Monte Emilius: tre valdostani aprono la nuova Via Giordi e la dedicano all’amico scomparso Maurizio Giordano
L'impresa è di tre militari valdostani: le guide alpine Valerio Stella e Stefano Cordaro e l'aspirante guida Lorenzo Di Francesco
Una nuova via sulla parete Est del Monte Emilius, in Valle d’Aosta. L’hanno aperta il 21 agosto di quest’anno, 2020, tre giovani valdostani, due guide alpine e un aspirante, tutte appartenenti al Centro Addestramento Alpino di Aosta.
Le guide alpine Valerio Stella e Stefano Cordaro e l’aspirante guida Lorenzo Di Francesco l’hanno chiamata”Via Giordi” , in ricordo dell’amico e collega Maurizio Giordano, morto l’11 luglio 2018 in Pakistan durante un tentativo di ascesa al GIV.
Si è conclusa alle 15 del 21 agosto l’avventura dei tre Istruttori militari di alpinismo. Per concludere il progetto di aprire la nuova via sulla grande e isolata parete Est del Monte Emilius sono stati necessari tre tentativi nel corso di tre anni. Ora la nuova linea percorre centralmente la parete, diventando la via più diretta per la vetta.
Via Giordi ha uno sviluppo di circa 500 metri e una difficoltà complessiva TD+/VII.
Si tratta di un itinerario alpinistico moderno che presenta spit nelle zone più compatte, ma necessita dell’utilizzo di protezioni veloci nei tratti in fessura.
Via Giordi presenta soste a spit con possibilità di calate in doppia corda fino a tre tiri dalla vetta, dove il percorso diventa meno diretto.
Via Giordi: un piccolo sogno lungo tre anni
Ecco il racconto di come è nato ed è diventata realtà il progetto di Valerio Stella, Stefano Cordaro e Lorenzo Di Francesco.
«Non ricordo quando Stefano (Cordaro, ndr) mi parlò per la prima volta della parete Est dell’Emilius ma potrei dire qualche anno fa – racconta Valerio Stella -. Dalla città di Aosta quella parete è invisibile. Provenendo dalla bassa valle, percorrendo la SS26, all’altezza di Nus la si intravede per qualche chilometro ma la distanza e la differenza di quota rendono difficile capire come possa essere. Solo arrivando alla base della stessa si iniziano ad apprezzarne lo sviluppo, l’ampiezza e la tipologia di roccia.
Nel 2017 Stefano ed io diventiamo Guide Alpine Valdostane e per festeggiare ci proponiamo di effettuare un primo tentativo. Stefano ha individuato una linea diretta su roccia all’apparenza sana che dal centro della parete sembrerebbe terminare proprio in vetta. L’idea è quella di aprire una nuova via con soste a prova di bomba e spit nei tratti dove non sia possibile proteggersi con chiodi o protezioni veloci (friends e nuts). In due la cosa sembrerebbe proibitiva ma fortunatamente decide di unirsi a noi Lorenzo, anche lui Istruttore Militare di Alpinismo presso il Centro Addestramento Alpino di Aosta, che risponde con incredibile entusiasmo al nostro invito.
Nel tardo pomeriggio del 8 agosto 2017 raggiungiamo il Ghiacciaio di Blantzette con zaini ciclopici ed esploriamo lo zoccolo della parete portando alla base del primo vero tiro di arrampicata il materiale necessario.
La sera decidiamo di scendere al Bivacco Menabreaz sull’onda delle felicità e passiamo una bellissima serata in un luogo incantevole. Il giorno successivo risaliamo percorrendo la traccia che porta al Col Peccoz e poi su dritti per la morena ripida e terrosa che ricorderemo per sempre perché ogni passo è uno sforzo importante …Riusciamo ad ultimare sette tiri di roccia solida e divertente.
Il tempo e le forze iniziano a ridursi inesorabilmente e decidiamo di posticipare la prosecuzione dei lavori. Mettere d’accordo tre persone e relative famiglie, mogli e fidanzate si rivela difficile e così giunge l’autunno con le sue temperature che impediscono di poter pensare ad un ritorno in parete. Tutto è rimandato all’estate successiva»
Tragedia in Pakistan
«A causa del crollo di un seracco lungo la via di ascesa al Gasherbrum IV, l’11 luglio del 2018 perde la vita in Pakistan Maurizio Giordano, nostro amico e collega – prosegue Stella -. L’evento è per noi devastante, un dolore tremendo che segnerà per sempre la nostra vita. Tutto perde di significato e solo a settembre ritroviamo un minimo di voglia di tornare in montagna.
