La Lega VdA torna in piazza: «È il momento di dire come sono andate le cose, il regime è finito»
Manifestazione ad Aosta del Carroccio, che richiama un centinaio di persone
«È il momento di dire come sono andate le cose. Siamo stati la regione con il maggior numero di contagi in rapporto alla popolazione e la seconda per decessi. Ma non facevamo notizia». A dirlo è Nicoletta Spelgatti. La Lega VdA torna in piazza e, davanti a un centinaio di persone, fa sentire la propria voce, invocando a più riprese le elezioni.
In piazza Chanoux ad Aosta, oltre ai consiglieri e ai militanti del Carroccio, un centinaio di persone di tutte le età. Mascherine, bandiere, cartelli con slogan e richieste.
Dopo gli interventi di Marialice Boldi, Paolo Sammaritani e Nicoletta Spelgatti, spazio alle domande, agli «inascoltati», come annunciato sui canali social della Lega.
Boldi: «Gestione scriteriata dell’emergenza»
L’intervento di Marialice Boldi
La prima a prendere la parola è stata Marialice Boldi, segretario politico della Lega Valle d’Aosta. «È una data importante oggi, perché festeggiamo la riapertura dell’Italia di domani – esordisce -. Siamo stati ridotti al silenzio e perso contatto con la gente».
Poi, va all’attacco. «C’è stata una gestione scriteriata dell’emergenza, che ci ha privato della nostra libertà. Nella prima fase si pensava che sarebbe andato tutto bene, cantavamo dai balconi. Poi sono subentrate la rassegnazione e la disperazione per i contagi che salivano e i camion militari che portavano via le salme dalla Lombardia».
Il j’accuse di Marialice Boldi non finisce qui. «Sono stati fatti 318 annunci, ma sono seguiti solo 31 decreti attuativi – prosegue -. Il governo ha fatto difficoltà a trovare un punto d’intesa. Annunci, annunci, annunci. E poi? Sono stati incapaci di rispondere ai veri bisogni del paese».
L’analisi si sposta sulla situazione regionale. «In Valle d’Aosta il presidente “per caso”, così lo definisco, è andato dietro al presidente del consiglio, anch’esso per caso – tuona -. Non ha sfruttato le prerogative dello statuto per prendere decisioni. È stato solo capace di dire di venire a sciare, un disastro. Abbiamo cercato di essere collaborativi e responsabili, ma per pregiudizio, supponenza e puntiglio non hanno voluto i nostri suggerimenti».
Quindi la conclusione. «Il virus si è portato via affetti e sta togliendo speranza nel futuro. Quel tutto andrà bene è diventato un sogno e la paura può portare a rabbia e ribellione incontrollata. Dobbiamo evitarlo ed essere ragionevoli e determinati nel riprenderci i nostri diritti e chiedere le elezioni. Vogliamo che i cittadini scelgano da chi essere governati».
Sammaritani: «Bisogna pensare a un nuovo modello economico, ci vuole coraggio»
Dopo Boldi, prende la parola il consigliere regionale Paolo Sammaritani. «Abbiamo superato la fase dell’emergenza sanitaria e bisogna pensare a un nuovo modello, ma ci vuole coraggio per ripartire – dice -. Questo modello economico non funziona più. Bisogna smettere di pensare a interventi a pioggia e pensare di salvare l’occupazione, premiando chi manterrà i posti di lavoro facendo dei sacrifici».
Spelgatti: «È il momento di dire come sono andate le cose; il regime è finito»
Duro l’intervento dell’ex presidente della Regione Nicoletta Spelgatti. «Siamo rimasti in silenzio ed è stato difficile, ma adesso è il momento di dire come sono andate le cose – esclama -. A livello di contagi, in rapporto alla popolazione, siamo stati peggio della Lombardia e siamo stati la seconda regione per numero di morti. Ma non facevamo notizia. Medici e infermieri sono stati mandati in trincea allo sbaraglio. Non lo abbiamo detto noi. Lo dicono i sindacati e gli operatori sanitari».
Spelgatti, quindi, torna a parlare delle elezioni regionali, ancora senza una data. «I valdostani non si devono dimenticare le indagini, gli scandali e la ‘ndrangheta. Eravamo su tutti i tg nazionali. Per 40 anni i valdostani hanno accettato un regime, alcuni perché avevano un tornaconto, altri per paura delle ripercussioni. Il regime, ora, è finito. Ognuno si deve chiedere cosa posso fare? Siamo il popolo della ndrangheta e del voto di scambio? Siamo gente che elemosina? Ma non si può dare sempre la colpa agli altri. Bisogna denunciare e rimboccarsi le maniche. Dobbaimo credere che le cose possono cambiare».
La conclusione è sul tema dell’autonomia: «È il valore sacrosanto della nostra terra e altri hanno permesso di calpestarla – afferma -. I momenti di crisi portano alle rinascite, perché si deve ragionare, per forza, su basi diverse».
(t.p.)