Estetisti e parrucchieri, la protesta: «noi chiusi e aumentano lavoro nero e abusivi»
CNA, Confartigianato e Confcommercio chiedono la riapertura di centri estetici e saloni di acconciatura anche nella zona rossa. I professionisti dei servizi alla persona chiedono un tavolo di lavoro con l'amministrazione regionale.
Estetisti e parrucchieri, protesta silenziosa: «noi chiusi e aumentano lavoro nero e abusivi».
Una sessantina, tra parrucchieri ed estetisti aderenti a CNA, Confartigianato e Confcommercio hanno aderito alla protesta simbolica contro la chiusura dei servizi alla persona nella zona rossa.
Una protesta silenziosa, sostenuta dalle tre associazioni di categoria che oggi, mercoledì 21 aprile, ha portato i titolari di centri estetici e saloni di acconciatura a presidiare le proprie attività, esibendo cartelli a sostegno della riapertura anche in zona rossa.
L’obiettivo dell’iniziativa è di sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sugli effetti negativi della chiusura dei centri estetici e degli acconciatori.
I risultati economici sono disastrosi e aggravati dal dilagare del lavoro nero e degli abusivi.
La protesta di centri estetici e saloni è sostenuta da oltre 50 mila firme raccolte attraverso la petizione on line promossa da Cna, Confartigianato e Casartigiani e che è già stata consegnata alla ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini.
Protesta: tra benessere e abusivi
#iononcontagio.
Riaprire centri estetici e parrucchieri anche in zona rossa per combattere l’illegalità e fermare il contagio.
E’ il cartello esposto davanti al centro estetico di Moira Macori, in via Vevey, ad Aosta.
«La preoccupazione non riguarda soltanto il brevissimo termine, considerata l’ipotesi di una imminente zona arancione – commenta la professionista aostana, referente per le estetiste di Confartigianato -. Sin dalla prima riapertura, nel mese di maggio 2020, i centri estetici hanno scrupolosamente osservato i protocolli anti contagio.
Ritengo che il rapporto uno a uno tra operatore e cliente in cabina sia una ulteriore garanzia, oltre ai dispositivi di protezioni individuale, alla sanificazione e a ogni norma anti-contagio -.
La protesta silenziosa di oggi è anche un grido d’allarme contro l’abusivismo e il lavoro nero.
In questo caso, alla questione economica – già di per sé allarmante – si aggiunge il rischio per la mancata osservanza delle norme anticontagio di chi si reca abusivamente nelle case per effettuare servizi di estetica -. In questo modo si rischiano contagi incontrollati».
La preoccupazione è anche per il futuro.
«L’auspicata ripartenza ci tiene comunque in apprensione – commenta Macori -. Noi continuiamo a lavorare, a progettare, a formarci e aggiornarci senza alcuna certezza.
Quando riapriremo, molti saranno disabituati ai servizi alla persona, in uno scenario già economicamente compromesso».
E’ aumentato il numero degli ‘estetisti a domicilio?’
«Se sia aumentato non so, di sicuro c’è più gente che utilizza servizi estetici offerti in casa o al proprio domicilio. E questo è preoccupante».
«I servizi estetici e di acconciatura sono importanti per il benessere delle persone e in un momento nel quale le restrizioni e la mancanza di socialità sono pesanti, potersi prendere cura di se stessi ha un valore ancora maggiore» – conclude l’estetista aostana -.
Estetisti e parrucchieri: un tavolo di lavoro
«Chiediamo un tavolo di lavoro per salvare il salvabile – commenta Amina Bodro, lashmaker di Aosta e referente per la categoria ‘Servizi alla persona’ di Confcommercio Valle d’Aosta -.
Siamo consapevoli che non si possa scavalcare una decisione assunta a livello nazionale, ma a livello regionale, così come si è fatto con le palestre, pensiamo che una soluzione si possa studiare.
Ed è per questo che, d’intesa con un gruppo di colleghe, abbiamo creato un gruppo di lavoro per dare il nostro contributo in merito a una serie di trattamenti estetici e ad esempio le pedicure, che potrebbero essere mantenuti.
Si tratta di alcuni trattamenti che se interrotti, potrebbero portare a una degenerazione che renderebbe necessario l’intervento medico, non più quello estetico.
Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta».
La frustrazione è tanta.
«L’esigenza di essere curate e in ordine non è prerogativa esclusiva delle attività o del lavoro in presenza – spiega Bodro -.
La sensazione, anche in zona rossa, è di poter far tutto, tranne comprarsi un vestito o un paio di scarpe o andare dall’estetista e dal parrucchiere.
Anche in un momento così difficile come questo, il benessere è una prerogativa importante».
«Il virus circola, non siamo qui a dire il contrario, ma è evidente che è necessario rivedere la correlazione tra chiusure e contagio – prosegue Bodro -.
Nei centri estetici e nei saloni dei parrucchieri i protocolli sono rispettati con scrupolo anche perchè chi ha la responsabilità di un’attività ha tutto l’interesse che il suo negozio rimanga aperto e lavori.
E’ frustrante accorgersi che non c’è rispetto per chi lavora – spiega la professionista aostana -.
Ben vengano i controlli, ma non si chiuda in modo indiscriminato.
Queste decisioni certamente non aiutano il mondo del lavoro.
Tra i giovani e meno giovani, avere un’attività, avviare la propria piccola impresa dovrebbe essere un percorso di autoaffermazione, non soltanto una corsa in salita – conclude Amina Bodro -. Si dia spazio al talento e alla voglia di fare e non al proibizionismo».
Nella foto in alto, l’estetista aostana Moira Macori davanti al suo centro estetico di via Vevey.
(cinzia timpano)