Coronavirus, clinica di Saint-Pierre: riservare 18 mesi la struttura per l’emergenza danno economico troppo grande
La società Isav comunica di essere disponibile a collaborare con la Regione nel caso in cui l'epidemia dovesse ripresentarsi in autunno
La richiesta della Regione di dedicare la clinica di Saint-Pierre per 18 mesi all’emergenza Covid appare al momento non ripercorribile. Lo sostiene la società Isav, proprietaria della struttura sanitaria.
Le motivazioni
Le ragioni di Isav del diniego sono:
- La richiesta non fa alcun riferimento ad un piano progettuale che, tenuto conto anche degli aspetti strutturali e di personale, possa dare evidenza degli investimenti, che dovrebbero essere necessariamente a carico della Regione, idonei per l’adeguamento della struttura.
- Non è presente un pronto soccorso, non è presente una terapia intensiva, non è presente un laboratorio adeguato, non sono presenti specialisti infettivologi, anestesisti, pneumologi.
Isav ricorda che «la Clinica di Saint-Pierre, ben consapevole del suo ruolo nella Regione, ha dato fin da subito disponibilità per fare fronte all’emergenza sanitaria legata al COVID-19, con sacrificio e costruendo con grande fatica una squadra di lavoro che potesse essere impiegata nella gestione dei 35 posti letto dedicati a pazienti positivi. L’infezione, nonostante tutte le precauzioni prese, non ha risparmiato anche alcuni operatori della struttura rendendo impossibile, come già fatto presente in più sedi, gestire un ulteriore piano di pazienti infetti. Tanto che non si è potuto dare corso alla richiesta della Regione della messa a disposizione di ulteriori posti letto. Desideriamo precisare che lo staff di ISAV non è stato costruito per rispondere all’emergenza-urgenza, ma per portare avanti lo svolgimento del lavoro previsto dalla convenzione in atto con l’AUSL. Stiamo ricevendo numerose richieste per la ripresa dell’attività chirurgica, che teniamo in lista d’attesa in ragione dell’emergenza in atto».
Isav ribadisce che «la clinica di Saint Pierre è struttura che, attraverso il suo lavoro, garantisce l’occupazione di 100 persone e rappresenta anche un importante volano per l’indotto locale sia per i fornitori del territorio che per il turismo. Tale mutamento di destinazione comporterebbe dei gravi danni economici e finanziari alla struttura. Questi effetti dovrebbero necessariamente essere compensati da un impegno di spesa previsto in via preliminare da Regione, tenuto inoltre conto che, la sospensione dell’attività chirurgica, per un periodo così lungo, comprometterebbe la disponibilità delle equipe chirurgiche e anestesiologiche di qualità che hanno contribuito in questi anni a dare al territorio della Valle D’Aosta un servizio di alto livello, anche riconosciuto da altre Regioni. Vogliamo comunque continuare a manifestare la nostra disponibilità a supportare la Regione, per quanto di nostra competenza, nella gestione dell’attività sanitaria. Non a caso abbiamo effettuato, nel momento del bisogno, donazioni sia di DPI che di ventilatori polmonari. Ma tale supporto non può essere fatto a totale discapito di una struttura che, da sempre ha contribuito alla valorizzazione del territorio e che invece, senza le necessarie rassicurazioni, finirebbe, in una visione di medio-lungo periodo, per svuotare la propria attività. Rinnoviamo comunque la nostra disponibilità e il nostro impegno nell’emergenza in corso per i 35 posti letto attualmente gestiti, fino al 30 giugno. Confermiamo anche la nostra collaborazione, nel caso in cui l’epidemia dovesse ripresentarsi nel prossimo autunno».
(re.aostanews.it)