Corruzione a Oyace: revocati i domiciliari all’ex sindaco Remo Domaine
Anche l'ex assessore comunale di Bionaz Flavio Petitjacques ha ottenuto l'obbligo di firma una volta a settimana
Corruzione a Oyace: revocati i domiciliari all’ex sindaco Remo Domaine.
Revocati gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Oyace Remo Domaine e per l’ex assessore comunale di Bionaz Flavio Petitjacques. I due indagati erano stati arrestati il 9 giugno nell’ambito di un’inchiesta per corruzione.
Dopo essere stato sentito dal gip in sede di interrogatorio di garanzia e dal pubblico ministero Luca Ceccanti, l’ex primo cittadino di Oyace ha ottenuto l’obbligo di firma una volta a settimana; stesso discorso per Petitjacques.
L’avvocato Corrado Bellora, che difende Domaine, spiega: «Due settimane fa c’è stato l’interrogatorio davanti al pm e, qualche giorno dopo ho depositato un’istanza di sostituzione della misura cautelare. La mia richiesta è stata accolta dal gip. Penso che abbiamo chiarito la nostra posizione». Anche la Procura aveva dato parere favorevole all’affievolimento della misura cautelare.
A quanto appreso, nell’interrogatorio davanti al pm – durato poco meno di due ore – Domaine ha sostenuto la legittimità delle sue azioni, negando che ci fossero dei vantaggi per lui. La centralina, sempre secondo l’indagato, sarebbe stata di interesse pubblico.
Le indagini sono in chiusura e, a breve, gli indagati riceveranno i 415 bis (avvisi di conclusione delle indagini).
La vicenda
Al centro delle indagini la presunta opera di convincimento di Domaine al proprio Consiglio comunale, affinché deliberasse una deroga per realizzare una centralina idroelettrica della società di Petitjacques. In cambio, secondo la Procura, Domaine sarebbe stato retribuito con una partecipazione nell’azienda.
Per l’accusa, dal 2016 il sindaco avrebbe creato una sorta di società di fatto con Petitjacques, spendendosi per la realizzazione della centralina. Nel mese di giugno, quando si discusse in Consiglio comunale la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, Domaine attestò nel verbale del Consiglio che non era presente e che si era assentato prima della discussione.
Invece, secondo gli inquirenti, risulta che durante tutta la discussione Domaine era presente e avrebbe fatto continuamente opera di convincimento sugli altri consiglieri affinché venisse dichiarata la dichiarazione di pubblica utilità. Di qui la contestazione di falso in atto pubblico (oltre a quella di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio).
(f.d.)