Omicidio Aosta, il killer incastrato dalle telecamere e dal cellulare
Così gli uomini della Mobile hanno individuato e arrestato Gabriel Felloni, 35enne originario di Sorso (Sassari), in tre giorni
Meno di 12 ore. E’ il tempo che ha utilizzato la Squadra mobile della Questura di Aosta per individuare il presunto killer di Elena Raluca Serban, la 32enne uccisa sabato scorso all’interno di un appartamento al primo piano del condominio al civico 48 di viale dei Partigiani, ad Aosta. Per gli inquirenti l’omicida è Gabriel Falloni, classe ’85, originario di Sorso (Sassari) ma in Valle d’Aosta da anni. L’uomo ha precedenti, tra cui una condanna a 4 anni – comminata dal Tribunale di Sassari – per tentata violenza sessuale.
A incastrarlo, in questo caso, le telecamere installate all’ingresso del condominio in cui viveva la vittima e il proprio cellulare.
L’uomo è stato arrestato mercoledì sera dalla Mobile guidata da Francesco Filograno, che ha eseguito la misura cautelare della custodia in carcere disposta dal gip su richiesta dei pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi.
Le indagini
Insomma, il presunto assassino è stato affidato alla giustizia in tre giorni. «Si tratta di un ottimo risultato visti i tempi con cui abbiamo raggiunto il soggetto e raccolto le prove – ha detto il questore Ivo Morelli durante una conferenza stampa -. Sono state coinvolte varie realtà operative, in quanto il soggetto si era allontanato dalla Valle d’Aosta: la nostra Squadra mobile, quella di Genova e quella di Torino».
Ma andiamo con ordine. Sabato 17 aprile, ore 18.20. La telecamera installata all’ingresso del condominio in cui abitava la vittima riprende un uomo alto circa 1.90, con un cappuccio in testa, occhiali da sole e mascherina. Corporatura abbastanza robusta. Raggiunto il condominio, l’uomo effettua una telefonata e il portone si apre. Esattamente 38 minuti dopo, l’uomo si allontana. A differenza di quando è entrato, ha un borsone in spalla. Si tratta di una borsa che, come rivelato agli inquirenti dalla sorella della vittima, era di Elena, ma che sulla scena del delitto non è stata trovata.
E’ possibile che all’interno ci fossero l’arma del delitto, il cellulare della vittima e ciò che l’assassino ha utilizzato per pulire la scena da eventuali sue tracce.
Gli inquirenti allora decidono di puntare i fari sul soggetto. «Abbiamo pensato che potesse essere il nostro uomo – ha riassunto il dirigente della Mobile, Filograno -. Abbiamo quindi acquisito i tabulati telefonici della vittima. Le utenze erano 4 o 5, alcune straniere e alcune italiane. Sviluppiamo questi tabulati, partendo dai 6 mesi precedenti all’omicidio, arrivando poi anche 2 a anni prima». Alcuni dei numeri di telefono in uso alla vittima, hanno accertato gli inquirenti, erano abbinati a dei siti per appuntamenti e di escort.
E proprio grazie alle analisi suo tabulati salta fuori un “match”; ecco il numero di cellulare del soggetto che ha effettuato la telefonata inquadrata dalla videocamera. L’utenza è quella dell’indagato.
Non solo: l’uomo ripreso davanti al portone indossa la stessa giacca che mostra Falloni in una foto profilo caricata su Facebook proprio il giorno prima del delitto. Anche le scarpe sono le stesse.
Con un’approfondita e rapida attività di intelligence, gli inquirenti individuano alcuni alloggi dove potrebbe trovarsi Falloni. Ma lui non c’è, ha lasciato la Valle d’Aosta domenica mattina, quando i giornali hanno riportato la notizia del rinvenimento di un cadavere.
L’uomo, secondo quando ricostruito dagli inquirenti grazie all’analisi delle celle telefoniche, è a Genova. «Abbiamo subito contattato la Polizia di frontiera marittima di Genova e, per fortuna, non c’erano traghetti in partenza. Temevamo potesse imbarcarsi per la Sardegna – ha raccontato Filograno -. Allora abbiamo delocalizzato l’attività di indagine a Genova, dove siamo rimasti per giorni».
La svolta
Il telefono dell’indagato però non si collega più alle celle monitorate, probabilmente era stato spento. Ma mercoledì pomeriggio il suo cellulare si aggancia a una cella di Torino. La Mobile valdostana contatta i colleghi piemontesi e la Polfer.
A seguito di alcuni accertamenti, gli inquirenti scoprono che l’uomo è salito su un taxi e sta tornando in Valle. Un’auto in borghese inizia quindi a seguire il mezzo su cui si trova Falloni.
«Lo abbiamo intercettato a Nus, sulla Statale – ha affermato il dirigente della Mobile -. Lo abbiamo stretto in una morsa e non ha avuto il tempo di capire cosa stava succedendo. Dovevamo garantire la sicurezza degli operanti e quella del tassista».
L’indagato, al momento dell’arresto, aveva un’ingente quantità di denaro addosso.
«Sono state 84 ore di fuoco – ha detto Filograno in conferenza stampa -. Tutta la Squadra mobile, 17 persone, 18 con me, sono state impiegate quasi h24 per ricercare il presunto omicida».
Mentre il presunto colpevole è stato affidato alla giustizia, le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica procedono. All’appello, infatti, mancano ancora l’arma del delitto e alcuni oggetti (tra cui i cellulari) spariti dalla scena del delitto. Non solo: gli inquirenti vogliono anche capire quale possa essere il movente di un delitto così efferato.
Non si esclude l’ipotesi di una rapina finita male.
(f.d.)