Coronavirus: tsunami sulla sanità e la curva del contagio fatica a diminuire
La direzione strategica dell'azienda Usl ha tracciato il bilancio di un anno fortemente condizionato dall'emergenza Covid-19.
Coronavirus: uno tsunami sulla sanità, la curva del contagio fatica a diminuire.
Scusata l’assenza dell’assessore alla Sanità Roberto Barmasse, finalmente guarito dal Covid e tornato ai tanti impegni, il Commissario dell’azienda Usl Angelo Pescarmona ha tracciato il bilancio di un anno di sanità pubblica sul quale pesa, è superfluo sottolinearlo, l’emergenza sanitaria.
«Siamo stati investiti da uno tsunami che ha investito l’intero Paese, che ha cambiato le relazioni interpersonali e che speriamo, entro la fine dell’anno prossimo, possano tornare come prima» – ha precisato il dottor Pescarmona –.
L’Emergenza Covid ha determinato una situazione di massima flessibilità della struttura ospedaliera; dal 5 marzo al 2 aprile, da una presenza Covid pari a zero, si è passati a 169 ricoverati nei reparti convertiti Covid, con punte di 197 pazienti.
Ad aprile, siamo arrivati ad avere il 46% dei posti letti dedicati al Covid che hanno determinato la disponibilità totalmente dedicata non solo dei professionisti della sanità ma dei tecnici e degli amministrativi.
Tutti hanno rimesso in discussione il proprio ruolo in azienda per adeguare l’offerta alle necessità di un nuovo tipo di assistenza.
Dopo la tregua concessa dall’estate, è arrivata la seconda ondata di ottobre, «non arrivata ai picchi di aprile, a metà ottobre, vi erano 92 posti letto Covid occupati.
Attualmente siamo in fase di stasi – la curva fa fatica a diminuire ulteriormente».
Alla data di ieri, martedì 29 dicembre, i posti letto Covid disponibili erano 10 in Rianimazione, 83 nei reparti Covid del Parini, 60 all’Isav di Saint-Pierre e 22 all’ospedale da campo.
I posti letto no Covid disponibili sono 25 per gli intensivi, 250 per gli acuti, 39 per lungodegenza e riabilitazione e 15 in day hospital, per complessivi 329 posti.
Il Commissario dell’azienda Usl ha sottolineato l’impegno delle USCA – Unità Speciali di Continuità Assistenziale – che nella prima parte dell’emergenza hanno erogato 2800 prestazioni; nel secondo periodo, con le unità raddoppiate rispetto allo standard previsto dai protocolli del ministero, le prestazioni sono state 8 mila 600.
«Un modello di presa in carico territoriale da mantenere e da implementare ancora» – secondo il Commissario dell’azienda Usl Pescarmona -.
Il Dipartimento di Prevenzione
«La riorganizzazione quotidiana delle competenze ha certamente messo in evidenza delle criticità ma ha anche evidenziato grandi capacità di collaborazione e di resilienza – ha commentato il direttore sanitario dell’azienda Usl Maurizio Castelli -.
L’area della prevenzione ha inizialmente affrontato grandi cambiamenti: da un giorno all’altro abbiamo dovuto sospendere le vaccinazioni per l’infanzia e gli screening.
Da pochi operatori, siamo passati in poco tempo a 40 persone impegnate a tracciare persone malate e contatti stretti e al monitoraggio, per limitare gli accessi in ospedale.
L’attività vaccinale è ripresa da giugno e con grande sforzo abbiamo recuperato buona parte dell’arretrato, anche grazie alla collaborazione con i pediatri di libera scelta.
In questo momento le vaccinazioni sono uno strumento fondamentale; se l’11 marzo le abbiamo sospese, per il futuro non si potrà fare.
Gli screening sono ripresi e hanno recuperato il gap; è fermo lo screening del colon retto; riprenderemo con il nuovo anno».
Il Dipartimento di emergenza
Il dottor Luca Montagnani, coordinatore per l’emergenza, è intervenuto in qualità di direttore del Dera, Dipartimento Emergenza, Rianimazione e Anestesia, uno dei dipartimenti più impegnati durante l’emergenza sanitaria.
«Penso che il dipartimento ha svolto in modo egregio il suo ruolo.
La SS Emergenza e Cus diretta dal dottor Luca Cavoretto ha portato avanti un lavoro notevole, garantendo emergenze ordinarie e quelle legate al Covid.
