‘ndrangheta: Marco Sorbara resta ai domiciliari
Respinta dal Tribunale di Aosta l'istanza presentata dall'avvocato Sandro Sorbara
L’ex consigliere regionale Marco Sorbara, condannato a 10 in anni (in primo grado) nel processo Geenna su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, rimane ai domiciliari. Lo ha stabilito martedì 13 ottobre il Tribunale di Aosta respingendo l’istanza presentata dall’avvocato Sandro Sorbara. Lo riposta il settimanale Gazzetta Matin in edicola lunedì 19 ottobre.
L’istanza
Il difensore chiedeva «la totale rimessione in libertà» del fratello condannato per concorso esterno in quanto «non sussistono più esigenze cautelari che possano legittimare la privazione della libertà personale dell’imputato».
Nella sua instanza, l’avvocato difensore aveva invece evidenziato come «è venuto meno qualsivoglia pericolo di reiterazione del reato contestato» sia perché «l’organizzazione criminale di tipo mafioso che si assume aver operato in Valle è stata smantellata e i suoi componenti sono in carcere», sia in ragione del fatto che «Sorbara ormai non vanta più alcuna carica politica».
Quindi, per il suo difensore, l’ex consigliere regionale «non avrebbe neppure la possibilità di reiterare il reato contestato». Secondo la DDA di Torino, l’imputato – quando era assessore in comune ad Aosta – avrebbe consapevolmente agito al fine di agevolare il presunto Locale di ‘ndrangheta sgominato dai Carabinieri il 23 gennaio 2019.
La posizione del Tribunale
Secondo i giudici aostani (Marco Tornatore, Luca Fadda e Davide Paladino), però, «nei confronti di Sorbara è ravvisabile l’esigenza cautelare di prevenire il pericolo di recidivanza specifica».
Per i giudici aostani, «in merito alla dedotta insussistenza del pericolo di recidivanza specifica» perché tutti i membri del Locale sono sottoposti a misura cautelare e perché Sorbara non ha più cariche pubbliche, è una «situazione che verrebbe ovviamente meno in caso di revoca delle misure cautelari in corso».
Sempre nella sua istanza, l’avvocato Sorbara aveva sottolineato come Marco «Sorbara è stato sottoposto a un lungo periodo di detenzione carceraria e di detenzione domiciliare» e «ha sempre posto in essere una condotta di integrale rispetto dei canoni di legge e dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria».
Sul punto, nell’ordinanza notificata martedì 13 ottobre i giudici scrivono: «Il mero decorso del tempo in stato di custodia cautelare non costituisce di per sé fattore di automatica attenuazione, o ancor meno, di cessazione delle perduranti esigenze cautelari». Non solo, il Tribunale evidenzia anche come «l’insussistenza di trasgressioni alle prescrizioni imposte esclude semplicemente la necessità di eventualmente aggravare il trattamento cautelare in essere (con la custodia in carcere) e non rende certamente meritevole l’interessato della cessazione della misura in corso», cioè dei domiciliari.
L’avvocato Sorbara annuncia che impugnerà il provvedimento
Incassata la decisione del Tribunale di Aosta, l’avvocato Sandro Sorbara annuncia: «Proporrò un’impugnativa di questo provvedimento, perché si tratta di una motivazione che esprime una pericolosità giuridica. Si tratta di un principio che se sdoganato significa carcere a vita per un soggetto sottoposto a procedimento penale che riceve una prima sanzione, in questo caso nemmeno definitiva. Si dice che deve rimanere in carcere perché astrattamente potrebbe commettere altri reati».
Secondo il legale, nell’ordinanza «vi è una negazione dei principi cardine del nostro ordinamento in relazione al reinserimento sociale, qui addirittura in fase cautelare».
Gli altri imputati
Tutti condannati. Il 16 settembre il tribunale di Aosta ha accolto la ricostruzione dell’accusa nel processo Geenna sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta e condannato Antonio Raso a 13 anni di carcere, Nicola Prettico a 11 anni così come Alessandro Giachino, tutti accusati di associazione mafiosa. Dieci anni a testa per Marco Sorbara e Monica Carcea, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.
(federico donato)