Estate in Valle d’Aosta: una struttura ricettiva su due vuole riaprire
Questionario di Adava inviato alle 780 imprese associate: 430 hanno risposto positivamente
Poco più di una struttura ricettiva valdostana su due riaprirà la prossima stagione estiva. E’ quanto emerge dal questionario che Adava ha inviato alle 780 imprese associate.
Sono state 460 le risposte avute al questionario lanciato venerdì 8 maggio dall’Associazione degli albergatori, con l’obiettivo di avere una fotografia puntuale sulle intenzioni di riapertura o meno. Di queste, oltre 430, equamente suddivise sui vari comprensori turistici, hanno confermato la volontà di riaprire.
L’indagine è stata indirizzata alle strutture alberghiere propriamente dette, tutto il mondo dell’extralberghiero, dell’open air e delle attività agrituristiche (affittacamere, chambre d’hotes, campeggi, villaggi turistici, bed&breakfast, case e appartamenti per vacanze, case per ferie, ostelli, dortoir, rifugi alpini e agriturismi).
Relativamente al periodo, 188 vorrebbero provare ad aprire già nelle prime due settimane di giugno, 137 hanno invece indicato la seconda metà del mese e il restante a partire dal 1° luglio.
«Nonostante la situazione di totale incertezza nella quale ancora viviamo, questa risposta è un chiaro segnale della volontà, del coraggio e della determinazione con cui gli imprenditori della ricettività stanno affrontando questo difficile momento – commenta il presidente Adava, Filippo Gerard -. Tale esito assume un significato ancora più importante se consideriamo lo stato di smarrimento che permane a oltre due mesi dal cosiddetto lockdown».
«Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, stiamo partecipando a molte riunioni e tavoli organizzati a livello regionale e stiamo chiedendo in tutti i modi vengano approvate con urgenza una serie di misure straordinarie che diano risposte concrete e tangibili al mondo del turismo, in quanto questo è sicuramente il settore maggiormente colpito e penalizzato da questa crisi e che necessiterà di maggior tempo per la ripresa – ancora Gerard -. Stiamo chiedendo alla politica regionale che faccia delle scelte, che abbandoni la logica del piccolo contributo a tutti, che faccia un’attenta analisi di quali sono i settori maggiormente colpiti, ma soprattutto che faccia una previsione di quali comparti avranno necessità di maggior tempo per recuperare il terreno perduto e concentri le proprie risorse maggiormente su queste attività».
In foto: Camp Zero a Champoluc, il resort che ha intenzione di riaprire il 26 giugno
(re.aostanews.it)