Traffico illecito di rifiuti in Valle d’Aosta, blitz della Finanza: 5 indagati, sequestri e perquisizioni
Al momento risultano indagati Luigi Berger, Attilia Buillas, Gianluca Berger, Paola Allietto e Federica Berger, i quali, legati da vincoli di parentela e forti della titolarità delle quote societarie della Costruzioni Stradali B.G.F. S.r.l., della Servival S.r.l. e della Alfatech S.r.l., «hanno creato un articolato sistema di gestione del rifiuto - fa sapere la Finanza -, occupandosi, senza il coinvolgimento di soggetti terzi, della creazione, del trasporto e del suo successivo deposito»
Traffico illecito di rifiuti in Valle d’Aosta, blitz della Finanza: 5 indagati, sequestri e perquisizioni
Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino (pm Valerio Longi), le Fiamme Gialle del Gruppo Aosta stanno dando esecuzione al decreto di sequestro preventivo – disposto dal gip Valentina Giuditta Soria – di un’area di circa 17.000 metri quadrati, ubicata nel Comune di Champdepraz. L’ipotesi di reato è quella di traffico illecito di rifiuti.
Al momento risultano indagati Luigi Berger, Attilia Buillas, Gianluca Berger, Paola Allietto e Federica Berger, i quali, legati da vincoli di parentela e forti della titolarità delle quote societarie della Costruzioni Stradali B.G.F. S.r.l., della Servival S.r.l. e della Alfatech S.r.l., «hanno creato un articolato sistema di gestione del rifiuto – fa sapere la Finanza -, occupandosi, senza il coinvolgimento di soggetti terzi, della creazione, del trasporto e del suo successivo deposito».
Sono attualmente in corso le operazioni di perquisizione finalizzate al reperimento di ulteriori fonti di prova.
La vicenda
L’inchiesta della DDA parte da un procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Aosta (pm Eugenia Menichetti) conclusosi con la formulazione, a carico degli indagati, della richiesta di decreto penale per abuso edilizio e discarica abusiva.
Secondo gli inquirenti, l’intera area, di proprietà della società Alfatech S.r.l., è stata utilizzata per lo scarico di oltre 10.000 tonnellate di fresato d’asfalto, materiale che, oltre a dover essere smaltito in altro modo, è stato destinato a finalità e usi non consentiti dalla normativa vigente, mantenendo, pertanto, la qualifica di rifiuto.
Tale pratica illecita – sempre stando alla ricostruzione degli investigatori -, oltre al risparmio dei costi di smaltimento del conglomerato bituminoso, avrebbe anche permesso la riqualificazione, mediante sollevamento del piano di campagna, di un’area ubicata nel conoide del torrente Chalamy, il tutto in assenza delle prescritte autorizzazioni.
(f.d.)