E’ stata istituita una sala Covid dedicata, e gran lavoro è stato effettuato, con i volontari, per il trasporto di pazienti positivi, per le dimissioni e per il trasporto dei tamponi verso altre regioni.
La struttura si è occupata anche della realizzazione del drive in con la collaborazione dell’Esercito e tra aprile e giugno si è occupata di tamponi e screening. L’emergenza ha impattato fortemente anche sul Pronto Soccorso diretto dal dottor Stefano Podio – ha proseguito il dottor Montagnani –
Il Pronto Soccorso ha avuto una riduzione del 60/70% di accessi ordinari; sono praticamente spariti i codici bianchi mentre a luglio e agosto l’attività è tornata normale, con accessi come in tempo pre Covid.
La Struttura Anestestia e Rianimazione ha aperto l’ex area Utic per arantire 10 posti in più in Rianimazione e l’attività della Rianimazione si è spinta fino a 35 posti, occupando anche l’area reveil e le sale operatorie, escludendo soltanto la nuova sala operatoria ibrida».
Il picco è stato di 29 ricoverati.
26 pazienti ricoverati in rianimazione sono deceduti.
«Nella seconda fase, abbiamo mantenuto 32 posti di terapia intensiva, garantendo al tempo stesso l’apertura di 3 sale operatorie.
Il numero massimo dei ricoverati, a oggi è stato di 18, con una fase di degenza molto più lunga però.
Infine, il dottor Montagnani ha voluto ricordare i 378 decessi, «rinnovo le condoglianze alle famiglie e vorrei chiudere l’anno con una nota positiva, pensando a domani mattina e cioè all’avvìo della vaccinazione Anti-Covid.
L’ospedale Umberto Parini
«L’ondata Covid ha impattato enormemente sui pazienti cosiddetti puliti – ha spiegato la direttrice dell’ospedale di Aosta Chiara Galotto –
I ricoveri ordinari del Dipartimento delle Medicine sono crollati per due motivi: meno gente si è recata in Pronto Soccorso e le prestazioni rinviabili sono state rinviate.
Il picco si è avuto nel mese di aprile.
55 pazienti sono passati nel reparto di Rianimazione – ha detto la dottoressa Galotto -. Complessivamente, compreso l’Isav di Saint-Pierre, ci sono state 7400 giornate di degenza; di queste 740 sono state in Rianimazione. Un numero enorme, fortunatamente, con nessuna altra patologia acuta, il 10% dei pazienti finisce in Terapia Intensiva.
La querelle sui ‘falsi positivi’
I toni della conferenza stampa si sono accesi sulla questione comunicazione istituzionale rispetto alla vicenda dei pazienti risultati positivi al Covid, forse a causa di un problema tecnico.
Il commissario dell’azienda Usl Angelo Pescarmona ha puntato il dito contro «un giornalismo dai toni scandalistici» riferendosi alla vicenda dei vecchi letti «che non valevano neppure un euro e per i quali siamo stati tracciati come degli scellerati che distruggevano letti che potevano essere usati» e per la falsa notizia relativa agli aumenti di stipendio della dirigenza.
Smorza i toni il direttore amministrativo Marco Ottonello che ha parlato di «un incidente. Chi non lavora non sbaglia. Solo ieri abbiamo avuto la relazione con i dettagli di cosa è successo. Forse si è trattato di un problema tecnico per il quale potremmo rivalerci sul fornitore».
Dall’azienda Usl, arriva una nota di precisazione.
«In merito all’impiego del termine “inezia” da parte del sottoscritto (il Commissario, ndr), durante la conferenza stampa di oggi, si precisa che tale espressione era riferita al singolo evento rispetto al volume di informazioni fornite in risposta ad una domanda di un giornalista.
L’evento in questione (la rilevazione di falsi positivi Covid) è stato gestito in applicazione dei protocolli specifici definiti ‘incident reporting’.
La Direzione ha avviato un’istruttoria interna per definire le cause dell’incidente e per individuare eventuali profili di responsabilità.
Con l’occasione si rinnovano le scuse nei confronti delle persone interessate e si assicura la piena disponibilità della Direzione strategica, come si sta già facendo, a garantire la massima assistenza e supporto alle persone ed alle famiglie interessate dall’evento».
Nella foto in alto, l’ospedale regionale Umberto Parini in una foto d’archivio.
(cinzia timpano)