19 marzo, il ‘papà’ dei sindaci valdostani: «anno duro ma che ci ha rafforzati»
Come lo scorso anno, la festa del papà è condizionata dall'emergenza sanitaria; ecco l'intervista al presidente del Celva Franco Manes, il papà di tutti i sindaci valdostani.
Un’altra festa del papà condizionata dall’emergenza sanitaria.
Lo scorso anno la festa dedicata al papà era arrivata in un Paese appena entrato in lockdown; quest’anno anche se non confinamento vero e proprio, sono molti i limiti ai festeggiamenti imposti dal preoccupante andamento del contagio.
E se anche mancheranno pranzi e cene fuori, passeggiate o gite fuori porta, si può pensare a una giornata speciale rallegrata da un po’ di tempo da trascorrere insieme, un bigliettino affettuoso, un piccolo dono, un buon dolce da condividere con tutta la famiglia.
Nei paesi di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata nel giorno di san Giuseppe; già nel 1871, la Chiesa cattolica aveva proclamato san Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa Universale.
Lunedì 15 marzo, Gazzetta Matin ha scelto di celebrare la festa del papà intervistando alcuni papà che raccontano il mestiere più bello, complesso e appagante nell’anno condizionato dall’emergenza Covid.
(le interviste complete possono essere lette sul giornale cartaceo oppure sulla replica digitale, che si può acquistare qui).
Abbiamo ascoltato il papà allenatore, Roberto Cretaz che si diverte tanto con la sua Rebecca di 8 anni e in questo periodo si diverte un po’ meno con la piccola di casa, Rachele, 7 mesi. 7 mesi di sonno perso!
C’è poi il poliziotto volontario, Gianmatteo Pacifico, papà di Giulia, Samuele e Daniele che ha trascorso tanto tempo con i suoi figli e che ha usato la fantasia come arma contro la paura e il confinamento.
Festa del papà speciale anche per il vigneron Hervé Grosjean che ha cambiato i suoi ritmi di lavoro per godersi la piccola Alyzée di appena un anno.
E’ un papà speciale anche Beppe Agostino, operatore del 118, che per godersi le sue bimbe Giulia e Francesca cerca di coprire i turni di notte, così da essere ‘a loro servizio’ durante il giorno.
Un papà che spera di poter tornare presto alla normalità, con un po’ di serenità in più è lo chef Piero Billia, fiero papà di Matilde.
Chi non si annoia mai – e come potrebbe – è il regista e insegnante Alessandro Stevanon, giovane papà di quattro figli: Sophie, Marie Claire, Charlotte e del piccolo di casa Raphaël.
Infine, Gazzetta Matin ha intervistato Franco Manes, orgoglioso papà di Alice e Lorenzo e simbolico papà di tutti i sindaci della nostra regione.
L’intervista a Franco Manes, ‘papà’ dei sindaci valdostani
«E’ stato un anno complicato e terribile per tutti i valdostani. Da un giorno all’altro ci siamo trovati catapultati su un’emergenza a cui nessuno di noi era preparato».
A parlare è Franco Manes, sindaco di Doues e presidente del Comitato Permanente degli Enti locali, una sorta di ‘papà dei sindaci’, di cui evoca l’impegno.
«Come padri all’interno delle loro famiglie, i sindaci hanno fatto fronte a mille difficoltà».
Ricorda come nel marzo del 2020, convocato d’urgenza in Protezione civile, si sia messo al lavoro per impostare un sistema di informazioni «che potesse supportare i sindaci così come avrebbe fatto un buon padre di famiglia».
Gli tornano alla mente i momenti più duri. «Uscire dalla struttura dell’aeroporto della Protezione Civile e vedere sfilare i carri funebri, le parole di sconforto del sindaco di Pontey, Rudy Tillier, preoccupato per i suoi concittadini finiti in zona rossa, i singhiozzi dei miei colleghi che in piena notte mi telefonavano angosciati, lo sguardo perso nel vuoto dei nostri concittadini mi hanno segnato ma anche spronato a fare sempre di più, a fare squadra con i volontari, i dipendenti comunali e i colleghi sindaci.
Credo che abbiamo dimostrato di essere in grado di supportare i valdostani al pari dei sanitari.
Il sistema degli Enti locali mi sembra ne sia uscito rafforzato.
Il Covid ci ha dato la consapevolezza di essere una grande famiglia e di essere più uniti che mai».
Ad assorbirlo oltre la funzione di presidente del Celva quella di primo cittadino.
«Comunicare ai propri concittadini di essere stati contagiati dal virus non è semplice così come gestire il focolaio scoppiato nella microcomunità.
Momenti veramente pesanti che mi hanno segnato in maniera indelebile non solo in senso negativo: è stato un privilegio essere sindaco perché mai come nelle emergenze, e non solo, i sindaci sono sempre stati i migliori papà per i loro concittadini» – sottolinea.
E poi c’è stato l’aspetto familiare da gestire: «Ho la fortuna di avere due figli già grandicelli, Alice nata nel 1996 che fa la fisioterapista in Svizzera, e Lorenzo, nato nel 2000, che durante la prima ondata si trovava a Codorno in Emilia dove frequentava la scuola di alta cucina del compianto Gualtiero Marchesi.
Purtroppo Alice è rimasta bloccata in Svizzera per molti mesi.
Mi preoccupava che, vista la professione sanitaria, venisse a contatto con persone contagiate. La tecnologia ha aiutato e i collegamenti con lei sono stati quotidiani.
Per Lollo è stato tutto più semplice. Scattato il lockdown è stato organizzato il suo rientro. Almeno un figlio girava per casa e dava il suo contributo non sottraendosi, Dad permettendo, ai lavoretti che la mamma e io gli commissionavamo».
Ha un pensiero per tutti i padri: «Posso immaginare i disagi di tanti papà che hanno dovuto gestire questo terribile periodo vedendosela con gli adolescenti insofferenti alle costrizioni».
(re.aostanews.it)