Valle d’Aosta: zero controlli, ecco i “furbetti” della vacanza in alberghi di lusso
Il presidente Adava Filippo Gérard a Gazzetta Matin: «Il Governo ci concede di restare aperti, ma chiude turismo e mobilità: così non c’è domanda e si creano queste situazioni paradossali»
Valle d’Aosta: zero controlli, ecco i “furbetti” della vacanza in alberghi di lusso. Lo riporta il settimanale Gazzetta Matin lunedì 22 febbraio.
«Per chi siamo aperti? Per qualche straniero e per gli italiani che trasgrediscono le regole». E’ una ammissione – non di colpa, perché gli alberghi possono stare aperti – che in Italia fatta la regola c’è sempre chi l’aggira, quella di un capo ricevimento di hotel di lusso di una tra le più note località turistiche della nostra regione. Certo, non c’è stato il pienone, ma di camere occupate nella settimana di carnevale e nei fine settimana e di prenotazioni future ce ne sono state e ce ne sono eccome. E non poche.
Come è possibile? I “furbetti” si fanno forti del fatto che i controlli delle presenze negli alberghi non vengono effettuati; e che sulle strade sono “a campione”. Così, per il calcolo delle probabilità, è difficile essere “pizzicati”. In quel caso, comunque, pagare una sanzione da 400 euro per chi è disposto a spenderne anche mille per un weekend non è così drammatico.
C’è, però, chi storce il naso tra gli albergatori che hanno deciso di tenere chiusa la propria attività. Difficile che chi soggiorna in albergo di località turistiche lo faccia, come regola, per questioni di lavoro o di salute. Più facile che si tratti di veri e proprio“furbetti”.
Gérard (Adava): nessuna colpa degli albergatori
Il sospetto viene confermato dal presidente Adava, Filippo Gérard, che spiega: «C’è insofferenza, ma non nei confronti dei colleghi che hanno deciso di tenere aperto. Io sono contento se qualcuno riesce a lavorare, ma il fatto è che non ci sono controlli sugli spostamenti tra Regioni.In questo periodo mi sono mosso molto per motivi di lavoro e, pur facendo circa 10 mila km, nessuno mi ha mai controllato. E siamo in Italia, il Paese dei furbi. Quindi è chiaro che qualcuno (non tutti ovviamente) che ha disponibilità economiche può pensare di fare il “furbo” e rischiare di prendere una multa da 400 euro spostandosi tra Regioni anche per una vacanza».
Gérard, che ha deciso di tenere chiuso il suo albergo a Cogne, aggiunge: «L’albergatore non ha nessuna colpa, questo deve essere chiaro. Noi mandiamo il registro delle presenze in Questura. Il Governo ci ha messo i bastoni tra le ruote e ha creato una situazione paradossale: ci concede di restare aperti, ma chiude turismo e mobilità. Così non c’è domanda e si creano queste situazioni. Sarebbe stato meglio obbligarci a tenere chiuso garantendo dei ristori certi e rapidi. Così facendo, invece, hanno messo l’imprenditore in difficoltà, perché ovviamente se vede il miraggio di un guadagno ci si butta. La situazione è disperata. La responsabilità di chi viene in hotel non rispettandole regole è solo sua, non degli imprenditori. Anche perché gli alberghi aperti rispettano alla lettera le disposizioni anticontagio».
Secondo quanto riferisce il presidente Adava, comunque, «gli alberghi aperti lavorano un po’ nel weekend e poco in settimana. Ma bisogna anche tenere conto del fatto che se dovessero aprire altre strutture, la domanda rimarrebbe la stessa. Quindi chi ha aperto lavoricchia, ma se aprissero altre strutture, la torta rimarrebbe la stessa».
Ciò detto, Gérard ritiene che lo «Stato ha perso una grande occasione per essere autorevole». E conclude: «Il problema più grande adesso è che, finché non verrà eliminato il divieto di spostamento tra Regioni, non avremo numeri significativi. Al di là di qualche turista che rischia la multa, nel complesso la situazione per noi si risolverà solo con la possibilità di muoversi tra Regioni».
Dalla Questura
«Noi facciamo controlli a campione soprattutto sulla mobilità, ma non sulle registrazioni degli alberghi – spiega il questore Ivo Morelli -. Ovviamente vengono fatti controlli e verifiche soprattutto sugli spostamenti, ma anche in città e nel centro dei paesi durante la giornata. Nei casi in cui viene riscontrato che un soggetto non aveva titolo per trovarsi qui, quindi non si era spostato per lavoro o salute, scatta la sanzione».
(f.d.)