Ghiacciaio Planpincieux, Comitato Val Ferret incarica due glaciologi
Il Comitato chiede in futuro di meglio ponderare scenari allarmistici
Il Comitato Val Ferret incarica i glaciologi Maggi e Orombelli «per analizzare la situazione del Ghicciaio Planpincieux e formulare un proprio autorevole parere, sulla base del quale avviare un confronto costruttivo per definire una corretta e ponderata lettura dei dati e degli scenari conseguenti – si legge in una nota -. Il tutto alla luce delle premesse che sempre campeggiano su ogni relazione ufficiale: Il fenomeno qui studiato è naturale, non è possibile prevederlo con certezza allo stato attuale delle nostre conoscenze! I danni e i disagi generati sono ad oggi invece ben noti e tristemente reali».
All’indomani della riapertura della Val Ferret dopo 72 ore di chiusura totale con tanto di persone sfollate, il Comitato Val Ferret esprime «soddisfazione per la completa riapertura della vallata, pur rimarcando la situazione di disagio e di ingenti danni che si è creata con l’allarmismo generato dalle dichiarazioni dell’imminenza del crollo di una porzione di 500.000 mc, cosa – fortunatamente – non avvenuta».
Il Comitato sottolinea che si tratta della «stessa imminenza che l’anno passato pareva dovesse portare al collasso di una porzione minore – circa 250.000 mc – poi anch’essa non avvenuta, ma che ha tenuto in “scacco” la valle per tutto l’autunno. Tale massa, definita settori A e B, si è nel frattempo in gran parte sgretolata e annullata senza lasciare traccia sul fondovalle».
Pur rispettando i fondamenti tecnici su cui si basano e si sono basate le scelte passate e recenti, il Comitato chiede «a gran voce di meglio ponderare nel futuro scenari allarmistici, le cui ripercussioni impattano negativamente sull’intero territorio di Courmayeur e non solo».
Il Comitato ricorda che « ad oggi il sistema di monitoraggio e conseguente allertamento semaforico a valle, oltre alla realizzazione di una viabilità emergenziale, con impegno di ingentissime risorse pubbliche, tarato sul potenziale distacco dei settori A e B – oggi già disgregatisi – non è servito. Tali opere sono risultate inadeguate di fronte al nuovo e diverso rischio paventato dell’imminente crollo dei citati 500.000 mc. Addirittura tali opere e manufatti risultano essere stati collocati nella zona rossa recentemente perimetrata».
(re.aostanews.it)