“Falsi positivi”, testimonianza: «Mia moglie è rimasta 5 ore nel reparto con pazienti Covid»
Parla il marito di una paziente testata domenica, quando «un errore tecnico del software del laboratorio analisi» ha causato numerosi "falsi positivi"
“Falsi positivi”, testimonianza: «Mia moglie è rimasta 5 ore nel reparto con pazienti Covid».
«Speriamo che questa storia si concluda con solo una forte arrabbiatura va…». Parla Aldo Carnevaletti, marito di una dei “falsi positivi” refertati dal laboratorio dell’Ospedale Parini di Aosta nella giornata di domenica 27 dicembre. La donna, infatti, è uno dei 16 pazienti che già si trovavano in ospedale per altri motivi e che, a seguito di tampone positivo, erano stati spostati nei reparti Covid del nosocomio regionale.
Aggiunge Carnevaletti: «Mia moglie è stata per circa 5 ore nel reparto Covid con altri pazienti che realmente erano positivi. Lei ha tenuto la mascherina, c’erano le distanze, però…».
La vicenda
Poi riassume la vicenda: «Lei si era rotta il braccio e doveva essere operata lunedì. Quindi domenica era stata sottoposta a tampone. Ci avevano detto di guardare il Fascicolo sanitario elettronico per l’esito e noi siamo stati tutta la sera a controllare. Però non è arrivato nulla, quindi lunedì ci siamo presentati per l’operazione».
Tuttavia, qualche ora dopo, «ci siamo sentiti per telefono. Mia moglie mi ha detto che il tampone era risultato positivo e che la trasferivano in un reparto Covid. Lei però non aveva nessun sintomo, quindi già avevamo qualche dubbio. Nonostante fosse tra i primi per l’operazione, solamente alle 15.30 l’hanno portata in sala operatoria».
E proprio mentre la operavano, continua il marito, «mi è giunta voce che tra i test eseguiti domenica in realtà c’erano tanti negativi. Dopo l’operazione mi risulta che volevano spostarla in una sorta di reparto “grigio” (quindi con gli altri “falsi positivi” ndr). Io però non ho più avuto notizie fino alle 22, quando mi ha chiamato una dottoressa per dirmi che l’operazione al braccio era andata bene e che mia moglie era tornata in ortopedia. Il problema è che da quando è stata operata lei non ha più nulla: vestiti, cellulare e documenti. Penso che qualcuno li abbia presi per disinfettarli visto che erano stati nel reparto Covid. Ma se sono contaminati il telefono e i vestiti, lei non lo è? Io altro non so perché lei, non avendo il cellulare, non può contattarmi».
L’isolamento
Nel frattempo, sempre nel corso della giornata di lunedì, Carnevaletti era stato chiamato da «infotamponi che mi ha detto che avrei dovuto fare il test tra qualche giorno. Poi mi ha chiamato la Protezione civile per informarmi del fatto che sarebbe arrivata l’ordinanza del sindaco in quanto ero un contatto stretto di un positivo». E martedì, infatti, l’ordinanza di isolamento domiciliare è arrivata. Allora, sapendo del risultato errato del tampone della moglie, «ho chiamato in Comune, in Protezione civile e l’Ausl – continua Carnevaletti -. Alla fine ho trovato la Protezione civile di Aosta. Mi hanno detto che ero libero e che l’ordinanza non era valida».
E sempre nella giornata di ieri, «grazie a una dottoressa o a un’infermiera – aggiunge -, sono riuscito a parlare con mia moglie. Mi ha detto che forse domani la fanno uscire e che, tra 5 giorni (di isolamento domiciliare ndr), le faranno un altro tampone. Ma il problema è come fare? Lei ha un braccio bloccato. Io a casa la devo aiutare, non posso evitare di avvicinarmi. Quindi anche io rimarrò in isolamento per 5 giorni con lei, sperando che nessuno di noi abbia il Covid. Lei non ha mai fatto un secondo tampone per dire che era negativa. Ora spero che possa rimanere in ospedale almeno un altro giorno e che le facciano un altro tampone e prima di tornare a casa».
Anche perché «io ho un problema alle coronarie, sono un soggetto a rischio. Stiamo vivendo molto male questa situazione. Tra l’altro per avere la conferma che lei in realtà era negativa ho dovuto chiamare io l’Ausl. Nessuno mi aveva avvisato ufficialmente».
I chiarimenti dell’Ausl sul caso “falsi positivi”
Sono 61 i casi falsi positivi al coronavirus riscontrati dall’Usl della Valle d’Aosta: 45 pazienti esterni a domicilio e 16 pazienti interni che erano in ospedale per altri motivi e che in primo momento sono stati trasferiti nei reparti Covid.
Lo ha fatto sapere l’azienda sanitaria valdostana, secondo cui la causa è «un errore tecnico del software del laboratorio analisi dell’Ospedale Parini di Aosta avvenuto nella giornata del 26 dicembre 2020, dovuto ad una di interruzione del segnale di rete». Per questo «si è verificata un’alterazione dei parametri di analisi, facendo sì che il sistema rilevasse anche basse fluorescenze inducendo il riscontro di false positività».
Lunedì 28 dicembre «tutti i dati delle sedute coinvolte sono stati opportunamente rianalizzati».
(f.d.)