I-Care: mi prendo cura di te, la Chirurgia valdostana partecipa al progetto Acoi
Campagna informativa e numero verde per ascolto e per fornire indicazioni su problemi di chirurgia
La Chirurgia valdostana partecipa al progetto I-Care: mi prendo cura di te dell’Associazione Acoi. Il progetto è stato avviato il 21 maggio.
L’iniziativa dei chirurghi ospedalieri italiani prevede una campagna informativa e l’attivazione del numero verde – 800 822 509 dedicato all’ascolto e a fornire informazioni e indicazioni sulle problematiche che riguardano la “chirurgia maggiore”, con l’obiettivo di creare un “filo diretto” con i cittadini-pazienti su tutto il territorio nazionale.
Il progetto è stato realizzato partendo dall’osservazione sul campo, ovvero in corsia. Da uno studio condotto in tutte le regioni sulla situazione delle visite, dei percorsi di prevenzione e cura di varie patologie, con un focus mirato a quelle di natura oncologica durante il periodo dell’emergenza Coronavirus, è stato elaborato un accurato rapporto redatto dai coordinatori regionali e validato dal Consiglio direttivo Acoi, che conferma una riduzione significativa delle cure degli utenti, dovuta principalmente al timore di recarsi presso le strutture ospedaliere nel periodo oggetto dello studio.
«Il progetto dell’Associazione ACOI avviato la settimana scorsa – spiega Paolo Millo, direttore della struttura di Chirurgia generale dell’Usl e coordinatore Acoi per la Valle d’Aosta – oltre ad invitare i cittadini ad affidarsi con fiducia, come sempre, alle strutture sanitarie e si mette a disposizione degli utenti attraverso un servizio collegato direttamente alla segreteria nazionale Acoi. La segreteria si occupa di ricevere le telefonate degli utenti al numero verde e, dopo averle selezionate, invia alle strutture regionali una scheda con i riferimenti dell’utente e la richiesta delle informazioni. A questo punto, sarà nostra cura contattare gli utenti per offrire loro il miglior supporto possibile».
«Il progetto è in fase sperimentale – conclude il dottor Paolo Millo – e non sostituisce la normale diagnostica e l’attività che si svolge presso gli specialisti e negli ambulatori. Si tratta, però, di un valido supporto a livello di comunicazione e di informazione e permette agli utenti di ricevere informazioni importanti senza recarsi presso le strutture ospedaliere, almeno in prima battuta. Naturalmente, è sempre bene ricordare la differenza tra una richiesta di informazioni, che è importante, dalla necessità di diagnostica, cura e trattamento medico e chirurgico».
«Alle dinamiche legate alle oggettive esigenze delle strutture ospedaliere – spiega il presidente di ACOI Pierluigi Marini – il motivo principale del crollo delle cure è legato ai timori, alla paura dei cittadini di essere contagiati da Covid-19. In queste difficili settimane, travolti dall’emergenza coronavirus, dalle notizie drammatiche di decessi, dai vincoli delle chiusure di ogni attività anche la salute è stata messa in lockdown. Ma il nostro organismo, – aggiunge Marini – le nostre patologie non obbediscono ai DPCM, purtroppo. Invece tanti cittadini, tanti pazienti hanno rinunciato a curarsi, a portare avanti i percorsi di prevenzione, di diagnostica, persino di cure antitumorali. Così i nostri organismi rischiano di passare dal lockdown al blackout. Per questo, lanciamo un grido d’allarme, perché gli italiani non mettano in quarantena la salute, né la fiducia verso gli ospedali. Il nostro organismo non distingue Fase 1, Fase 2, 3, ma – conclude il presidente di ACOI – rischia di andare Fuori Fase se si interrompono prevenzione e cure. Insieme rimettiamo al primo posto la nostra salute».
(re.aostanews.it)