Coronavirus, Report Inail: in Valle d’Aosta denunciati 754 infortuni da inizio pandemia
Le categorie più colpite quelle impegnate nei servizi sanitari e sociali
Coronavirus, Report Inail: in Valle d’Aosta denunciati 754 infortuni da inizio pandemia.
Il report regionale
In Valle d’Aosta gli infortuni sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio sono 754, di cui 2 mortali. Le segnalazioni sono pari allo 0,5% e pongono la Valle d’Aosta al penultimo posto in Italia, seguita solo dal Molise(0,2%).
Hanno riguardato le donne 589 denunce (78,1%), 165 gli uomini (21,9%).
Le fasce di età e le professioni
I casi per fasce di età: fino a 34 anno 106 casi (14%); dai 35 ai 49 anni 309 (41%); dai 50 ai 64 anni 331 (43,9%); oltre i 64 anni 8 (1,1%).
La gestione Industria e servizi registra il 99,5% delle denunce e l’Agricoltura lo 0,5%; l’81,1% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda il settore della “Sanità e assistenza sociale” (57,4% delle denunce) per i tre quarti ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari e un quarto strutture residenziali e non residenziali per anziani e disabili e gli organi preposti alla sanità, come le Asl, e dell’Amministrazione pubblica (23,7%); le professionalità più colpite sono operatori socio sanitari e operatori socio assistenziali.
Il settore “Noleggio e servizi alle imprese” registra l’11,5% delle denunce codificate in prevalenza proveniente dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale”, con lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità; tra i più colpiti infermieri e operatori sanitari.
Il settore “Attività di servizi di alloggio e di ristorazione” è presente con il 2,4% delle denunce e il “Commercio” con l’1,6%. Rispetto alla data di rilevazione del 31 gennaio 2021 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 11 casi (+1,5%), 2 dei quali avvenuti a febbraio e 9 a gennaio 2021.L’analisi nella regione per mese dell’evento individua novembre 2020 come il mese più critico per le denunce, concentrando il 30,5% dei 754 casi pervenuti dall’inizio dell’epidemia, seguito da ottobre e marzo scorsi.
L’andamento regionale dei contagi denunciati è analogo a quello nazionale ma ne differisce per intensità: inferiore alla media italiana nel mese di marzo in occasione della prima ondata, superiore all’inizio della seconda ondata e ancora inferiore nei mesi da dicembre in poi.
In Italia
In Italia le denunce di infortunio sul lavoro sono 156.766, pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Istituto dal gennaio 2020 e al 5,4% del totale dei contagiati comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. Rispetto alle 147.875 denunce rilevate dal monitoraggio mensile precedente, i casi in più sono 8.891 (+6%).
L’età media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi (59 per i deceduti). Il 42,1% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,8%), under 34 anni (19,2%) e over 64 anni (1,9%).
L’86,0% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 14,0% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (13,2%), albanesi (8,0%), moldavi (4,4%) ed ecuadoriani (4,3%). Nove morti su 10 sono italiani (90,4%), mentre le comunità straniere con più casi mortali sono quelle peruviana (con il 18,8% dei decessi dei lavoratori stranieri), albanese (12,5%) e rumena (10,4%).
I settori colpiti
La stragrande maggioranza dei contagi e dei decessi (rispettivamente 97,6% e 91,4%) ricade nell’Industria e servizi, con i restanti casi distribuiti nelle gestioni assicurative per Conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali), Agricoltura e Navigazione.
Il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – si conferma al primo posto tra le attività produttive con il 68,4% delle denunce e il 27,1% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2% dei contagi e il 10,0% dei casi mortali.
Gli altri settori più colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), al secondo posto per numero di decessi con il 12,3% del totale, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e magazzinaggio (11,7% dei decessi), le altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…), le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) e il commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Dall’analisi per professione dell’infortunato emerge come circa un terzo dei decessi riguardi il personale sanitario e socio-assistenziale.