Consiglio Aosta: desertificazione commerciale, la Giunta vuole meno Tari e più rigenerazione urbana
La mozione di Forza Italia e Fratelli d'Italia è bocciata, ma c'è voglia di collaborare tra le parti per le giuste contromisure. Nel 2020 perse 15 attività commerciali. Bilancio: «Non ci saranno spazi per misure milionarie»
Intervento sulla Tari e sulla rigenerazione urbana, in particolare, di alcune zone, in un contesto che, nel 2020, ha perso 15 unità. In attesa dell’approvazione del bilancio di previsione (domani), che dovrebbe definire le risorse a disposizione («ma non aspettatevi stanziamenti milionari»), sono queste le ricette del governo del Comune di Aosta per provare a combattere la desertificazione commerciale della città.
La denuncia
A denunciare la situazione è il consigliere Renato Favre, in una mozione poi respinta nonostante la concordia avuta in alcuni passaggi.
«È inutile ricordare la necessità dei negozi di prossimità, ormai scomparsi, soprattutto per gli anziani che vivono nelle frazioni e che avevano un rapporto quasi familiare con i gestori – sottolinea il portacolori di Forza Italia -. Ricordo un mondo del passato, lo so, ma che con l’arrivo della pandemia ha visto devastare ancora di più la società e l’economia, favorendo un’ulteriore desertificazione commerciale».
Favre ricorda i dati di Confcommercio, che ha visto passare le attività dalle 250 del 2012 alle 199 del 2020 in centro e da 474 a 372 nel resto della città.
«Non vorrei fossimo costretti a fare come alcuni comuni che devono elargire contributi per tenere aperti i negozi di vicinato – conclude Favre -. Invitiamo Giunta e assessore a individuare al più presto possibile le misure di sostegno».
L’assessora allo Sviluppo economico
Fa un excursus sui dati degli ultimi cinque anni l’assessora con delega allo Sviluppo economico, Alina Sapinet, che vede una «desertificazione cominciata a partire dal 2015».
Secondo i dati degli uffici, gli esercizi di vicinato nel centro storico vedono un saldo tra aperture, cessazioni e subentri di -2 nel 2016 e -5 nel 2017, con una crescita «nel 2018 e 16 nuove aperture» e un nuovo calo nel 2019 «-19 e nel 2020 (-1) – continua Sapinet -. Fuori dal centro, il saldo è stato stabile nel 2016, con un incremento nel 2017 e 2018 e cali di -5 nel 2019 e -4 nel 2020, quando sono nate 54 attività e ne sono cessate 59, in particolare appena fuori dall’area pedonale».
Per quanto riguarda gli esercizi pubblici, il saldo è positivo fino al 2018, per poi “pareggiare” nel 2019 e 2020, mentre fuori dal centro storico «il saldo è sempre positivo fino al 2018 – spiega ancora l’assessora -. Il calo, sempre appena fuori del centro, arriva nel 2019 e 2020 con -3 e -5».
Insomma, dai dati degli uffici comunali «il calo più rilevante riguarda appunto gli esercizi di vicinato – spiega ancora Alina Sapinet -. Nelle frazioni, invece, il saldo è negativo solo nel 2018 (-2) e vede attualmente aperti nove esercizi di vicinato tra Croux, Busseyaz e la collina in generale».
Le misure
Le misure, al momento, però sono ancora allo studio, ma Alina Sapinet prova a definirle, anche all’approvazione del bilancio di previsione, fissata per domani, venerdì 26 febbraio.
«Stiamo lavorando su due aspetti – spiega l’assessora allo Sviluppo economico -. Sicuramente dobbiamo cercare di esentare il più possibile dal pagamento di Tari».
C’è una altro aspetto, però, che preme maggiormente. «Girando la città ci sono luoghi specifici, come via Festaz, via Saint-Martin-de-Corléans, corso Ivrea e altri che hanno subito particolarmente la desertificazione – ricorda Sapinet -. Tante vie sono tristi e sicuramente la rigenerazione urbana deve essere l’unica soluzione per risollevarle».
Le repliche
«Un’analisi legata solo ad aperture e chiusure è limitante – spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Paolo Laurencet -. Inoltre, i ristori dati sono stati totalmente insufficienti per attività, peraltro, non chiuse per incapacità, ma per decreto».
E punzecchia. «So che siamo nei tempi di legge, ma magari approvare il bilancio di previsione prima oggi ci avrebbe permesso di avere risposte – ribatte -. Dite di essere sul pezzo, ma mi sembra il minimo sindacale».
Punta sulla «rigenerazione urbana» anche Roberta Carla Balbis (Rinascimento VdA), che chiede però di «lavorare insieme per individuare le misure per migliorare la qualità della vita della nostra città».
Il capogruppo di Rinascimento, Giovanni Girardini, evidenzia una situazione «che avevamo già affrontato una quindicina di anni fa con la Giunta Grimod – spiega -. Le uniche aree in cui non si percepisce la débacle sono quelli già definiti come centri commerciali all’aperto, ossia centro storico e viale Conte Crotti; le altre zone non sono attrattive né per chi arriva in macchina né per chi si muove a piedi».
Girardini prova a far valere la propria esperienza in materia. «Invitiamo ad aiutare le attività a rimanere in piedi – conclude -. I ristori servono fino a un certo punto, mi aspetto di più che mi diano un territorio fertile su cui seminare le mie risorse e farle fiorire».
Stoccata anche dal leghista Sergio Togni.
«Non siamo più attrattivi – esclama -. Abbiamo chiuso le boutique, si vendono quasi solo più macchine di “piccolo taglio” e non è una cosa positiva aver perso il lusso. Spesso abbiamo lasciato il posto al franchising di bassa lega, gestito da uno che se ne sta con un panfilo alle Maldive».
Fabio Protasoni (Progetto civico progressista) raccoglie la richiesta di convocare la commissione speciale Covid, ma rispedisce al mittente le accuse.
«Dobbiamo stilare un documento conclusivo per dare una mano nel prendere le misure più utili – dice -. Trovo invece difficile che si possa pensare che approviamo mozioni che prevedano un giudizio negativo su di noi e sul resto del mondo».
E chiude. «Ricordiamo che il mercato sta evolvendo, il compito della politica è accompagnare le persone e gli esercizi commerciali in questa fase».
Il sindaco
La chiosa al sindaco, Gianni Nuti.
«Il posto deputato a trattare questo tema credo sia la commissione speciale, al fine di lanciare proposte – -. Ma non facciamoci illusioni, sul bilancio corrente non ci sono spazi per misure milionarie per contrastare la desertificazione. Ricordiamoci, poi, che col Recovery Fund potremo lavorare sugli assi per far sì che i commercianti abbiano l’opportunità di aprire anche attività differenti e di prospettiva».
(al.bi.)