Scuola e dad, l’appello della pedagogista: «si badi di più alle relazioni»
La pedagogista e formatrice Licia Coppo mette a nudo limiti e opportunità della didattica a distanza, invitando gli insegnanti «a fare uno switch mentale: basta ingozzamento cognitivo! Attualità, vivacità e interazione sono le parole chiave, non le lezioni da 40 minuti».
Scuola e dad, l’appello della pedagogista: «si badi di più alle relazioni».
Didattica a distanza come disagio a distanza.
«Basta far finta che sia un anno scolastico normale, programmando voti, verifiche e un programma da portare a termine entro giugno. E’ un obiettivo irrealistico se non antipedagogico.
Agli insegnanti dico che serve uno switch mentale, non è tardi. Ma il focus, dai contenuti deve spostarsi alla relazione».
Parola di Licia Coppo, pedagogista, counsellor e formatrice che mette a nudo limiti ma anche opportunità della didattica a distanza.
«Intanto, didattica a distanza o didattica digitale integrata che dir si voglia ce l’avremo ancora per un po’, quindi facciamocene una ragione.
A distanza non si può fare lezione come in classe, questo è chiaro, ma la dad offre la possibilità di classe capovolta, di maggiore vivacità e interazione.
Ahimè solo il 20% degli insegnanti è riuscito a fare questo switch, una buona parte ha buone intenzioni con la didattica digitale ma ottiene pessimi risultati.
Non si può pensare a una lezione frontale di 40 minuti; dopo 15 minuti non ascolta più nessuno.
Servono task di brevi spiegazioni da un quarto d’ora, servono video e contributi per spezzare il ritmo.
Ci sono piattaforme e strumenti per rendere la dad interattiva e partecipata; è pieno di tutorial e ci sono divulgatori scientifici su youtube che i ragazzi già conoscono e apprezzano.
Il segreto? Divertire di più i ragazzi, coinvolgerli».
Lei suggerisce di «spostare l’obiettivo dai contenuti alla relazione». Come?
«Non significa non fare o dimenticarsi del famoso programma.
Significa insegnare contenuti limandoli all’essenziale, e poi forse sì, bisogna avere il coraggio di tagliare i contenuti, di offrire un approccio più ludico, che non significa banale o meno serio.
Si può parlare dei fatti di attualità e magari lasciar perdere la lezione su Pascoli o sulla Rivoluzione Francese, senza aver paura di parlare di politica o altro.
Concordo appieno con la professoressa Daniela Lucangeli che parla di «ingozzamento cognitivo».
Basta, è ora di smettere di continuare a insegnare in modo trasmissivo i contenuti da fuori a dentro, nella foga di concludere il programma, preparare verifiche e interrogazioni.
Io vorrei abolire l’avverbio comunque dalla scuola. ‘Comunque il programma va concluso’. ‘Comunque la lezione dobbiamo finirla’. ‘Comunque vi devo valutare’.
L’agognato parziale rientro in classe di questi giorni si sta trasformando in un motivo di ansia e preoccupazione per gli studenti, perchè anziché dar spazio alla relazione che manca da mesi, si ‘ingozzano’ i ragazzi di compiti e verifiche «perchè in classe si può controllare che non copino.
Attenzione, non sto scaricando le responsabilità sugli insegnanti, che spesso sono stati lasciati soli, a destreggiarsi tra tecnologia e cavilli burocratici».
Ante dad, la situazione non era poi così diversa …
«La dad in verità ha aperto il vaso di Pandora, sottolineando difficoltà che erano già evidenti, con programmi vetusti, lezioni lunghe e improduttive e un ruolo, quello dell’insegnante, che ha scarso riconoscimento sociale ed economico e che demotiverebbe anche la persona più entusiasta.
Insegnanti (ma anche le famiglie) dovrebbero abbandonare questa ansia da programma e questo pressing organizzativo, ma attivarsi a trovare strumenti più leggeri ed efficaci per sopravvivere alla dad».
Come sopravvivere?
«Intanto smettendo di vivere sospesi in attesa di tornare a scuola.
Questa apnea non fa bene.
Usiamo bene il tempo dad o non dad, in modo creativo, magari con l’ausilio dei colleghi insegnanti più pronti, poi concentriamoci a tenere alta la motivazione tra gli studenti.
La dad non è per forza noiosa, anzi.
Teniamo gli studenti ‘agganciati’, interessati, parlando di attualità, con contributi interessanti e dove possibile divertenti».
(cinzia timpano)