Coronavirus, Montagnani: il lockdown in Valle d’Aosta è inevitabile
Regioni convocate dal premier Conte: la Valle d'Aosta rischia chiusura di bar, ristoranti e negozi
«Penso che un lockdown in stile marzo sia quasi inevitabile». Lo afferma a Gazzetta Matin con rammarico Luca Montagnani, coordinatore sanitario dell’emergenza.
«Certo si può decidere di salvaguardare qualche attività come le scuole, ma ormai la situazione è molto grave – prosegue Montagnani -. Esiste un documento dell’Istituto superiore di sanità che dice che superato l’1,5 di Rt bisogna andare in lockdown».
Oggi pomeriggio, martedì 3 novembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato le Regioni per comunicare le decisioni del Governo in merito a una ulteriore stretta dopo quella del 24 ottobre. Valle d’Aosta rischia un lockdown soft (non come quello dello scorso marzo) a causa del dilagare del contagio.
Venerdì 30 ottobre, in conferenza stampa, il presidente della Regione, Erik Lavevaz, aveva frenato sull’ipotesi di misure drastiche. «Stiamo cercando di contenere il più possibile il contagio – aveva detto -. Abbiamo fatto l’analisi analitica: se dai dati complessivi eliminiamo quelli relativi alle strutture, quasi tutti i comuni sono in una situazione da fase 3, quindi non intendiamo inserire ulteriori misure restruittive al momento, ma si valuterà nei prossimi giorni con l’andare della situazione. Nell’ultima settimana l’indice Rt è calato e l’aumento della curva è meno esponenziale rispetto alla settimana precedente. Questo comunque non significa che bisogna abbassare la guardia, anzi».
Il contagio dilaga
In Valle però il numero delle persone contagiate continua a salire così come quello dei ricoverati.
L’Istituto superiore di Sanità considera la più piccola regione italiana a «rischio elevato» di una trasmissione non controllata di Covid-19. L’indice Rt si avvicina pericolosamente al 2 (sabato era al 1,85).
Montagnani ammette che a tutti i livelli, in Italia come in Valle, «ci sono stati dei ritardi, che dipendono dalla battaglia che si è innescata dopo il lockdown tra le Regioni e il governo centrale. Io però mi occupo delle questioni sanitarie e, secondo il mio parere medico, probabilmente andavano prese prima alcune misure di contenimento, anche se non escludo che possano creare problemi socio-economici. Noi, comunque, dal punto di vista sanitario stiamo lavorando duro e siamo sul pezzo. E’ fondamentale evitare la saturazione dell’ospedale Parini».
(federico donato)