L’8 settembre siamo di buon ora all’attacco e tutto sembra scorrere lentamente, troppo lentamente. La strategia adottata non è corretta, siamo troppo pesanti e riusciamo ad aggiungere solo un bel tiro di arrampicata a quelli aperti l’anno precedente. L’ombra ed un freddo pungente dissolvono in fretta la nostra debole motivazione di fronte ad un bellissimo quanto difficile diedro dove non riusciamo a salire, ci caliamo in doppia, raggiungiamo il bivacco e la mattina seguente nessuno ha più voglia di ripartire.
Nell’estate 2019 per un motivo o per un altro non riusciamo mai a trovare la data giusta per ripartire ed il progetto ci sembra a volte destinato a rimanere tale.
Come succede spesso negli ultimi anni, nel giugno e luglio 2020 vediamo scorrere almeno tre lunghe “bolle” anticicloniche con bel tempo stabile che sarebbe stato perfetto per il terzo tentativo. Siamo impegnati al lavoro e non riusciamo a sfruttarle con la consapevolezza di aver perso il momento migliore dell’estate»
Il terzo tentativo è quello giusto
«Il 21 agosto tutti gli incastri delle nostre tre vite sembrano allinearsi perfettamente – prosegue il racconto -. In questi tre anni molte cose sono cambiate. In luglio Lorenzo è diventato Aspirante Guida Alpina Valdostano ed abbiamo maggiore consapevolezza e tranquillità nell’affrontare quel tratto che ci sembrava impossibile due anni prima. Qualche giorno fa, Stefano e Stefania hanno depositato all’inizio del ghiacciaio gran parte del materiale più pesante nascondendolo sotto un grande sasso. A base parete ci accoglie un’alba stupenda, la temperatura è perfetta e con il primo sole un’onda di luce rossastra ci abbraccia. Scherziamo e ridiamo sui “leitmotiv” degli anni scorsi del tipo: «secondo me manca un solo tiro duro e poi spiana….» oppure «oggi sicuro usciamo in punta!..».
Conosciamo i tiri, scaliamo tutti con gli zaini alleggerendo solo chi si alterna in testa. Abbiamo il materiale per attrezzare la parte superiore ma nonostante i pesi in due ore e mezza siamo al punto dove abbiamo abbandonato nel 2018.
Sembra davvero di essere in un mare di roccia, la parete è larga ed ancora molto alta. Stefano parte super motivato e si dirige poco più a sinistra del diedro liscio dove non eravamo riusciti a salire scovandone un altro nascosto che riesce a scalare con non poco ingaggio. Dopo 30 metri e confessando di aver vissuto momenti di “tanta solitudine” nell’affrontare il tratto chiave delle via, riesce a fermarsi facendo sosta in un posto non proprio comodo per tre persone.
Non riusciamo ancora a vedere la fine della parete ed alcune costole laterali non ci fanno capire dove possiamo trovarci e quanto possa mancare. Ancora un paio di tiri non banali e poi finalmente il ritmo del primo di cordata inizia ad aumentare sensibilmente, sembra che abbiamo superato la delicata fascia rossa sommitale ma ormai siamo iper prudenti e nessuno si vuole lasciare andare a troppo ottimismo.
Continuiamo a cercare la roccia che ci sembra migliore tendendo leggermente verso destra fino a quando un grido di gioia ci sorprende e fa esplodere la felicità: siamo in vetta! Usciamo due metri sotto la Madonnina lungo la cresta Nord-Est “dei Curati” dopo aver scalato praticamente sempre al sole fuggendo dall’ombra nella quale sta ricadendo la parete.
Dagli appunti di Osvaldo Cardellina, alpinista profondo conoscitore dell’area Emilius-Becca di Nona, sembrerebbe che l’ultima via nuova salita su questa parete sia del 1975!
La linea che Stefano aveva tanto sognato si è realizzata esattamente come l’aveva pensata: diretta, su roccia prevalentemente compatta e distinta dalle poche classiche presenti.
La dedica
Senza che ci fossimo parlati in precedenza decidiamo di dedicare questa salita a Maurizio Giordano. Con l’imbrago ancora indossato conveniamo nel chiamarla “Giordi” e con gli occhi lucidi scriviamo un breve messaggio ed inviamo una foto ad Ornella, la mamma, che ci risponde felice come noi.
Con uno sviluppo di 500 metri circa ed una difficoltà complessiva di TD+/VII la via “Giordi” rimarrà per noi il ricordo di giornate indimenticabili vissute su una parete quasi dimenticata ricordando un amico eccezionale».
(re.aostanews.it)