Imprese: nel 2021 a rischio un impiego su 5 e chiusura di 350 esercizi
Nel 2020 bar e ristoranti hanno perso rispetto al 2019 il 64% dei ricavi
Imprese: nel 2021 a rischio chiusura 350 esercizi, a rischio un impiego su 5. Nel 2020 le nuove iscrizioni sono calate del 25%. Quella valdostana si tratta della variazione negativa più marcata in tutto il Nord Ovest. Nel 2021 potrebbero scomparire 350 imprese; bruciati consumi per mezzo miliardo; bar e ristoranti perdono il 64% dei ricavi; entro fine anno rischia il posto un occupato su cinque. Sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi condotta da Confcommercio Valle d’Aosta e illustrati oggi, martedì 30 marzo, in una videoconferenza.
«Il momento è difficilissimo, lo vediamo tutti i giorni. Sicuramente la zona rossa si protrarrà per almeno un paio di settimane e questo preoccupa moltssimo i gestori degli esercizi commerciali» ha commentato il presidente di Confcommercio Graziano Dominidiato.
L’analisi
L’Osservatorio congiunturale sulle imprese del commercio e del turismo della Valle d’Aosta rileva che «si rileva un fenomeno di “congelamento” delle cessazioni (-4%), a certificare l’incertezza nella quale versano gli operatori del territorio: i ristori tengono in vita imprese oramai di fatto “inattive” (si stima la presenza di circa 350 imprese “zombie”) e si teme una forte contrazione del tessuto imprenditoriale nel 2021 (chiudere oggi un’impresa presenta costi elevati).
Malgrado il contesto complessivo di apparente stallo, è bene evidenziare che il saldo delle imprese esistenti presenta già il segno “meno” davanti: -48 imprese attive rispetto al 2019. Il prolungato periodo di chiusura “a intermittenza” delle attività ha rallentato la ripresa della fiducia negli ultimi mesi del 2020 e nei primi mesi del 2021. Solo lieve l’ottimismo delle imprese del terziario valdostano da qui al 30 giugno.
In generale, la crisi ha colpito il terziario in Valle d’Aosta più duramente. Il calo della fiducia è contestualizzato in un quadro di forte calo dei consumi, voce che fa segnare un crollo di circa 500 milioni di euro, per uno scostamento negativo del -14% sul 2019, più pesante rispetto alla media nazionale (-12%).
Dopo lo scoppio della pandemia si stima la perdita di circa il 33% dei ricavi, con punte di oltre il -60% per i pubblici esercizi e la ricezione turistica, che paga lo scotto del tracollo di arrivi e presenze in regione (oltre -40% nel 2020 rispetto al 2019).
MERCATO DEL LAVORO
Preoccupa lo scenario dal punto di vista del mercato del lavoro. Il blocco dei licenziamenti ha limitato l’impatto della crisi sull’occupazione, che continuerà a “tenere” anche nei prossimi mesi, ma che è a rischio detonazione dopo la sospensione della misura attiva da ormai un anno: -19% la possibile perdita di occupati dopo lo sblocco, con picchi negativi nell’intorno del -40% presso i pubblici esercizi. In questa cornice, gli imprenditori bocciano l’operato del Governo a guida Conte, riservando giudizi meno severi per le prime misure adottate dal nuovo Governo Draghi, pur restando maggioritaria la quota di coloro che continuano a ritenere insufficienti le azioni a sostegno dell’economia.
IL TESSUTO IMPRENDITORIALE
Le imprese del commercio, del turismo e dei servizi in Valle d’Aosta sono circa 6 mila, costituendo il 65% dell’intero tessuto imprenditoriale extra agricolo del territorio I ristori erogati in favore delle categorie in difficoltà hanno contribuito a tenere in vita le imprese, comprese quelle che probabilmente avrebbero chiuso lo stesso anche in assenza della crisi. Il saldo delle imprese esistenti in Valle d’Aosta nel 2020 sul 2019, pur negativo (-48), in assenza dei ristori erogati avrebbe potuto essere molto più pesante. Tuttavia, esistono almeno 350 imprese potenzialmente «inattive» (stima).Preoccupa lo scenario dal punto di vista del mercato del lavoro.
Il blocco dei licenziamenti ha limitato l’impatto della crisi sull’occupazione, che continuerà a “tenere” anche nei prossimi mesi, perimetrando eventuali interventi da parte delle imprese sui soli contratti meno stabili. Lo “sblocco” dei licenziamenti (dal prossimo mese di luglio per le imprese che possono usufruire della cassa integrazione ordinaria e da novembre per quelle che non possono utilizzarla, tipicamente le più piccole) rischia tuttavia di rappresentare uno shock per il terziario: -19% la possibile perdita di occupati, con punte nell’intorno del -40% per pubblici esercizi e turismo.
LIQUIDITÀ E CREDITO
Nei mesi a cavallo tra il 2020 e il 2021 si sono allungati i tempi di pagamento dei clienti (la situazione è peggiorata). Le imprese del terziario della VdA soffrono oltre la media nazionale. Il calo dei consumi ha contribuito in modo marcato alla condizione di instabilità finanziaria delle imprese del terziario. Il recupero dei prossimi mesi appare troppo debole per colmare il gap del periodo di crisi. Anche per questo, nel 2020 si è registrata un’impennata delle domande di credito nel periodo post-Covid: aumentano fortemente le richieste da parte delle imprese del terziario (in crisi di liquidità) e crescono anche le risposte positive da parte delle banche. Evidente, infatti, l’incremento dei prestiti erogati in favore delle imprese a partire dal momento immediatamente successivo lo scoppio della crisi (+8% in un solo anno). Andamento della domanda e Offerta di credito.
IMPATTO DELLA CRIMINALITÀ
In generale, la crisi economica accentua i timori degli imprenditori di rimanere vittima di trame criminali: il 63% dei commercianti e dei pubblici esercizi teme l’incedere del fenomeno dell’usura, il 55% i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende. Tra coloro che ritengono che (in generale) la crisi accentui il fenomeno dell’usura, un’impresa su cinque avverte concretamente dei rischi nella zona dove opera l’attività (esercizio commerciale, bar, ristorante). Al contempo, il 18% degli operatori del terziario avverte da vicino il rischio che la criminalità possa impadronirsi della propria attività commerciale. Si tratta di timori accentuati dal particolare momento storico e legati all’incertezza degli operatori economici del territorio, specialmente quando questi avvertono un senso di abbandono dal punto di vista del sostegno (e di aiuti concreti) erogati dalle istituzioni.
MISURE ANTICRISI
Il giudizio delle imprese circa le misure anti-Covid del passato Governo centrale è divisivo sul fronte sanitario e molto negativo su quello economico. La situazione migliora circa le prime mosse del Governo Draghi, ma il 66% continua a ritenere insufficienti le azioni a sostegno dell’economia.
(re.aostanews.it)