L’Inps revoca la cassa integrazione: operai agricoli disperati fanno ricorso al Tar
"Tragica situazione" la definisce la Uil. Chiesta la restituzione di somme anche di 15 mila ciascuno per un totale di 200/300 mila euro
Richieste di recupero crediti fino a 15 mila euro – per un totale di circa 200/300 mila euro -, che stanno gettando nella disperazione un centinaio di lavoratori agricoli e le rispettive cooperative.
È una situazione surreale e a dir poco drammatica quella che si trovano ad affrontare gli operai agricoli delle cooperative rossonere. E’ quanto riporta Gazzetta Matin in edicola lunedì 9 aprile.
Il fatto
La questione riguarda la concessione della CISOA (la cassa integrazione salariale agricola), concessa dall’Inps dal 2016 al 2018 per un totale, appunto, di circa 200 mila euro. Peccato che ora, in pieno periodo di pandemia, lo stesso istituto nazionale di previdenza sociale abbia inviato ai malcapitati degli avvisi di accertamento di somme indebitamente percepite. In queste, l’Inps sottolinea che «a seguito di verifiche» i pagamenti ricevuti nel periodo contestato «non sono dovuti» per diversi motivi. Per prima cosa, «il provvedimento di autorizzazione non è stato emesso dall’Organo legittimato».
Inoltre, in due sedute del dicembre 2019, la «competente commissione x art. 4 Legge 457/1972)» ha «respinto le domande a suo tempo presentate» dalle diverse ditte. Qui i motivi sono tre: l’Inps, infatti, avrebbe «riscontrato una evidente carenza di spiegazione nella relazione tecnica, una ciclicità di richiesta di Cassa», nonché il fatto che «l’Azienda richiedente non è legata a variazioni di tipo culturale». Da qui l’ingiunzione di pagamento, «entro 30 giorni dalla notifica della presente comunicazione».
Richiesta di restituzione
Peccato che gli importi, come detto, varino dai 7 ai 15 mila euro a persona. Ovviamente viene concessa la possibilità di «concordare un piano di recupero», ma nel frattempo l’Inps ha comunque provveduto a «compensare le somme indebite con eventuali crediti per prestazione di cui lei fruisce o delle quali verrà a beneficiare in futuro, mediante trattenuta diretta nei limiti consentiti dalla normativa vigente».
Nel caso in cui non arrivasse il rimborso, l’Inps è tenuto «per legge al recupero coattivo dei propri crediti».
Ricorso al Tar
Insomma, a zona rossa appena attivata, il pignoramento di un quinto dello stipendio sarebbe un’ulteriore mazzata sulle teste degli operai, nonché sulla sopravvivenza delle cooperative, che si sono prontamente rivolte a un legale per preparare un ricorso al Tar avverso a tale provvedimento.
La denuncia
«A causa di una presunta mancata procedura amministrativa ci ritroviamo in questa tragica situazione – esclama la segretaria della Uil Valle d’Aosta, Ramira Bizzotto -. Ci siamo già attivati anche con il nostro avvocato per sostenere l’azione di lavoratori e cooperative, ma è la prima volta che mi trovo di fronte una situazione del genere».
Bizzotto entra poi nei dettagli. «Le cooperative, come sempre, avevano fatto richiesta di cassa integrazione per gli operai agricoli – ricorda Bizzotto – e questa era stata concessa. Peccato che poi ci sia stato un malfunzionamento, non si capisce bene di quale natura, da parte della commissione convocata per deliberare in tal senso. Ora l’Inps ha così deciso di richiedere indietro i soldi, facendo pervenire documenti di recupero crediti che vanno dai 7 ai 15 mila euro, peraltro dopo aver messo in mora le cooperative stesse. Mi sembra una cosa assurda, che avrebbe potuto essere, eventualmente, bloccata sul nascere nel 2016 e non trascinata a distanza di quattro anni, peraltro in un periodo di difficoltà che tutti ben conosciamo».
(alessandro bianchet)