Consiglio Valle, Spelgatti (Lega): «La sanità valdostana paga anni di abbandono»
La consigliera regionale del Carroccio ha chiesto lumi sull'invio dei dati all'Istituto superiore di sanità
Consiglio Valle, Spelgatti (Lega): «La sanità valdostana paga anni di abbandono».
«La Valle d’Aosta è sempre in difficoltà: questo significa che la nostra regione non era pronta ad affrontare la seconda ondata, malgrado si sapesse da tempo che sarebbe arrivata. Bisognava lavorare alacremente, dalla primavera in avanti, per prepararsi: si è costruita una scuola in tempo record, mentre i lavori di realizzazione del fabbricato a servizio l’ospedale non sono nemmeno partiti». Lo ha detto la consigliera regionale Nicoletta Spelgatti nel corso dell’adunanza del Consiglio Valle.
L’esponente del Carroccio ha presentato un’interpellanza sull’invio dei dati all’Istituto superiore di Sanità. Spelgatti ha stigmatizzato: «Il ritorno della Valle d’Aosta sui giornali nazionali a seguito delle dichiarazioni del presidente dell’Istituto superiore di sanità circa la difficoltà a raccogliere e trasferire dati sul contagio, che rappresenta uno dei parametri per cui la nostra regione è rientrata in uno scenario di rischio elevato. Non è la prima volta che un problema di invio di dati a Roma crea dei gravi danni per la nostra sanità: un’analoga situazione si era verificata nella scorsa Legislatura, facendo risultare la Valle d’Aosta inadempiente ai Livelli essenziali di assistenza. Ora che siamo in zona rossa, la Giunta vuole risolvere questa criticità e indagare approfonditamente sulle responsabilità per tutte le disfunzioni nel sistema che hanno creato danni di dimensioni incalcolabili? Qual è l’iter di raccolta e invio dei dati?».
La risposta
L’assessore alla sanità, Roberto Barmasse, ha risposto che «si è provveduto a un progressivo adeguamento, presso l’Azienda USL, del numero di operatori dedicato alla raccolta dati e immissione sulla piattaforma regionale della Protezione Civile e su quella dell’Istituto superiore della sanità: attualmente operano oltre 20 persone allocate presso la sede di Quart, o alla Scuola Infermieri di Aosta. Un numero congruo di questi operatori è dedicato in via esclusiva all’inserimento dei dati sulla piattaforma dell’Iss: ciò ha permesso un recupero della quantità di dati inviati (dal 19,8% al 48,2%), e si ritiene che gli stessi possano raggiungere in tempi brevi la soglia minima (60%) richiesta dall’Istituto per soddisfare l’indicatore specifico».
«L’inserimento dei nuovi casi positivi sul portale Covid regionale – ha proseguito l’assessore – viene fatto da parte di personale della CUS 118, a cui arriva il referto da parte del laboratorio, quindi segue la comunicazione di positività all’interessato, la presa in carico del soggetto positivo che è posto in isolamento da parte degli operatori di sanità pubblica, finalizzata in particolare a individuare i contatti stretti e porli in quarantena nonché individuare ulteriori contati stretti sia in ambito sociale che lavorativo asintomatici per limitare la diffusione del contagio. L’inserimento di tutti nuovi casi positivi sul portale Iss avviene a cura di un medico, con verifica delle cartelle cliniche dei ricoverati e dei deceduti mediante il sistema Trakcare. La raccolta dei dati avviene giornalmente e riguarda tutti i nuovi casi sia ospedalizzati che a domicilio, che dei deceduti, con raccolta sistematica dei parametri previsti da ISS, ovvero data inizio sintomi, data referto tampone, data guarigione, stato clinico, terapia e altri ancora. Tali dati vengono poi integrati da parte dell’Assessorato sanità con altre informazioni di natura epidemiologica richieste per il report settimanale dell’ISS. Questi ultimi dati vengono inseriti sulla piattaforma ISS stessa e su specifici link con periodicità giornaliera, settimanale e mensile».
La difficoltà di raccogliere e trasferire dati sul contagio, ha concluso Barmasse, «è uno tra i 21 parametri per cui la Valle d’Aosta rientra in uno scenario di rischio elevato, certamente non è l’unico e non è stato questo il motivo principale per cui la Valle d’Aosta è stata inserita in zona rossa. Il ritardo e l’incompletezza dei dati è stata originata dall’esplosione di casi e non a responsabilità specifiche del sistema: al 3 settembre la regione dall’inizio della pandemia aveva 1246 casi, al 16 novembre si è passati a un totale di 5345 casi con un aumento quindi di 4099 casi. La verità è che si è in zona rossa soprattutto perché la Valle d’Aosta ha un’incidenza cumulativa a 7 giorni di 624,7 per 100.000 abitanti (report del 13 novembre), la più alta in Italia insieme alla Lombardia, rispetto a una media nazionale di 304,16 per 100 mila abitanti, e che alla luce di questi dati – allarmanti soprattutto quelli della settimana compresa fra il 12 ed il 19 ottobre – non potevano che essere prese misure fortemente restrittive per cercare di contrastare un contagio apparentemente inarrestabile».
La replica
«Di fatto la Valle d’Aosta è sempre in difficoltà – ha tuonato Spelgatti -. Questo significa che la nostra regione non era pronta ad affrontare la seconda ondata, malgrado si sapesse da tempo che sarebbe arrivata. Bisognava lavorare alacremente, dalla primavera in avanti, per prepararsi: si è costruita una scuola in tempo record, mentre i lavori di realizzazione del fabbricato a servizio l’ospedale non sono nemmeno partiti. Vogliamo darci delle priorità? Il problema dei dati lo conosciamo da tempo: oggi purtroppo siamo il fanalino di coda in tutte le graduatorie. I dati in sanità sono fondamentali non solo per trasmetterli a Roma ma per organizzare il nostro sistema sanitario. Tutto è stato rimandato e si viaggia a vista: non è questo il modo di operare. La sanità valdostana oggi piange, ma non facciamo altro che raccogliere i frutti di anni di abbandono».
(f.d.)