Rifugiati: la storia dell’ivoriano Zie accolto da una famiglia di Pontey
Il giovane ha preso il diploma di operatore socio-sanitario e sogna di diventare infermiere
Rifugiati: la storia dell’ivoriano Zie accolto da una famiglia di Pontey
E il 26 giugno del 2016. Dopo un viaggio in motoscafo difficile e rischioso iniziato in acque libiche, Zie, ivoriano di 26 anni, sbarca a Lampedusa. Quella stessa sera, insieme a un gruppo di persone, il giovane africano prende il pullman che lo porterà in Valle d’Aosta due giorni dopo. Ed è proprio qui che ha inizio la sua seconda vita.
Il racconto
«Sono scappato dalla Costa d’Avorio non per povertà, perché io sono laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni e nel mio paese ero un insegnante di matematica. Sono andato via per la paura di essere imprigionato o ucciso, a causa delle manifestazioni pacifiste a cui partecipavo come componente del Front Populaire Ivoirien, per richiedere una libertà che ancora, in Costa d’Avorio, non ci è concessa» racconta Zie, sereno e felice della scelta fatta, seppure abbia dovuto superare molte difficoltà.
Dopo essere stato accolto dalla cooperativa Leone Rosso a Villeneuve e aver ottenuto, nel 2019,la protezione internazionale come rifugiato politico, Zie viene incluso nel progetto Sprar e inizia un anno di servizio civile. A questo punto sceglie di intraprendere un nuovo percorso professionale e diventare operatore socio sanitario.
«Perché vorrei avere un lavoro stabile e sicuro» spiega Zie. La fortuna, il destino o forse solo semplicemente il caso, lo fa incontrare con Antonella, oss all’interno degli ambulatori del Centro Dialisi del territorio. Da quel momento diventano quasi inseparabili e Zie trascorre molto tempo a casa di Antonella e di suo marito Elvis, a Pontey, per studiare e scambiarsi idee su progetti e ambizioni future. Si trasferirà da loro solo ad ottobre, con grande gioia dei coniugi.
La famiglia
«All’inizio – interviene Antonella– ci siamo fatti tante domande, perché non hai mai la certezza di sapere con chi hai a che fare. Poi però le cose sono accadute in maniera naturale e i miei tre nipotini sono stati un ponte per far sentire Zie a suo agio e per farlo aprire verso un mondo nuovo. Io e mio marito abbiamo sempre pensato che i figli siano, in realtà, un po’ figli di tutti. Noi abbiamo semplicemente aperto il nostro cuore, così come ci piacerebbe che venisse fatto con le nostre figlie, qualora si trovassero sole e in condizione di bisogno».
Tra cene interculturali, studio e compagnia, Zie supera l’esame per diventare operatore socio-sanitario, comincia il corso e le ore di pratica, interrotte momentaneamente a marzo a causa del lockdown. Nel frattempo, Zie decide di fare un altro passo avanti e inizia le pratiche per prendere la patente.
In suo aiuto arriva l’associazione Refugees Welcome Italia Aosta onlus che ha attivato una raccolta fondi per aiutarlo a coprire le spese burocratiche e, in seconda battuta, a trovare un veicolo di seconda mano per potersi muovere con maggiore libertà. La raccolta fondi si è conclusa nei giorni scorsi, raggiungendo la cifra di 789 euro. Zie sogna di potersi iscrivere, un giorno, a Scienze Infermieristiche e con i suoi grandi occhi neri, pieni di speranza tiene a ricordare che «siamo tutti persone che vivono sotto lo stesso cielo e guardano le medesime stelle»
(rossella scalise)