Coronavirus, Valle d’Aosta: 119 pazienti curati con gli anticorpi monoclonali
Si tratta di 57 femmine e 62 maschi in condizione di fragilità e di elevata vulnerabilità
Coronavirus, Valle d’Aosta: 119 pazienti curati con gli anticorpi monoclonali. E’ quanto fa sapere l’azienda Usl. La prima somministrazione è avvenuta il 25 marzo scorso.
Si tratta di 57 femmine e 62 maschi, in condizione di fragilità e di elevata vulnerabilità dovute a determinate patologie, che sono stati accuratamente selezionati secondo specifiche indicazioni cliniche.
La selezione
«Abbiamo avviato le somministrazioni alla fine di marzo e in questi due mesi tutti i pazienti in trattamento, tra cui soggetti immunodepressi, con diabete complesso, nefropatici e trapiantati, dializzati hanno risposto in maniera positiva alla terapia – dice la responsabile della struttura di Malattie Infettive, Silvia Magnani – e abbiamo registrato sintomi avversi in pochissimi casi, non gravi. Proseguiamo con le infusioni contando di poter mantenere il numero dei pazienti, anche grazie alle consegne di farmaco programmate e a quelle già ricevute. La selezione dei pazienti che possono essere trattati con tale terapia viene effettuata dai medici infettivologi e internisti, su segnalazione dei medici di famiglia e delle Usca».
I criteri
I criteri di selezione dei pazienti ai quali può essere somministrata la terapia monoclonale sono individuati da una specifica procedura (PAZ 65 – “Terapia con anticorpo monoclonale per Covid-19”) elaborata ed approvata dalla Direzione strategica dell’Azienda Usl in applicazione alle direttive pubblicate in Gazzetta ufficiale.
Ridotti i ricoveri
«Il nostro ospedale è stato tra i primi centri, in Italia, ad avviare la somministrazione degli anticorpi monoclonali e questo ci ha permesso, da subito, di ridurre in maniera importante il numero dei ricoveri ospedalieri per polmonite da Covid-19 – spiega il direttore del Dipartimento delle discipline mediche dell’Usl e della Sc Medicina interna, Giulio Doveri –. Su 119 pazienti trattati, 9 hanno avuto necessità di ricovero mentre tutti gli altri sono stati seguiti a domicilio, dopo l’infusione. Ad oggi tra i pazienti trattati non si è registrato alcun decesso».
Il tasso di ricovero e di complicanze da Covid 19 in questa popolazione a rischio è stato molto inferiore rispetto a quello atteso che si sarebbe verificato senza terapia. Gli anticorpi monoclonali sono in grado di riconoscere gli antigeni del Coronavirus, chiamati “spike”, che il virus usa per “attaccare” le cellule– e l’infusione in pazienti Covid positivi che presentano condizioni cliniche impediscono lo sviluppo di patologie come la polmonite a rischio di complicanze anche molto gravi e riducono la necessità di ricovero ospedaliero.
«Certamente, il vaccino rimane la soluzione principale – conclude il dottor Doveri – perché consente l’immunizzazione delle persone e la conseguente “immunità di gregge”, obiettivo principale per contenere l’emergenza sanitaria».
(re.aostanews.it)