No agli alimenti serviti nella aziende agricole, Rete civica polemizza con Confcommercio: «nemica è la grande distribuzione»
Replica alle critiche del presidente Graziano Dominidiato puntualizzando che nessun pasto viene servito perché sono possibili solo degustazioni
No agli alimenti serviti nella aziende agricole, Rete civica polemizza con Confcommercio. «Nemici negozi non aziende agricole ma grande distribuzione».
Il botta e risposta
«È stupefacente la sortita polemica della dirigenza Confcommercio-Fipe della Valle d’Aosta nei confronti di due importanti disposizioni proposte alla luce del sole da Rete Civica a favore dell’economia rurale valdostana colpita dalla crisi economica e inserite nella recente legge 8/2020, per la palese infondatezza delle argomentazioni». Così il movimento Rete civica replica alle critiche del presidente di Confcommercio Graziano Dominidiato a proposito delle norme che consentono agli agriturismi attività di campeggio e di degustazione.
«La norma che consente alle aziende agricole di proporre la degustazione dei soli prodotti aziendali, e non già di pasti come paventato dal sig. Dominidiato, è null’altro che l’attuazione a livello regionale dell’articolo 4) del Decreto Legislativo n. 228 del 18.5.2001, per ciò che concerne la vendita diretta in azienda dei prodotti aziendali ai fini del completo sfruttamento del ciclo produttivo dell’impresa. In tal senso assai più estensiva è la normativa di altre Regioni”.
Inoltre, secondo quanto riferisce Rete civica «la norma che consente alle sole aziende agrituristiche una limitatissima attività di agricampeggio è volta a favorire l’integrazione dei redditi agricoli, la presenza della ricettività rurale diffusa, essenziale nelle località minori, il presidio del territorio, come già avviene in altre Regioni. Si prenda ad esempio, l’art. 30 della legge 1/2019 della Regione Piemonte”. “Il nemico dei negozi di vicinato e dei ristoranti – aggiunge Rete civica – non va, infatti, ricercato nelle aziende agricole che propongono prodotti di qualità e rispettosi dell’ambiente ma semmai nella grande distribuzione che taglieggia i produttori, si basa sull’agricoltura industriale che inquina e danneggia il pianeta e fa credere che si possa ottenere un litro di olio extravergine di oliva o una bottiglia di vino Doc a 3 euro».