Coronavirus, l’appello dell’infermiera Monique: «continuate a credere in noi»
Monique Binel ha scritto una lunga riflessione dopo aver colto il clima di rabbia e di sfiducia che serpeggia tra la gente; qualcuno addirittura addìta gli infermieri come assassini. «Capisco la sofferenza, ma negare o cercare un colpevole a tutti i costi non è la soluzione»
Coronavirus: l’appello dell’infermiera Monique: «continuate a credere in noi».
E’ accorato l’appello di Monique Binel, infermiera da 13 anni che lancia un appello perchè «si creda ancora nel valore degli infermieri».
«Mi sono resa conto di un clima di sfiducia, forse di rabbia, di disagio che serpeggia e che sta raggiungendo livelli preoccupanti – commenta l’infermiera che per 11 anni ha lavorato in ospedale e da due anni lavora in bassa Valle, assistenza infermieristica domiciliare, nell’ambito del servizio di assistenza domiciliare integrata (Adi).
Io non ho vissuto in prima linea l’emergenza della scorsa primavera perchè ero in congedo maternità, ma le testimonianze dei colleghi non hanno bisogno di alcun commento.
Sono rientrata al lavoro da un po’ e adesso ascolto accuse inaudite, dal fatto di raccontare bugie, ai ricoveri da facciata.
Posso capire la sofferenza psicologica legata all’incertezza, ai numeri impazziti. Ma negare o cercare un colpevole non è la soluzione».
«In questi giorni in tutta Italia qualcuno danneggia le nostre macchine, imbratta i murales dedicati agli infermieri dopo la prima ondata. Ci accusate di raccontare bugie, di mandare in giro ambulanze vuote e fare ricoveri di facciata. A volte ci state dando degli assassini.
La cosa che fa più male è che non ci credete più» – scrive Monique sulla sua pagina FB.
«Non ci credete più quando vi diciamo che anche se muoiono di più gli anziani, a volte di covid muoiono anche i giovani.
Non ci credete quando vi diciamo che a tutti noi dispiace anche per loro, che sono i nostri nonni, i nostri vicini di casa, i nostri ex maestri elementari.
Non ci credete quando vi diciamo che, anche quando non ti uccide, il covid rende necessario il ricovero per una fetta consistente di pazienti e questo, oltre a essere un problema per loro, lo è anche per tutti gli altri ammalati, che rischiano di non trovare più posto.
Non ci credete quando vi diciamo che la mascherina non fa male, perché molti di noi le usano per ore e ore dal 1980 e perché una molecola di anidride carbonica è 100 volte più piccola dei buchini del tessuto.
Noi vi raccontiamo, vi spieghiamo, cerchiamo di farvi capire e voi non ci credete.
Noi infermieri siamo sempre gli stessi.
Siamo quelli che vi hanno tenuto compagnia mentre vi stavate addormentando prima di un intervento chirurgico, mentre l’anestesista vi diceva di contare all’indietro da 10.
Siamo quelli che vi hanno spiegato in cosa consisteva l’intervento, ancora un’altra volta.
Siamo quelli che di notte sono entrati 20 volte in camera a tirare un occhio al monitor, alla flebo, ai tubicini.
Siamo quelli che hanno tenuto d’occhio il vostro bimbo operato di appendicite, mentre correvate a farvi una doccia.
Siamo quelli che sono venuti a domicilio a prendersi cura di una vostra amica malata terminale, affinché avesse una morte dignitosa.
Siamo quelli che chiamate sempre per sapere cosa fare se avete saltato un antibiotico, se avete la pressione alta, se il vostro medico non vi risponde, se vi siete tagliati un dito.
Siamo sempre noi! Continuate ad avere fiducia e a credere nei nostri consigli, perché noi non siamo cambiati.
Credete in noi affinché noi possiamo ancora credere in voi. Credere nelle persone ci ha fatto scegliere questo lavoro e ci ha convinto che prendersi cura di voi sia veramente il lavoro più bello del mondo. Noi crediamo ancora in voi, voi non deludeteci».
Nella foto in alto, la foto simbolo della prima ondata, l’infermiera cremonese Elena Pagliarini (che poi fu contagiata) sfinita dopo un lungo turno di lavoro.
(c.t.)