Rifiuti, il Comitato “Discarica sicura” chiede la chiusura di Pompiod
La richiesta è indirizzata alla Regione, ai Comuni e alla Procura
Rifiuti, il Comitato “Discarica sicura” chiede la chiusura di Pompiod.
Scrive in un comunicato indirizzato alla Regione, ai Comuni e alla Procura: «Sulla base di quanto emerso in questi due anni di approfondimenti e di confronto, si chiede di annullare tutti gli atti amministrativi adottati dall’amministrazione regionale, inerenti l’autorizzazione alla gestione della discarica per rifiuti speciali inerti di Pompiod, di revocare l’autorizzazione concessa e di procedere alla chiusura definitiva della discarica».
Il cahier de doléances
- Mancato aggiornamento della VIA (valutazione di impatto ambientale) in presenza di modifiche sostanziali alla precedente autorizzazione, quali un significativo aumento dei volumi, una diversa morfologia e l’incremento da 8 a 128 tipologie di rifiuti, tra cui circa 45 polverulenti e potenzialmente polverulenti, di cui 19 con limiti di accettabilità in deroga.
2. Mancato rispetto dei criteri di ammissibilità in discarica per rifiuti inerti definiti dalla normativa eurounitaria e statale, come peraltro evidenziato dal parere rilasciato da Arpa Valle d’Aosta in occasione della conferenza dei servizi del 10 giugno 2010, più volte ribadito.
3. L’autorizzazione allo smaltimento in discarica dei rifiuti conferibili a Pompiod è in palese contrasto con la pianificazione regionale di gestione dei rifiuti della Regione Valle d’Aosta, approvata dal consiglio regionale; questa prevede unicamente la presenza di impianti finalizzati alla raccolta di materiali inerti provenienti essenzialmente da attività di demolizione o ricostruzione, senza contemplare la gestione di rifiuti speciali non pericolosi in discariche per rifiuti inerti.
4. Non sono rispettati i criteri costruttivi stabiliti dalla normativa, relativi all’ubicazione della discarica, ancor più in ragione dei Cer autorizzati e delle deroghe concesse, senza che vi sia adeguata motivazione in merito.
La collocazione
5. La collocazione della discarica a meno di 70 metri dall’abitato di Pompiod, in un contesto contornato da vigneti, frutteti, pascoli ed allevamenti di bestiame e attività apistiche, con adiacente un deposito di fontine, disattende ampiamente il principio di precauzione citato all’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE), finalizzato a garantire il più alto livello di protezione dell’ambiente, adottando comportamenti prudenti in caso di rischio.
6. La localizzazione della discarica a meno di 70 metri dal più vicino centro abitato non garantisce una adeguata distanza di sicurezza igienico-sanitaria.La barriera di confinamento artificiale non rispetta lo spessore previsto, che è inderogabile, in particolare sulle pareti dell’argine di valle e sulla scarpata meridionale.
7. Inoltre i teli in Pead posizionati, non offrono sufficienti garanzie in merito alla durata e a possibili rotture dovute a cedimenti differenziali del materiale abbancato.
L’impermeabilizzazione
8. Nel progetto di adeguamento non è riportato alcun calcolo di punzonamento del telo in Pead a fronte di uno spessore di rifiuti che, a discarica completata, raggiungerà quasi 24 metri con un carico significativo sul fondo dell’attuale vasca e la possibilità di cedimenti differenziali a causa dell’appoggio sui rifiuti della prima vasca, il cui spessore massimo risulta pari a oltre 29 metri.
9. Il DLGS 13 gennaio 2003, n. 36, prevede la messa in opera di uno strato impermeabile di materiali minerali, di spessore di 0,5 metri e permeabilità dell’ordine di 10-7, come peraltro avvenuto per la realizzazione di altre discariche sul territorio regionale.
Progetto carente
10. La documentazione progettuale è carente dal punto di vista delle indagini geotecniche sui materiali sui quali appoggia la discarica (il sito era stato già oggetto di indagini giudiziarie per irregolarità relative alle modalità e al tipo di rifiuti conferiti) e delle verifiche di stabilità riguardo ai cedimenti della massa dei rifiuti. Esiste un fondato rischio del verificarsi di fenomeni di instabilità al corpo di discarica, a causa della consistenza dei rifiuti autorizzati (polveri, ceneri, fanghi, sabbie, particolati..) e della collocazione della discarica in zona a medio rischio frane, soggetta a vincolo idrogeologico, anche e soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici in atto.
11. Il piano di sorveglianza e controllo ed il piano di gestione operativa risultano carenti riguardo ai sistemi di contenimento e di abbattimento delle polveri. Inoltre non sono stati mai posizionati i cannoni nebulizzatori previsti al punto 5.11 del piano di gestione operativa.
12. Non è stato rispettato quanto prescritto al punto 5.13 del piano operativo di gestione “Contenimento delle emissioni diffuse”, secondo cui la superficie dei materiali depositati in discarica dovrebbe essere sempre mantenuta umida.Il sistema di monitoraggio delle acque sotterranee non rispetta le prescrizioni di legge. La Procura contesta presunti smaltimenti illegittimi operati dal giugno 2018 (anno di riapertura della discarica), sino all’agosto 2019.
Materiali non consentiti
13. Dagli accertamenti, che hanno visto anche l’effettuazione di una consulenza tecnica da parte della Procura per la caratterizzazione dei rifiuti e le campionature del suolo, è stato accertato il conferimento di materiali non consentiti e, in particolare: 346,68 tonnellate di terra e rocce da scavo contaminate da mercurio; 193,49 tonnellate di scorie di fusione, recanti per i parametri antimonio e indice fenolo, valori superiori ai limiti autorizzativi; 659,20 tonnellate di pietrisco per massicciate ferroviarie contenente fibre di amianto crisotilo; 312,76 tonnellate di scorie non trattate presentanti valori di PH tali da rendere il rifiuto pericoloso; 1.765,50 tonnellate di rifiuti da dissabbiamento, recanti per il parametro idrocarburi pesanti C10-C40/Oli minerali, valori superiori ai limiti autorizzativi;205,08 tonnellate di pietrisco per massicciate ferroviarie contenenti fibre di amianto.
14. La presenza della discarica crea continui disagi alla popolazione per quanto concerne la viabilità e le emissioni diffuse di polveri in atmosfera. La presenza della discarica decisamente mal si concilia con gli obiettivi e gli sforzi intrapresi (anche economici e per milioni di euro di finanziamenti pubblici) per la creazione di una rete turistica di notevole valore e importanza, improntata sull’offerta integrata di cultura, con sfaccettature differenti nei vari siti, storia e architettura di diverse epoche, legata a un’offerta enogastronomica del territorio di Aymavilles e dei comuni limitrofi.
(re.aostanews.it)