Confcommercio-Fipe VdA: no agli alimenti serviti nelle aziende agricole
Per il presidente Dominidiato «è in contrasto a regole, norme, formazione e requisiti ai quali qualsiasi pubblico esercizio deve attenersi».
Confcommercio-Fipe VdA: no agli alimenti serviti nelle aziende agricole.
«Tutto ciò, voluto fortemente da Rete Civica è in pieno contrasto rispetto alle regole, le norme, la formazione ed i requisiti che qualsiasi pubblico esercizio deve attenersi». Denuncia il presidente Graziano Dominidiato.
La nuova normativa
E’ entrata in vigore la legge concernente “Proroghe e semplificazioni in materia di agricoltura e commercio”, nella quale, senza alcuna intesa con le categorie interessate e per volontà di Rete Civica, sono state inserite e sono ora in vigore due importanti disposizioni: la prima ‘nei pressi di strutture agrituristiche possono essere previsti spazi aperti destinati all’insediamento temporaneo di un massimo di tre tende o caravan, per un massimo di nove persone ospitate, alle quali siano riservati un servizio igienico, una doccia e un lavabo’;
la seconda ‘In deroga a quanto disposto dall’articolo 4, a tutte le aziende agricole, che già non siano iscritte nell’elenco degli operatori agrituristici, è consentito proporre la degustazione dei soli prodotti aziendali, accompagnati da pane e vino del territorio, a un massimo di venti persone al giorno, per la cui presentazione e somministrazione sono consentiti l’uso della cucina dell’abitazione e l’impiego unicamente di stoviglie monouso in materiale biodegradabile e compostabile, con l’osservanza delle prescrizioni generali di carattere igienico-sanitario di cui all’articolo 30-bis della legge 9 agosto 2013, n. 98’.
La presa di posizione
«Non voglio aggettivare un provvedimento che considero insensato, offensivo e penalizzante per chi esercita l’attività di somministrazione come attività primaria e al quale viene richiesto il rispetto di decine di norme igienico sanitarie, aggiornamenti professionali, autorizzazioni e nulla osta», sottolinea Dominidiato. «Ancora una volta le categorie interessate sono state lasciate all’oscuro di un provvedimento di grande importanza e di notevole impatto economico. Con questa legge la Valle d’Aosta rischia di diventare un camping diffuso senza regolamentazioni igienico-sanitarie e fiscali. Una qualsivoglia cucina domestica può diventare una struttura per fornire pasti; un qualsivoglia servizio igienico può diventare un servizio pubblico e tutto questo con buona pace di Rete Civica che ha fatto di tutto affinché questa modifica alla legge regionale venisse inserita e approvata e tutto ciò influirà negativamente sull’intero comparto della ristorazione e ricettività».
(reaostanews.it)