Omolesbobitransfobia, Dora Donne e Arcigay Valle d’Aosta chiedono una legge regionale
Le due associazioni si rivolgono ai consiglieri e alle consigliere regionali per l'approvazione di una legge regionale sull'omolesbobitransfobia
Omolesbobitransfobia, Dora Donne e Arcigay Valle d’Aosta chiedono una legge regionale.
«Approvate subito una legge contro l’omolesbobitransfobia!». Lo chiedono le associazioni Dora Donne Valle d’Aosta e Arcigay – Queer Vda ai consiglieri e alle consigliere del Consiglio Valle.
L’appello delle associazioni
Katya Foletto e Giulio Gasperini, presidenti delle due associazioni, fanno riferimento a come la crisi del Governo Conte II abbia «inevitabilmente, messo in secondo piano alcuni diritti».
«In questo modo – scrivono Foletto e Gasperini – la proposta di legge Zan, sul contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo, rischia di non approdare alla discussione del Senato, dopo esser stata approvata con larga maggioranza alla Camera il 4 novembre 2020».
Le associazioni ricordano come da tempo l’Italia attenda questa legge, «ultima tra tutti i paesi dell’Unione europea e non solo», e come negli ultimi anni siano cresciute esponenzialmente le violenze, sia fisiche, sia verbali, dovute all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
«In questi giorni, in cui si ricorda l’orrore e la vergogna dei campi di concentramento e dell’Omocausto -si legge nella nota -, che causò lo sterminio di migliaia e migliaia di gay e lesbiche, non bisogna dimenticare che esistono ancora luoghi, nel mondo, dove la comunità LGBTQ+ è perseguitata e rinchiusa in “campi di rieducazione” fisici, come nel caso della Cecenia, ma anche psicologici, come nel caso di tutti quei paesi dove vengono applicare le cosiddette “terapie di conversione”».
Per questo motivo le associazioni si rivolgono «ai Consiglieri e alle Consigliere del Consiglio regionale della Valle d’Aosta» chiedendo «di iniziare a lavorare, al più presto, per l’approvazione di una legge regionale, sull’esempio di Emilia-Romagna, Toscana e altre».
«Un disegno di legge, a firma della consigliera Daria Pulz (ADU VdA) e del consigliere Roberto Cognetta (all’epoca MOUV’), era già stato presentato, alla fine del 2019, e attendeva di essere discusso in Commissione: poi il Governo è caduto e anche quel tentativo è rimasto incompiuto. Il periodo, legato alla pandemia, è sicuramente difficile e drammatico, per molte categorie di persone. Ma questo non deve far calare l’attenzione rispetto alla tutela di tutte e tutti. Il benessere delle cittadine e dei cittadini – concludono – non può mai passare in secondo piano, perché è diritto di tutte e di tutti poter vivere liberamente sé stessi senza paure di stigma, discriminazione, violenze».
Omolesbobitransfobia: perché serve intervenire
E’ la paura, o più spesso l’ignoranza e il rifiuto che spesso portano alla violenza nei confronti dell’altro, del diverso, delle persone omosessuali (gay e lesbiche), bisessuali o transgender.
Secondo l’Eurepean Union Agency for Fundamental Rights i dati che emergono dal rapporto 2019 sono molto preoccupanti.
Dal rapporto 2019, relativo a un sondaggio rivolto alle persone LGBT+, emerge che in Italia:
il 62% degli intervistati evita di tenersi per mano con il/la proprio/a partner in luoghi pubblici;
il 30% di frequentare determinati quartieri per paura di essere aggrediti;
il 23% degli intervistati dichiara di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro;
il 32% afferma di essere stato molestato almeno una volta nell’ultimo anno;
solo il 16% ha trovato il coraggio di denunciare una violenza fisica o sessuale.
In territorio italiano i dati diffusi dalla Gay Help Line raccontano che nell’ultimo anno le violenze e gli abusi, pari al 25% delle segnalazioni, sono cresciute del 9% e, in particolare durante l’emergenza Covid-19, sono aumentate del 40% per gli adolescenti. Inoltre da una ricerca condotta nelle scuole emerge che su un campione di oltre 1500 studenti, oltre il 34% pensa che l’omosessualità sia sbagliata e il 10% che sia una malattia, mentre il 27% non vuole avere un gay come compagno di banco.
Su questi temi è intervenuto anche il premier Conte che ha invitato tutte le forze politiche a «convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale – ha detto- e una responsabilità sociale».
(re.aostanews.it)