Processo Geenna, il detective del Ros accende i fari sull’omicidio (irrisolto) di Giuseppe Nirta
Il fratello di Bruno Nirta, Giuseppe, è stato ucciso con colpi di arma da fuoco e coltello nel giugno 2017; un ufficiale del Ros ha ricostruito in aula alcune delle piste seguite dagli investigatori per dare un nome al killer
Processo Geenna, il detective del Ros accende i fari sull’omicidio (irrisolto) di Giuseppe Nirta.
Nella storia dei Nirta c’è ancora un episodio tinto di rosso che è rimasto senza spiegazioni ufficiali. Chi ha ucciso Giuseppe Nirta (fratello di Bruno, imputato in Geenna nel processo torinese con rito abbreviato)? Al momento, non si conoscono gli esecutori, gli eventuali mandanti e, ufficialmente, nemmeno l’ambito in cui quell’omicidio è maturato.
Conosciamo solo i fatti: l’11 giugno del 2017, Giuseppe Nirta viene ucciso nei pressi della sua abitazione a Murcia, in Spagna. Dopo essere stato colpito da alcuni colpi di arma da fuoco, il pregiudicato è stato raggiunto anche da alcune coltellate.
Il processo Geenna
Si è tornati a parlare della vicenda giovedì 4 giugno nel corso della seconda udienza del processo Geenna ad Aosta. Chiamato in aula come teste dal pm Stefano Castellani, un ufficiale del Ros ha fornito alcuni elementi sulla vicenda.
Dopo aver ricostruito l’attività investigativa svolta nei confronti di Bruno Nirta, il militare si è concentrato sulle indagini svolte nei confronti di Giuseppe Nirta (che risultava indagato ma che è deceduto).
Nell’aprile 2017, Giuseppe Nirta lascia la Spagna e torna in Italia per recarsi in Calabria. Qualche giorno dopo però si sposta a Torino, dove incontra un’avvocato torinese attualmente imputato in Geenna. «In quell’occasione – ha raccontato il militare -, i due si sono intrattenuti per circa due ore. Dopo essersi incontrati nello studio del professionista e aver lasciato lì i cellulari, i due sono usciti e gli abbiamo seguiti mentre camminavano in strada per poi recarsi in un bar lì vicino».
Il 30 giugno, però, gli investigatori tracciano per l’ultima volta il cellulare di Nirta alla frontiera di Ventimiglia: «Lo consideriamo di ritorno in Spagna – ha precisato l’ufficiale -. E un mese dopo viene ammazzato in Spagna» con colpi di arma da fuoco e coltellate.
«Le coltellate hanno un significato?», ha chiesto il presidente del Collegio giudicante Eugenio Gramola. Per l’investigatore «l’accoltellamento è qualcosa di più intimo e può essere visto come un segnale. E lo è stato. Nei giorni successivi Bruno Nirta si dà alla macchia, si nasconde per diversi mesi e non riusciamo a trovarlo».
Le indagini sull’agguato
Riguardo all’attività investigativa svolta sull’agguato, l’ufficiale del Ros ha spiegato che «abbiamo riattualizzato (perché nel frattempo erano scadute ndr) le intercettazioni a Bruno Nirta» e ad altri personaggi (anche spagnoli) che, secondo gli inquirenti, collaboravano con Giuseppe Nirta. Vengono poi intercettati anche Francesco Mammoliti e Marco Fabrizio Di Donato, entrambi imputati in Geenna (a Torino) e ritenuti dalla DDA membri del Locale di ‘ndrangheta aostano.
Contemporaneamente, però, il Ros avvia anche una collaborazione con l’autorità giudiziaria spagnola. In una riunione con la Polizia di Murcia, «abbiamo scandagliato quello che poteva essere il movente o dove potesse essere maturato l’agguato».
Una prima ipotesi riguardava un italiano residente in Spagna , più precisamente in Costa Brava. La Polizia spagnola, infatti, aveva perquisito l’abitazione del sospettato, trovando anche «una pistola di provenienza illecita»; tuttavia, non si trattava dell’arma che ha ucciso Giuseppe Nirta.
Ecco però che dai detective spagnoli arriva un’altra pista: le indagini si concentrano quindi su «un soggetto italiano della provincia di Padova che da 30 anni viveva in Spagna», ha continuato l’ufficiale. L’uomo era detenuto per reati di droga e, in passato, aveva avuto problemi con Nirta. «Il giorno dell’omicidio era in permesso a casa ed era rientrato in carcere prima prima dell’orario massimo di rientro. La settimana dopo, la Polizia spagnola aveva un po’ “mosso acque”. Lui però ha ottenuto un permesso breve e si è dato alla macchia. Tempo dopo è stato poi trovato in Albania dall’autorità spagnola e arrestato, ma solo per l’evasione: «Informalmente ci hanno fatto sapere che non c’erano elementi a suo carico» in relazione all’omicidio.
Gli autori, gli eventuali mandanti e il contesto in cui è maturato l’agguato, quindi, restano un mistero.
(f.d.)