobbiamo cercare di applicare quelle regole che evitano il diffondersi del virus.
Pericolo negazionismo
Forse fare i negazionisti e andare in piazza senza mascherina e ascoltare un concerto (anche se dal punto ideologico ci può stare, ma con quale risultato?) oppure accalcarsi in un supermercato o in una abitazione privata a festeggiare qualsiasi ricorrenza non è di certo la soluzione ottimale.
Signor Presidente della Regione e Prefetto della Valle d’Aosta Signor Questore di Aosta Signor Assessore regionale alla Sanità Signori Sindaci Signori Comandanti Forze dell’Ordine: siamo davvero stanchi, esausti, demotivati, scoraggiati perché siamo noi a pagare per l’imprudenza e l’inciviltà di troppi irresponsabili.
Controlli accurati
Con l’incontro immediato chiediamo un forte giro di vite nei controlli dei trasferimenti, dei comportamenti, del rispetto dei diritti altrui che vengono sopraffatti dall’arroganza di chi, forse, non si preoccupa di coloro che da un anno non hanno stipendio ma devono pagare tasse e affitti. Sono necessari più controlli serrati e continui sul comportamento della popolazione se si vuole uscire al più presto non solo dalla zona rossa ma ambire alla zona gialla. Zona che permetterebbe almeno un barlume di speranza nonostante le ultime ulteriori folli limitazioni previste per tutto il settore della somministrazione dai bar alla ristorazione con solo il consumo all’aperto sia a pranzo che a cena, fesseria decisa da chi pensa che in una regione alpina si possa mangiare all’aperto come se fossimo a Trastevere o su un lungomare della Romagna.
I numeri dei contagi sono altissimi e, nonostante gli annunci, in tutti questi mesi non sono state attivate le misure che avrebbero potuto garantire il contenimento dei contagi. Per cui ci ritroviamo in zona rossa e con le saracinesche abbassate e tante aziende chiuse e altre già avvolte dalla ragnatela degli strozzini o costretti all’indebitamento bancario.
(re.aostanews.it)