Villetta di Cogne: violazione di domicilio, assolti giornalista e telecineoperatore
Erano finiti a processo dopo la denuncia presentata da Anna Maria Franzoni a seguito di un servizio televisivo del 2019
Si è concluso con due assoluzioni il processo per violazione di domicilio a carico di una giornalista e di un telecineoperatore che, nel 2019, erano entrati nelle pertinenze della villetta di Cogne – teatro dell’omicidio di Samuele Lorenzi – per realizzare un servizio televisivo. Il giudice del Tribunale di Aosta, Maurizio D’Abrusco ha assolto la giornalista per particolare tenuità del fatto (che prevede l’esclusione della punibilità), mentre l’altro imputato è stato assolto in quanto era insufficiente o contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato.
Nel processo si erano costituiti parte civile Anna Maria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi.
Turismo macabro
Mentre oggi, giovedì 4 marzo, nessuno dei due era presente in aula, nell’udienza andata in scena il 4 febbraio scorso Franzoni aveva preso la parola per denunciare un turismo macabro alla villa di Cogne, con tanto di atti vandalici commessi da soggetti che avrebbero sottratto oggetti da conservare per ricordo. Non solo: la donna, condannata in via definitiva per l’omicidio del piccolo Samuele (oggi libera dopo aver scontato la pena), aveva detto di temere che l’ingresso della troupe televisiva possa incentivare atti emulativi da parte di altre persone. Per questo la sua denuncia è volta a scoraggiare iniziative simili.
Pur essendo la villa sottoposta a pignoramento, aveva sottolineato la donna, lei ne è custode, quindi ha dovere di vigilanza su quel bene e deve risponderne in caso di danneggiamenti. Franzoni si era anche detta seccata che a distanza di anni si parli ancora della sua vicenda.
L’accusa era rappresentata in aula dalla vpo Cinzia Virota, che aveva chiesto la condanna a 6 mesi per entrambi gli imputati.
Il pignoramento
La villetta di Cogne, all’epoca della realizzazione del servizio al centro del processo, era tornata alla ribalta perché l’avvocato Carlo Taormina, ex difensore di Franzoni, ne aveva chiesto il pignoramento. Oggi, l’immobile è finito all’asta, anche se il procedimento è sospeso fino al 30 giugno. Lo stop era arrivato dopo che Taormina, in qualità di creditore, non si è opposto alla richiesta di sospensione.
In base a una sentenza civile del Tribunale di Bologna, Franzoni deve al suo ex legale oltre 275 mila euro per il mancato pagamento degli onorari difensivi, divenuti circa 450 mila nell’atto di pignoramento.
(f.d.)