Il ricercatore Luigi Marchionni: «Seconda ondata in autunno? Certezze non ce ne sono»
L'uomo, che lavora a Baltimora, riflette sulla possibilità di risalita della curva dei contagi in autunno e racconta quanto già si è scoperto sul virus
«Seconda ondata di Coronavirus in autunno? Certezze non ce ne sono». Così Luigi Marchionni (foto), originario di Gressoney, su Gazzetta Matin del 25 maggio. Marchionni è professore associato di Oncologia nel Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins University di Baltimora e direttore del laboratorio scientifico dell’università impegnato nella ricerca sulle cellule tumorali. Da marzo, nel laboratorio statunitense, parte dell’attività è stata concentrata sulla ricerca sul Covid-19.
Di seguito, alcuni passaggi dell’intervista.
«Molti individui asintomatici restano infettivi; sappiamo già moltissimo del virus»
Nel suo laboratorio la ricerca sul Covid-19 procede a ritmi serrati ormai da qualche mese. Cosa si sa a oggi del virus?
«Sì, normalmente ci occupiamo di ricerca in ambito tumorale, ma da inizio marzo il 30%-40% delle attività di laboratorio sono concentrate sul Covid-19.
Utilizziamo le stesse metodologie impiegate per studiare i tumori per capire come SARS-Cov2 si diffonde nell’organismo e come possiamo bloccarlo. A oggi sappiamo già moltissimo sul virus, se si pensa che ha iniziato a circolare solo pochi mesi fa.
Sappiamo che dai polmoni, in alcuni pazienti, si diffonde in tutto l’organismo; danneggiando prima i vasi sanguigni e successivamente tutti gli altri organi.
Sappiamo che mette a dura prova il sistema immunitario, con danni irreparabili nelle persone che purtroppo non ce la fanno ed è per questo ad esempio che sono gli anziani e le persone con diabete quelle più a rischio.
Sappiamo anche che molti individui infettati, soprattutto giovani, sono asintomatici ed restano infettivi per molti giorni senza manifestare alcun sintomo e favorendo la diffusione dell’infezione. Tuttavia tra i giovani ci sono casi anche molto gravi e alcuni soggetti asintomatici possono andare incontro a formazioni di trombi ed ictus, spesso fatali o con gravi conseguenze. Insomma la malattia è molto peggio dell’influenza, la mortalità è più alta e il virus è estremamente contagioso».
«Seconda ondata? Certezze non ce ne sono»
Si vocifera su un possibile aggravarsi dell’epidemia in autunno. È uno scenario verosimile?
«Siccome è la prima volta che questa malattia si diffonde nel mondo, di certezze non ce ne sono. L’ipotesi più accreditata è che la situazione possa migliorare durante l’estate, in virtù del fatto che le persone stanno di più all’aperto e di conseguenza meno in contatto, e peggiorare nuovamente in autunno quando ritorneremo a stare più tempo in casa e negli ambienti chiusi.
D’altronde le pandemie passate, come la Spagnola per esempio, in molti Paesi hanno avuto una seconda ondata una volta allentate le misure. Per questo non bisogna abbassare la guardia e prepararsi per l’autunno.
È fondamentale che in questa fase le Regioni si organizzino già con i vaccini antinfluenzali: sarà fondamentale vaccinare il maggior numero di persone possibile per poter discriminare chi avrà contratto realmente il Coronavirus da chi accusa dei semplici sintomi influenzali».
(martina praz)