Dai palchi della musica alle corsie del reparto Covid: la storia di Dario dei dARI
Dieci anni fa lo SpazzaTour l'ultima ribalta importante sulla scena della musica italiana, ora Dario Pirovano è infermiere alla clinica di Saint-Pierre
Dai palchi della musica alle corsie del reparto Covid: la storia di Dario dei dARI.
Dieci anni fa lo SpazzaTour l’ultima ribalta importante sulla scena della musica italiana, ora Dario Pirovano è infermiere alla clinica di Saint-Pierre.
Capelli fluo, visi dall’incarnato chiaro, trucco punk, canzoni emo-pop e suoni elettrici hanno lasciato il post a cuffia, mascherina, tuta bianca e al suono dei ventilatori. Da
Dario Pirovano
rio Pirovano, leader dei Dari, la band aostana che ha dominato il panorama musicale dei primi anni 2000 e che lo scorso anno ha ufficialmente dichiarato di «Prendersi una pausa a tempo indeterminato», è sceso dal palco per entrare in corsia.
Infermiere, sta lavorando nel reparto Covid della clinica di Saint-Pierre. Il successo per i Dari è arrivato nel 2007 grazie alle loro hit, da Wale (Tanto Wale) e Tutto regolare,10 anni fa l’ultimo grande tour della band, lo SpazzaTour.
Dario non ha mai smesso di suonare la chitarra e di cantare.
Lo SpazzaTour e gli anni del successo
«Lo SpazzaTour è stato il primo tour nei teatri italiani, in piena promozione del secondo album pubblicato da Emi In Testa. Ricordo con piacere le apparizioni televisive su Mtv a Trl, gli eventi estivi di Battiti live e Company Contatto, il secondo posto di Cercasi AAAmore al Coca-Cola Summer festival, gli Mtv Music Award, dove ci veniva consegnato da Chiara Ferragni il nostro secondo premio come Best Look, dopo aver già ricevuto il primo come Miglior Gruppo Emergente sia agli Mtv Awards che al Wind Music Festival. In questo vortice di eventi portavamo dal vivo nei teatri le nostre canzoni, con una produzione multimediale dello spettacolo che ha richiesto un grande impegno organizzativo, ma che ci ha regalato delle soddisfazioni irripetibili. Siamo partiti da Aosta per poi toccare diverse città italiane tra cui Torino, Vercelli, Milano, Roma, Montecatini, Napoli, Bari, Reggio Calabria. Il 2010 è stato un anno veramente intenso, sempre in viaggio e carico di quella vita che avevamo sempre sognato».
La pausa
Dopo anni di successi, qualcosa si spezza. Ma il cantante è un ragazzo tosto e combattivo, consapevole di avere avuto molto dalla vita. Se potesse parlare con Dario di dieci anni fa, avrebbe tante cose da dirgli?
«In realtà quello che gli direi, è quello che gli dico ancora oggi: di non arrendersi, di preoccuparsi meno perché non si può essere sempre al top, di divertirsi come quando era agli esordi e di fidarsi meno. Quando vai veramente forte ti ritrovi catapultato in una realtà dove tutti sembrano amici e nello stesso tempo devi gestire gli haters e i nani, quelli che ti si attaccano alla giacca e vorrebbero buttarti giù con tutte le loro forze. Se potessi tornare indietro con la consapevolezza e l’esperienza di oggi, rivivrei le stesse situazioni, ma in maniera diversa».
La musica continua a fare parte della sua vita, nonostante i Dari si siano presi una pausa dal palcoscenico.
«La musica è scritta nel mio Dna. Sto lavorando su differenti nuovi brani Dari e collaboro con produttori diversi su canzoni che non ho ancora deciso se saranno Dari o Dariø Attack (il suo pogetto solista, ndr). Dopo l’esperienza come autore per Benji & Fede con Amore Wi-Fi, premiata disco d’oro e presente in un album doppio platino, ho deciso di misurarmi anche in questa veste autore proponendo i miei brani ad altri artisti. Ho partecipato come autore in un brano per Jams una serie tv Rai per ragazzi».
I ricordi dei giorni in cui i Dari erano considerati delle star hanno prodotto tanti ricordi, che riaffiorano vividi nella mente di Dario. Senza nascondere degli amari rimpianti. «Il ricordo più bello è quando ho firmato per la prima volta un contratto discografico, non ero più il solo a credere in quello che stavo facendo e sentire il pubblico che canta insieme a te e si diverte, è impagabile. Si ho dei rimpianti su scelte che sembravano giuste in quel momento ma che poi si sono rivelate sbagliate».
Gli studi da infermiere e il reparto Covid
Dario Pirovano dopo la vestizione per entrare nel reparto Covid della clinica di Saint-Pierre
Dario non è solo un cantante e un musicista, ma ha anche proseguito gli studi universitari laureandosi in scienze infermieristiche. Una scelta che si rivelerà vincente.
«Quando la musica non mi dava ancora da vivere ho deciso di laurearmi e cominciare a fare questo lavoro. Dopo due anni da infermiere, dove alternavo i turni in ospedale al lavoro in studio di registrazione, finalmente le cose hanno iniziato a girare bene e quindi ho seguito i miei sogni anche se sapevo che la strada da percorrere sarebbe stata tutt’altro che facile».
Il periodo che stiamo vivendo sta sottoponendo il personale sanitario a una mole di lavoro gigantesca e Dario è in prima linea nella lotta al Covid-19, anche se non ha smesso di immaginare il suo futuro sul palcoscenico. «Sì, è un periodo difficilissimo, ci troviamo in una situazione tragica che coinvolge tutto il pianeta. Non vivevamo una circostanza di questa portata dalla II Guerra Mondiale. Il personale sanitario è oberato di lavoro, io vivo questa situazione alternando la volontà di fare quello che è giusto con la speranza di tempi migliori. Mi piace pensare che sia una parentesi che finirà presto. Il 2020 ce lo ricorderemo, la pandemia ci ha segnato profondamente».
Un artista, dunque, ma anche un operatore sanitario, che riesce a coniugare due lavori tanto diversi quanto delicati. «In questo momento della mia vita penso a un futuro a breve termine, progetti da realizzare a scadenza breve. Coniugare mestieri diversi non è semplice, dipende come in tutte le cose dalla motivazione che ci spinge».
Esce spontaneo un appello coraggioso e profondo, ancora più importante perché fatto da chi sta vivendo la pandemia dall’interno.
«Voglio fare un appello alla coscienza di tutti, mi rattrista molto vedere che anche in una situazione così grave non si riesca a fare gioco di squadra e a pensare al bene comune. Credo che le carte in regola per uscire da questa emergenza ci siano e grazie all’impegno di tutti e alla responsabilità collettiva potremo tornare alla vita normale, a goderci i concerti, la musica e l’arte. Inoltre, dato che a causa del lockdown abbiamo più tempo da trascorrere a casa anche per ascoltare musica, io spassionatamente mi sento di consigliarvi Dari».
(rossella scalise)