Omicidio Aosta: Elena ha aperto al suo killer, spariti cellulare e arma del delitto
Gli inquirenti stanno indagando anche nel mondo della prostituzione per risolvere il giallo; nessuna pista però è stata esclusa al momento
Omicidio Aosta: Elena ha aperto al suo killer, spariti cellulare e arma del delitto.
Continuano a ritmo serrato le indagini sull’omicidio di Elena Serban Radula, la 32enne di origini romene trovata morta – con un taglio netto alla gola – domenica mattina nel bagno del suo appartamento al civico 48 di viale dei Partigiani ad Aosta. Secondo una prima analisi eseguita dal medico legale sulla salma, il decesso sarebbe avvenuto in un arco temporale che va dal tardo pomeriggio alla sera di sabato. La Procura della Repubblica di Aosta ha già disposto l’autopsia, ma per procedere con il conferimento dell’incarico si attende il completamento delle operazioni sulla scena del crimine.
Scomparsi l’arma e il cellullare della vittima
Ancora nella giornata di oggi, lunedì 19 aprile, la Scientifica eseguirà alcune verifiche all’interno dell’alloggio preso in affitto dalla vittima non più di una ventina di giorni fa. Gli investigatori hanno già prelevato e analizzato vari oggetti, inclusi tutti i coltelli rinvenuti all’interno della casa. Risultato: l’arma del delitto è stata sicuramente portava via dall’assassino. All’appello, dunque, manca ancora la lama (presumibilmente un coltello) che il killer ha utilizzato per ferire a morte la donna. Ma non è tutto: da fonti inquirenti emerge anche che il cellullare della vittima è scomparso dalla scena del crimine prima dell’arrivo della Polizia.
Tutti elementi che portano a pensare che l’aggressore abbia portato via tutto ciò che poteva portare alla sua identificazione.
Indagini nel mondo della prostituzione
Le Forze dell’ordine, comunque, stanno visionando le immagini catturate dalle telecamere della videosorveglianza installate all’ingresso del condominio in cui abitava Elena e i nastri acquisiti dalle telecamere presenti nel raggio di 1 km dalla scena del delitto.
Le indagini stanno proseguendo nel massimo riserbo. Gli uomini della Squadra mobile guidata da Francesco Filograno, però, hanno una pista. L’inchiesta, al momento, si starebbe concentrando sul mondo della prostituzione. Tuttavia, al momento, nessuna altra ipotesi è stata scartata.
Dai primi accertamenti è emerso che la donna si era trasferita a fine marzo in Valle d’Aosta da Lucca, non aveva precedenti penali e non era nota alle Forze dell’ordine. In aggiunta, hanno accertato gli inquirenti, non aveva un’occupazione stabile e nemmeno legami in città. Ma Procura e Mobile stanno ancora scavando nella vita privata di Elena.
Probabilmente conosceva l’aggressore
La porta e le finestre dell’appartamento non presentano segni di effrazione e l’esame esterno eseguito sul corpo della vittima non ha mostrato segni di violenza. Non solo: la porta d’ingresso dell’alloggio era chiusa, ma non a chiave; si tratta di una serratura “a scrocco”, quindi qualcuno potrebbe essere uscito tirandosi dietro la porta, che è così rimasta chiusa. Sommando tutto ciò al fatto che nell’appartamento non erano presenti segni di una collutazione, si pensa che la 32enne conoscesse il suo aggressore, o che comunque lo abbia fatto entrare volontariamente in casa.
A trovare il corpo di Elena erano stati Vigili del fuoco, allertati dalla sorella della vittima che, nella notte tra sabato e domenica, era salita in Valle dalla Toscana in quanto era preoccupata; non riusciva a contattare la sorella da diverse ore. Le due, infatti, erano molto legate e si sentivano molto spesso ogni giorno, scambiandosi soprattutto messaggi Whatsapp.
E proprio questa loro abitudine ha consentito la scoperta dell’omicidio. Improvvisamente, infatti, i messaggi inviati non venivano nemmeno segnati come ‘ricevuti’ da Elena. Cosa mai accaduta prima, che ha portato la sorella della defunta a preoccuparsi e a decidere di recarsi personalmente in Valle d’Aosta per cercare di capire cosa fosse accaduto.
(f.d.)