Vallone Cime Bianche: oltre 10 mila firme per dire no all’impianto funiviario
Lanciata sul portale Change.org, l'iniziativa sta raccogliendo velocemente consensi
Lanciata a febbraio 2020 nell’ambito del progetto fotografico divulgativo“L’Ultimo Vallone Selvaggio”, la petizione pro bono intitolata “In difesa delle Cime Bianche. Diciamo NO al progetto funiviario nel Vallone!” ha raggiunto a fine settembre quota 10.000 firme. Lo rendono noto i promotori della petizione.
«Il nostro progetto fotografico di Conservazione, condotto come fotografi indipendenti, ha come obiettivo principale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito al pericolo corso sin dal 2015, e soprattutto in questi ultimi mesi, dal Vallone delle Cime Bianche – si legge in una nota -. Questa petizione contribuisce a evidenziare inequivocabilmente sia l’amore diffuso in generazioni di escursionisti e alpinisti per il Vallone, sia la grande visibilità ormai raggiunta da questa emergenza ambientale».
La petizione
Oltre 10 mila le firme raccolta sulla piattaforma Change.org.
«Occorre sottolineare come ogni firma sia stata automaticamente verificata, fornendo così un computo quotidiano facilmente verificabile e soprattutto numerabile con certezza prosegue la nota -. Un totale, un risultato, tuttora in crescita: un motivo di gioia per chiama una montagna ancora intatta e non interamente addomesticata, un monito per chi si è illuso di poter far passare “sotto silenzio” lo scempio di un’area protetta dalla più elevata normativa europea».
I Luoghi del Cuore
La petizione non è la sola a porre l’accento sul Vallone Cime Bianche. Infatti, il Censimento 2020 dei “Luoghi del Cuore” del FAI, il Fondo Ambiente Italiano, vede attualmente proprio il Vallone delle Cime Bianche al primo posto della classifica valdostana.
«Questi e altri risultati non sono altro che reiterate testimonianze di amore e attenzione da parte dell’opinione pubblica nazionale e internazionale, spesso fruitrice della Val d’Ayas come dichiarato in numerosissimi commenti in calce al voto, e assolutamente contraria a qualsiasi nefasto progetto funiviario che possa ridurre lo splendido e ancora intatto Vallone alla stregua del vicino e martoriato Vallone di Forca, o Bettaforca – concludono i promotori -. Un relitto stravolto, sacrificato sull’altare della cultura dello sci su pista, sempre avida di nuove risorse: nuovi boschi e pendii da sbancare, altra acqua preziosa da captare per l’innevamento artificiale, nuovi habitat da stravolgere».
«Il nostro auspicio è che simili progetti, ormai fuori tempo massimo da anni e assolutamente illegali nel caso di un’area protetta quale quella del Vallone, restino confinati ai pur costosi studi di fattibilità, e ai sogni di speculatori,affaristi e politici locali», concludono Marco Soggetto, Annamaria Gremmo e Francesco Sisti.
(re.aostanews.it)