Prima la Spagnola, poi il Covid: i 100 anni di Anna che guarda al futuro con ottimismo
Anna Monichino, 100 anni compiuti lunedì 15 febbraio, racconta gli aneddoti di una vita: nata nel mezzo di una pandemia, ora ne vive un'altra, senza perdere l'ottimismo per il futuro: «il sole tornerà a splendere».
Prima la Spagnola, poi il Covid: i 100 anni di Anna che guarda al futuro con ottimismo.
E’ nata il 15 febbraio di cento anni fa Anna Monichino, milanese verace e valdostana per amore che commenta la sua età con l’ironia tipica della sua terra.
«Ne ho cento? Davvero? Proprio una haute veillesse la mia» – dice divertita ripensando al suo secolo di vita, salda nei ricordi e un po’ meno sulle gambe.
«Sono nata nel bel mezzo di una pandemia e adesso me ne ritrovo un’altra.
Prima la Spagnola e ora il Covid».
Sembra un ciclo che si ripete «ma sperèm de no, perché ho conosciuto anche la guerra e vorrei che non tornasse più».
La vita a Milano
Nata in via San Pietro all’Orto, nel cuore del capoluogo lombardo, Anna cresce all’ombra del Duomo.
«I miei genitori avevano un ristorante in zona – racconta.
Ho fatto le elementari in via della Spiga e il mio primo lavoro è stato presso un notaio molto famoso con lo studio dietro a piazza della Scala».
Ultima di quattro figli, curiosa e assetata di conoscenza, Anna si dedica con passione allo studio e ottiene la licenza alla scuola di avviamento professionale, traguardo per nulla scontato nell’Italia del Ventennio che voleva la donna nel ruolo di madre e moglie sottomessa.
Indipendente e fiera di esserlo, dopo il lavoro dal notaio, grazie anche alla sua conoscenza dell’inglese e del francese, la giovane intraprendente trova l’impiego della sua vita alla Pirelli e ricorda il suo esordio in ufficio con un aneddoto legato al dress code dell’epoca.
«Le segretarie portavano tutte il grembiule e io lo avevo fatto accorciare di qualche centimetro per camminare più comoda, ma ero subito stata ripresa dal direttore perché si vedevano le ginocchia» – dice restituendo lo spaccato di un tempo davvero passato.
Tra le sue tante conquiste di donna emancipata, Anna ricorda con orgoglio il conseguimento della patente per poi lasciare spazio all’ennesimo ricordo divertito.
«Quando mi sono comperata l’auto, i miei colleghi si affacciavano alla finestra per controllare che non facessi danni mentre parcheggiavo e ogni tanto mi lasciavano sulla scrivania dei biglietti da visita dei carrozzieri – dice esplodendo in una risata fragorosa -.
Comunque, la patente anche se non l’ho più rinnovata, ce l’ho ancora e la conservo gelosamente».
L’arrivo in Valle d’Aosta
Con l’argento vivo addosso, curiosa del mondo, Anna arriva in Valle d’Aosta con una sua amica e durante una gita in montagna conosce una signora anziana, la mamma del suo futuro marito.
«Ero in vacanza a trovare le marmotte – dice scherzando – e invece ho conosciuto Giuseppe, un uomo di grande virtù, dalla profonda onestà intellettuale che porto sempre nel mio cuore».
Così, all’alba dei suoi primi 50 anni, Anna ricomincia da capo: si sposa, si trasferisce ad Aosta e va in pensione.
Traguardi puntualmente rimarcati dai suoi ex colleghi che scherzosamente le inviano una cartolina con un alpinista in vetta accompagnata dalla frase ‘Finalmente ce l’hai fatta anche tu!’.
Della Valle Anna ama ogni cosa: le montagne, i paesaggi, la storia, l’archeologia, la botanica.
«Qui ho dei ricordi bellissimi, esperienze vissute al fianco di mio marito che mi ha fatto conoscere questa regione incantevole. Purtroppo mi ha lasciata troppo presto, dice sospirando.
E’ il destino di chi vive a lungo come me. Nel cammino perdi tante persone care».
Sinceramente credente, Anna vede nell’Aldilà il luogo dove potrà ritrovare tutti i suoi affetti ma in attesa del «grande trasloco», come è solita chiamare scherzosamente il passaggio verso l’eternità, pensa ancora al domani terreno.
«Aspettiamo la bella stagione. Il sole tornerà a scaldarci» – conclude la minuta signora che ha affrontato le difficoltà del suo secolo con determinazione e leggerezza senza mai essere superficiale.
(laura g.vinaj)